Palpito

Stampa

 

L’età dovrebbe essere calcolata in momenti, non in anni…

Quegli attimi in cui il tuo cuore si ferma, o quelli in cui il tuo cuore batte più forte… è il giusto ritmo del mondo quello seguito dalle tue palpitazioni, scandiscono la velocità con cui stai vivendo la tua vita, ne creano la musica che fa da colonna sonora per le storie più importanti che stai vivendo…

Ogni pagina del tuo libro che sfogli è un’immaginaria canzone che canti anche se non vuoi, non puoi comandare questo ritmo, è una frequenza che non tiene conto delle tue volontà, è una modulazione alternativa dei tuoi pensieri… I tuoi pensieri che così spesso non coincidono con i tuoi sentimenti, con le tue voglie, con le tue necessità, sentori che vagano laddove i tuoi pensieri non hanno il coraggio di andare, che battono strade non asfaltate di una tua personalità a te sconosciuta, ma che qualcuno riesce a far fuoriuscire senza chiederti il permesso, o forse chiedendoti quel permesso che tu concedi inconsapevolmente, non con i pensieri, ma con le sensazioni… Sensazioni che tu stessa non comprendi e forse non percepisci, ma che sente e percepisce chi ti sta di fronte e ti vede a distanza di lente di ingrandimento…

Perché tu non te ne rendi conto, ma le persone a te esterne, ti guardano e ti “sentono” non come tu stesso ti senti, ma con una chiave di lettura differente, una lente, appunto, d’ingrandimento, che fa percepire all’esterno cose che tu non vorresti esplicitare…

E che male c’è? Che male c’è a sentire che ancora qualcosa c’è? Credi che sia sbagliato, credi che sia complicato, credi che sia impossibile, ma nessuno al mondo ha mai detto o sostenuto che vivere fosse facile… attenzione non “sopravvivere” ma “vivere”…

Palpito, palpito ancora, è una sorpresa anche per me che avevo messo questo suono in sottofondo a volume impercettibile… Ora lo sento chiaramente in stereo nelle orecchie, mi fa venire il mal di testa, e mi rimane in mente come un tormentone estivo…

Lamentarsi di questo? No lungi da me, è un piacevole mal di testa, mi fa sentire viva, mi fa riascoltare rumori sui quali avevo schiacciato il tasto “mute”, mi riscopre come una donna differente da quella che ero l’ultima volta che li ho sentiti e l’ultma volta che mi hanno spaventata, svegliandomi da un sonno, un torpore, come una mentale e inconscia radiosveglia…

A chi ascolta, tutt’ora, la radio per l’intero giorno, a chi vuole riaccenderla augurando di trovare qualcuno che schiacci il suo tasto play, a chi per ora non vuole saperne e si rinchiude nel silenzio, qualcuno vi riaccenderà…

Buona musica a tutti voi…