Ce l'ho fatta perché lavoro con passione e non dimentico chi sono!

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Intervista a Giuseppe Schisano

 

di Michela Garau

Un ringraziamento particolare va, naturalmente, a Giuseppe Schisano per la sua disponibilità e gentilezza.


Dopo la carriera di modello, che gli ha dato la possibilità di girare il mondo e di guadagnare i soldi per la scuola di recitazione, tanto teatro ed il ruolo del medico gay per Rai Uno, il giovane attore di origini napoletane si dà ai ruoli noirche presto vedremo sul grande schermo. E intanto ci racconta in esclusiva il nuovo progetto sul quale lavorerà. È Giuseppe Schisano, classe 1979. Imprimetevi bene nella testa il suo nome, perché, nonostante la giovane età, è già una promessa del cinema italiano.

È un freddo pomeriggio di febbraio qui a Cagliari, ma basta la voce di Giuseppe Schisano, che risponde dall'altra parte del telefono, a riscaldare l'atmosfera. Adora parlare del suo lavoro e dei suoi personaggi, e attraverso la sua voce trasmette tutto l'amore e la passione che mette nel suo lavoro, non dimenticando da dove è venuto, chi è e cosa vuole. Uno che non si è montato la testa, e che sperimenta se stesso in diversi ruoli: passando dall'essere il principe azzurro, il medico gay dai buoni sentimenti con cui esordì in “Mio figlio”, fino ai ruoli noir che vedremo presto al cinema: il cocainomane e il serial killer.

Stasera ci sarà l'ultimo episodio di “Io e Mio figlio – Nuove storie per il commissario Vivaldi”. Come vivi questo finale?

Lo vivo con tanto entusiasmo, sicuramente anche con un po' di nostalgia. Anche perché ha portato, almeno nel mio caso, tanti consensi ed affetto da parte del pubblico. Indubbiamente rimango legato al personaggio e a tutto il prodotto. E sono anche contento perché all'orizzonte ci sono tanti nuovi progetti, sia nell'immediato, sia nel futuro.
Da “Mio figlio” è nato un rapporto con Giorgio Schöttler, produttore dell'ArtiSacha. Lui mi ha voluto nel suo nuovo progetto per la televisione, che mi vedrà fra i protagonisti. Questa è una notizia freschissima, di cui ho avuto conferma oggi. Era in ballo e oggi ho avuto la conferma, sei la prima a saperlo. Questo per quanto riguarda i progetti futuri. Nell'immediato, invece, sono sul set di “Cane Pazzo”, un film per il cinema con la regia di David Petrucci. Interpreto un ruolo cattivo, sono un serial killer, ed è una storia romanzata su un fatto realmente avvenuto negli anni '80 nell'Illinois. Per questo personaggio mi è stato chiesto di dimagrire e di non andare più in palestra perché è un personaggio che rimane proprio ossessionato dalle dinamiche che lo circondano. Quindi c'è stato sia un lavoro da un punto di vista di cronaca, per avvicinarmi meglio ai fatti dell'epoca, sia anche dal punto di vista psicologico, grazie ad un'amica analista. È stato un lavoro abbastanza articolato.

E presto ti vedremo al cinema con “Dentro ai miei occhi”, dove interpreti un cocainomane. Insomma ruoli un po' noir in questo periodo...

Sì, per tanto tempo ho interpretato l'aristocratico, il bravo ragazzo. Ora i miei personaggi sono dei borderline.

Nel 2005 hai debuttato nel ruolo di Damien Crescenzi in “Mio figlio”. Che cosa è cambiato nell'interpretare quel personaggio, rispetto al passato?

Quando ho iniziato in “Mio figlio” ero molto giovane, quindi nonostante avessi fatto la scuola di recitazione e avessi altre esperienze, ho imparato molto. Questo è un mestiere che impari facendolo, e quando hai la fortuna di lavorare con dei grandi hai la possibilità di imparare. Sia Luciano Odorisio, regista e autore della fiction, sia Lando Buzzanca sono stati molto generosi in questo.

Abbiamo parlato dei tuoi personaggi, ma se dovessi descrivere te stesso cosa diresti?

Bella domanda, è difficile rispondere. Dovresti chiedere a chi mi conosce, ai miei amici.

Hai lavorato anche in teatro. Preferisci stare su un palcoscenico o davanti ad una telecamera?

Sono due cose completamente diverse. A teatro è sempre una nuova emozione, c'è il contatto con il pubblico che al cinema o in tv non hai. Sono due sapori completamente diversi, come se dovessi scegliere se ti piace il mare o la montagna. C'è qualcosa che preferisci rispetto all'altro, ma secondo me si completano. Un attore, soprattutto quando è giovane, deve avere l'umiltà e l'intelligenza di fare tutto, tutto quello che ti piace ovviamente.

Quindi c'è qualche ruolo o qualche scena che rifiuteresti?

Fino ad ora, l'unica volta in cui ho detto no è stata quando un regista famoso, immediatamente dopo “Mio figlio”, mi aveva proposto un ruolo da protagonista per il cinema, dove c'erano diversi nudi. In quel caso il no non era stato dettato dalla pudicizia del nudo, ma semplicemente perché non c'era una storia che lo giustificasse. Secondo me quando una storia giustifica una scelta allora un attore professionista devo farlo, perché comunque sta raccontando una storia, deve interpretare quello che gli autori ed il regista hanno scritto. La tua intelligenza e sensibilità stanno nel cucirti addosso quel personaggio. Penso per un attore sia interessante interpretare ruoli diversi: un cattivo, un buono, un ruolo più forte o uno più morbido. È il bello di questo lavoro riuscire ad essere così elastico da calarti in un ruolo e, successivamente, in uno completamente diverso. Il limite di alcuni attori è quello di rimanere sempre legati allo stesso ruolo.

C'è un regista italiano o internazionale con cui ti piacerebbe lavorare?

Ce ne sono tanti, non uno in particolare. Mi piacciono molto Sergio Castellito e Ferzan Ozpetek. Sono napoletano, quindi mi piacerebbe molto lavorare con registi della mia terra come Maria Martone. Ma ci sono tantissimi registi che mi piacciono anche all'estero, sarebbe difficile citarne uno.

C'è un attore o un'attrice con cui ti piacerebbe lavorare?

Mi piacerebbe molto lavorare con Castellito. Mi è piaciuto molto “Non ti muovere” e da quel momento mi è venuta la voglia di lavorare con lui. Per quanto riguarda l'elasticità di cui parlavamo prima, mi piacerebbe anche una commedia brillante come quelle di Verdone. Credo sia molto interessante spaziare. L'errore che compiono alcuni colleghi è quello di dire “Io sono un attore drammatico”, “Io sono un attore brillante”. Questo lavoro ti dà la possibilità di vivere tante vite ed è uno spreco non farlo.

Prima hai detto, appunto, che sei napoletano. Sei andato via dalla tua terra giovanissimo per studiare recitazione a Roma. C'è stato qualche momento in cui, di fronte, alle difficoltà hai detto “Mollo tutto, cambio mestiere”?

Assolutamente sì. È un lavoro che sembra facile, ma in realtà è un vero lavoro. C'è bisogno di tanto sacrificio ed impegno nel farlo. I momenti no ci sono, soprattutto all'inizio. Ci sono i momenti in cui, magari, non hai da mangiare, in cui pensi che il lavoro è troppo difficile, perché comunque vedi che un raccomandato, immeritatamente, ottiene un ruolo al posto tuo. Io, appunto, vengo da Pomigliano d'Arco, da una famiglia semplice dove non c'erano precedenti esperienze di questo tipo. All'inizio ho fatto tutti i lavori di questo mondo per potermi mantenere nella capitale e negli studi. Le prime esperienze, in cui ho imparato a stare sotto i riflettori e grazie a cui ho avuto i primi introiti economici, sono state nel campo della moda, che per me è stato un passaggio fortunato. Mi ha dato la possibilità di girare il mondo e di imparare nuove lingue e di crescere. Io ero un bambino di paese e la moda mi ha fatto diventare un cittadino del mondo. Poi la grande occasione per me è stata “Mio figlio”. Quindi ci sono stati i momenti difficili in cui pensi di lasciare però, poi, c'è la passione, un fuoco sacro che giace in te e che ti dà sempre la forza di ripartire. Io ho anche avuto la fortuna di incontrare certe persone che mi hanno dato la possibilità di lavorare, e invece ci sono altri tanti attori altrettanto bravi che sono meno fortunati e questa possibilità non ce l'hanno.

Hai parlato della tua famiglia. Come vivono i tuoi la tua carriera e come hanno vissuto la tua decisione di diventare attore?

Gli inizi sono stati un po strani, perché devi tener conto che io a cinque anni dicevo “Da grande voglio fare l'attore”. Poi quando, a sedici anni, attraverso la moda ho iniziato a girare il mondo si sono un po' preoccupati, perché pensavano potessi cambiare come persona, montarmi la testa, non portare a termine gli studi. Erano spaventati da un mondo che non era il loro. Io ero un bambino ed è normale che un genitore si preoccupi di questo. Poi, invece, si sono resi conto che non mi lasciavo assolutamente influenzare da quella novità e che, comunque, ero in grado di decidere perché io sapevo benissimo, sin da subito, da dove venivo, chi volevo essere e dove volevo andare. Quindi non mi sono mai distratto da questo. E oggi, sicuramente, sono i miei primi fans. Quindi anche se, inizialmente, mi hanno forse ostacolato, perché spaventati da questo, poi sono stati i primi a sostenermi.

A proposito di fans: che rapporto hai con loro?

Guarda ho un rapporto bellissimo, l'affetto che arriva è enorme. Io lo dico sempre: è il treno più bello. Io con la prima serie di “Mio figlio” sono stato anche premiato come miglior attore esordiente in una fiction tv (il premio Volere Volare 2008/2009, n.d.r.) ed è, ovviamente, una cosa che mi ha gratificato molto, anche perché significa che ho fatto bene un lavoro. Però credo significhi ancora di più fare bene un lavoro quando ti arriva tutto questo affetto da parte delle persone, significa che hai trasmesso un'emozione.

Abbiamo appena parlato di questa tua esperienza televisiva. Ma tu ti riguardi in tv e, se sì, sei critico nei confronti di te stesso?

(Ride) Sono troppo autocritico, c'è sempre qualcosa che non mi piace. È un qualcosa che appartiene a tanti attori: pensi sempre di poter fare di meglio. E credo che quando sei giovane, come nel mio caso, ogni traguardo raggiunto diventa un punto di partenza. Quindi ci devono essere l'umiltà e la voglia di imparare. Se fai questo mestiere lo fai per passione, e c'è sempre qualcosa da imparare. Penso che questo sia lo spirito d'approccio che ogni attore dovrebbe avere. Ci sono tanti ragazzi e ragazze che mi chiedono dei consigli, io rispondo che bisogna affrontare ogni progetto con passione e nessuno te la può togliere.
Un altro scatto dal set di “Cane Pazzo”

Ti volevo chiedere che consigli dai a chi vuole intraprendere la carriera di attore, ma mi hai già risposto.

(Ride) Ah vedi. Consiglio assolutamente di capire cosa si vuole fare. Perché una cosa è fare il “Grande Fratello”, e un'altra è fare l'attore. Con tutto il rispetto per chi sceglie di fare il “Grande Fratello”, ma sono cose completamente diverse. E bisogna capire anche quali sono i propri limiti, capire quali sono le cose che puoi fare e quali quelle che potrai fare studiando, e capire quali, invece, non sono proprio nelle tue corde, quindi capire in quale direzione andare. Avere passione, studiare, impegnarsi e mai arrendersi perché per ogni porta che si apre ce ne sono 3000 che ti vengono sbattute in faccia. Però quando in te c'è questa passione, nulla ti può fermare, la passione ti dà la forza.

 

Giuseppe in pillole

• Nasce l'11 novembre 1979 a Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli.
• A 16 anni esordisce nella moda, che lo porta in giro per il mondo.
• Si trasferisce a Roma dove inizia a studiare recitazione e prende parte a vari spettacoli teatrali.
• Nel 2005 esordisce in tv al fianco di Lando Buzzanca, Caterina Vertova e Giovanni Scifoni in “Mio figlio”, per la regia di Luciano Odorisio. La fiction in due puntate, ottiene un alto indice d'ascolti. Giuseppe interpreta il ruolo di Damien Crescenzi, un ragazzo austriaco che fa il modello per pagarsi gli studi di medicina. Damien è il compagno di Stefano (Scifoni), figlio del commissario Vivaldi (Buzzanca) che imparerà a conoscere e ad accettare l'omossessualità del figlio.
• Nel 2008/2009 vince il premio Volere Volare come miglior attore esordiente di una fiction tv
• Tra gennaio e febbraio 2010 torna in tv con “Io e mio figlio – Nuove storie per il commissario Vivaldi”, regia di L. Odorisio. Interpreta sempre il ruolo di Damien Crescenzi che, diventato medico, affronterà dei problemi relazionali con Stefano.
• Lo vedremmo presto al cinema in “Dentro ai miei occhi”, regia di Juan Carlos Tornabene, dove interpreta il ruolo di un pittore cocainomane e sessuomane, al fianco di Carmen Maura.
• Al momento è sul set di “Cane Pazzo”, regia di David Petrucci, dove interpreta un giornalista/serial killer.
• Lo scorso 11 febbraio è stato il padrino dell'apertura de La Casa del Cittadino, a Roma, creata da 5 associazioni benefiche no profit.