Vitanova

Martedì 18 Novembre 2014 14:32
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Una bella chiacchierata con Alessio, Federico, Stanislav e Andreas, che ci raccontano di "Conflitti", la loro opera prima uscita pochi giorni fa per G-04 REC, del percorso che li ha portati fino a questo traguardo e di tanto altro ancora...

E' uscito da pochi giorni "Conflitti", il primo lavoro dei bresciani Vitanova. Tutti giovanissimi, i ragazzi hanno cominciato a suonare insieme nel marzo del 2011 con il nome di Souls Collision, che circa un annetto dopo si è trasformato in Vitanova. La loro musica è sicuramente pesantemente influenzata dal rock italiano, ma molto anche da quello britannico e statunitense.
In questi anni i quattro hanno suonato parecchio dal vivo, dividendo anche il palco con numerosi artisti, alcuni dei quali molto conosciuti, tra cui Cisco (ex Modena City Ramblers) e 4 Axid Butchers, per citarne un paio.
Tra il 2013 e il 2014 nasce "Conflitti", il loro primo ep che contiene quattro pezzi registrati e mixati presso la Indiebox Music Hall dalle mani esperte di Simone Piccinelli e Filippo de Paoli (Plan de Fuga). Le tracce sono state concepite principalmente in sala prove, avvalendosi anche dell'aiuto e dei consigli di Gibo Butchers. Il disco è uscito lo scorso 4 novembre per G-04 REC sulle principali piattaforme digitali, ed è stato presentato ufficialmente al pubblico lo scorso sabato 8 novembre al il Red Dog di Rezzato (Brescia).
Abbiamo chiesto ad Alessio (Chitarra solista/voce), Federico (Batteria), Stanislav (Chitarra solista/ritmica) e Andreas (Basso/voce) di raccontarci qualcosa di questa loro creatura, "Conflitti", del percorso che li ha portati fino a questo traguardo e di tanto altro...   [B!]

 

Ciao ragazzi, benvenuti su andergraund! Raccontateci chi sono i Vitanova. Come vi siete incontrati e quando si è concretizzata l'idea di dar vita ad un progetto comune?

Ciao! Per noi è un grande piacere poter parlare in maniera approfondita di tutto ciò che vive dietro Conflitti. Siamo quattro ragazzi semplicissimi con il costante bisogno di condividere con gli altri tutto ciò che la vita ci riserva, nel bene e nel male, nella speranza che qualcuno possa riconoscere la propria storia nelle nostre canzoni. Il tutto è cominciato nella primavera del 2011, quando io (Andreas), mio cugino Alessio e Fred (conosciuto su Facebook) ci siamo trovati in una piccola sala prove del bresciano; suonare con Fred per noi Busi è sembrata sin dal principio la cosa più naturale al mondo, e già quel giorno capimmo che non sarebbe stato il classico gruppetto adolescenziale di passaggio, bensì qualcosa di più. Quel giorno nacque la prima canzone dei Souls Collision. Dopo un mesetto circa si è aggiunto al gruppo Stefano (uscito dal gruppo nella primavera di quest’anno), al quale è subentrato Stas.

Come dicevamo all'inizio eravate i Souls Collision. Poi un annetto dopo avete deciso di cambiare il nome del gruppo in Vitanova. Il cambio di nome è stato il riflesso di un cambiamento più profondo all'interno del gruppo oppure si è trattata di una semplice questione di gusto?

Il cambio di nome è avvenuto sostanzialmente quando abbiamo deciso di puntare tutto sull’italiano; inizialmente si componevano pezzi in inglese, perché più diretti, perché richiedevano meno sforzo compositivo nei testi ed erano sicuramente meno esposti al giudizio del pubblico. Abbiamo deciso di utilizzare questo nome perché nelle nostre canzoni è onnipresente la ricerca di una nuova esistenza, di un cambiamento, un’evoluzione continua che, anche se spesso invisibile agli occhi, ci trasmette la forza per affrontare le difficoltà si celano quotidianamente dietro ad ogni angolo.

È uscito da pochissimi giorni "Conflitti", il vostro primo EP ufficiale. Quali sono i conflitti a cui si riferisce il titolo del disco? In tutti e quattro i pezzi, che analizzeremo tra un attimo, il tema di fondo è in effetti il conflitto. È solo questo il motivo, oppure il titolo è riferito anche a voi come gruppo, e al disco stesso, che magari per voi rappresenta per voi un conflitto che ha portato ad un cambiamento, un'evoluzione, un salto di livello?

In linea di massima i conflitti presenti nel nostro disco si riferiscono all’incapacità di trovare una vera e propria pace col mondo e con sé stessi: i protagonisti delle canzoni presenti nel disco partono da una situazione conflittuale dalla quale non sempre riescono ad uscire (“Il fallito” è l’unico pezzo con un vero e proprio lieto fine). Sicuramente i nostri conflitti ci hanno aiutato a crescere, come musicisti, ma soprattutto come persone.

Quanto siete soddisfatti di questa vostra creatura e delle reazioni che state registrando in queste prime settimane? So che pochi giorni fa avete presentato il disco ufficialmente dal vivo. Com'è andata?

Siamo pienamente soddisfatti di questo nostro primo disco ufficiale, anzi, sinceramente ne andiamo fieri. Per un artista (o aspirante tale) il giudizio del pubblico e della critica è molto importante, e dopo una settimana si può dire che le reazioni sono state molto positive. Abbiamo presentato il disco sabato sera al Red Dog, un locale a noi particolarmente caro; è stata una vera e propria festa: tantissima, tantissima gente (molta più del previsto), tanti amici sopra e sotto il palco ed un clima incandescente che ci ha dato la forza per saltare e sudare per novanta minuti.

Musicalmente parlando il disco è piuttosto vario. Quali sono i vostri punti di riferimento principali? Avete più o meno tutti lo stesso background o il vostro sound è il risultato della somma di tanti spunti e punti di vista differenti?

Io e Ale siamo cresciuti insieme anche musicalmente, prima con Nirvana e Timoria, poi con i Pink Floyd e con gruppi della scena italiana come I Ministri; Stas è nato come chitarrista metal, ma ha sposato in pieno il progetto e ha da subito messo del suo negli arrangiamenti e nella ricerca del suono. Fred è molto legato all’ambiente dell’hard rock californiano a cavallo tra anni ’80 e ’90, Motley Crue sopra tutti. Tutto ciò ci ha permesso di creare delle canzoni che hanno al centro di tutto la melodia, senza però rinunciare a ritmiche aggressive e incalzanti.

Ragazzi, voi siete tutti giovanissimi, ma il disco mi è sembrato davvero molto maturo, sia tecnicamente, che parlando proprio di scrittura e di approccio al lavoro. Sembra che suoniate insieme da una vita! Da dove deriva questa maturità, questa sicurezza e questo affiatamento? Sicuramente l'aver suonato parecchio in giro vi avrà aiutato molto...

L’affiatamento che ci ha contraddistinto sin dalla prima prova è sicuramente la base di tutto: quando suoniamo insieme (soprattutto quando componiamo) capiamo subito se la strada che si sta percorrendo è veramente quella giusta o se rischia di scontentare qualcuno. Ogni decisione, artistica e non, viene presa insieme. Aver suonato molto ci ha aiutato tantissimo, soprattutto quando in assenza di casse spia o impianti professionali ci siamo trovati costretti a suonare a memoria fidandoci ciecamente l’uno dell’altro.

Veniamo ai pezzi: qual è il vostro approccio alla scrittura? Come nasce la vostra musica? Quali sono le dinamiche interne al gruppo? E i testi come nascono? Sono semplici istantanee del mondo che vi circonda o sono scampoli di vita vissuta? O entrambe le cose?

Nel novanta per cento dei casi le nostre canzoni nascono da Ale, che arriva alle prove con in testa già fissate delle linee melodiche per la voce e degli accordi per la chitarre; tutto parte da lì, poi tutti insieme diamo alla canzone un determinato carattere, con la scelta delle ritmiche e degli arrangiamenti. I testi arrivano per ultimi: una volta completata musicalmente la canzone io mi rifugio in camera, chiudo gli occhi e cantandola nella mente cerco di seguire le immagini che mi si proiettano, dando loro ordine cronologico e metrico. Per quanto ci riguarda sia la composizione delle musiche che quella dei testi ha una componente istintiva preponderante.

"Una vita a metà" è un pezzo bellissimo. In sostanza parla della voglia di cambiare vita, una vita in cui la protagonista non si riconosce e che non sente propria. Ci volete parlare un po' di questa canzone?

Questa è l’unica nostra canzone nata in sala prove. Si stava improvvisando, quando improvvisamente nacquero il giro di basso e di batteria, accompagnati dal riff iniziale. Ale costruì subito la linea di voce, che a noi sembrò una bomba. Arrivato il momento del testo non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di questa ragazza che rincasava la mattina, si fumava una sigaretta e leggeva Madame Bovary senza riuscire a trattenere le lacrime…

"Il giorno prima", ma forse soprattutto "Il fallito", sono due pezzi potentissimi, e che possono essere letti da diverse angolazioni. Coi tempi che corrono, per colpa della crisi, ci sono sempre più persone che si sentono fallite, inutili... Però il vostro è un messaggio positivo, è un invito a "rimanere vivi", ad "andare avanti". Per se stessi e per le persone a cui si vuole bene. Quanto c'è dell'attualità di tutti i giorni in questi pezzi?

Il fallito è un pezzo nel quale tutti possono riconoscersi, perché purtroppo i fallimenti sono all’ordine del giorno; la voglia di riscatto e di rivalsa è ciò che fa diventare il lupo più debole della cucciolata il maschio alfa del branco.
Il giorno prima è la canzone più introspettiva, la canzone che parla di un conflitto con sé stessi che condiziona anche i rapporti con gli altri, in questo caso con la persona amata; in questa canzone non c’è un lieto fine come ne “Il fallito”, c’è la consapevolezza che non si può pretendere di essere in pace col mondo se prima non lo si è con sé stessi.

Anche "Tu ne uscirai" è un invito a non perdere mai la speranza. È quasi un inno alla vita, a non mollare mai nemmeno nei momenti più bui. Prima o poi ci si passa tutti da un momento nero. L'importante è cercare di reagire sempre. E quello che dite nel pezzo è un po' quello che tutti vorremmo sentirci dire da un amico fidato in quelle situazioni. L'importanza di non sentirsi mai soli... È quella la chiave per uscirne in piedi?

Non sentirsi soli è fondamentale. La canzone ha moltissimi livelli d’interpretazione, anche se l’immagine che mi ha guidato nello scrivere il testo è quella di un condannato che, prima lungo il viale che lo porta al carcere, poi nell’ora d’aria, riflette su ciò che l’ha condotto lì. Nonostante tutto la speranza non lo abbandona, convinto che in un modo o nell’altro, riuscirà ad espiare le proprie colpe e ricominciare una vita in cui non si limiterà a sopravvivere.

E il lavoro di limatura dei pezzi invece come avviene? Quanto cambia il brano dalla prima stesura alla versione definitiva del disco? Entrate in studio con le idee già piuttosto chiare o i pezzi cambiano molto in fase di registrazione? E quanto è stato importante il contributo di Gibo Butchers prima, e di Simone Piccinelli e Filippo de Paoli poi?

Nel nostro caso i brani che hanno subito più cambiamenti sono stati Il giorno prima e Il fallito, anche se nella nostra testa già in sala prove abbiamo uno schema preciso per quanto riguarda le modifiche da apportare in studio. L’esperienza con Gibo è stata fondamentale, perché abbiamo lavorato al Gasulì, un ambiente a noi molto caro, inoltre abbiamo capito di non essere ancora pronti per entrare in studio; un bel bagno d’umiltà, tanti sacrifici e a febbraio abbiamo registrato da Indiebox; quella con Simone e Filippo è stata una settimana che non dimenticheremo mai: musicisti di una professionalità incredibile e persone splendide.

C'è qualche data in vista per promuovere un po' i pezzi nuovi del disco?

Stiamo cercando di programmare un po’ di concerti per il 2015, qualcosa di ufficioso c’è già. Sappiamo che è sempre più dura per noi musicisti poter suonare con una certa regolarità, perché sono sempre meno i locali disposti ad investire e promuovere musica inedita emergente.

In questi anni avete suonato tantissimo in giro, come dicevamo prima. Avete avuto anche la possibilità di dividere il palco con gruppi importanti e interessanti. Qualche incontro che ricordate con particolare piacere?

Sicuramente i 4 Axid Butchers, con la loro esperienza decennale e i loro trecento concerti in giro per il mondo sono e saranno la band a noi più cara, soprattutto perché col tempo sono diventati anche nostri carissimi amici. Dividere il palco con Cisco è stata un’esperienza incredibile: ancora ricordo i nostri sguardi curiosi e allo stesso tempo increduli durante il loro soundcheck; Cisco da anni è un punto di riferimento nell’underground italiano.

Parlavamo prima dell'importanza dei live per crescere anche come gruppo. Com'è la situazione in Italia in questo momento? Altri gruppi con cui abbiamo parlato ci hanno descritto tempi duri, specialmente per chi è all'inizio. Voi che ci potete raccontare?

Sono tempi particolarmente duri. Quest’anno abbiamo collezionato una ventina di concerti, sicuramente non poco per una band senza un contratto di management o booking, però la speranza è quella di riuscire a far si che possa diventare un vero e proprio lavoro. Sarà molto dura, ma non abbiamo di certo intenzione di mollare.

Per concludere, come al solito, vi chiedo se c'è già qualcosa che bolle in pentola? Un album vero e proprio è già in cantiere? Ci avete almeno pensato? Avete già del materiale pronto?

Abbiamo parecchio materiale che riteniamo molto valido, ci pensiamo ogni giorno, però non abbiamo fretta: siamo disposti a pazientare e quando ci saranno le condizioni per produrre un lavoro che ci soddisfi al cento per cento non esiteremo a rinchiuderci in studio.

Ragazzi è tutto. Grazie del tempo che ci avete dedicato, in bocca al lupo per tutto e speriamo di risentirvi presto con qualche novità!

Grazie a voi, è stato un piacere!

 

I Vitanova sul web:

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