Uross - L'Amore è un Precario

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Uross - L'Amore è un Precario

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E' un lavoro che profuma d'oltroceano "L'Amore E' Un Precario", il nuovo album di Uross, il secondo disco ufficiale della sua carriera dopo una lunga serie di demo e di ep. Si tratta infatti del seguito di "29 Febbraio (Lo Squilibrista)", il suo primo full lenght uscito nel 2010, che ha ottenuto riscontri molto favorevoli sia da parte del pubblico che degli addetti ai lavori.
C'è l'America vera nei pezzi del cantautore pugliese, l'America quella più autentica e verace, quella che la maggior parte di noi conosce solo attraverso i film. Non c'è Manhattan coi suoi ritmi frenetici, le sue luci e i suoi grattacieli; e non c'è nemmeno Los Angeles, con gli studios, con le sue spiagge e con la sua mondanità. C'è l'America dei saloon e della Route 66, quella più rurale e legata alle sue radici, quella degli infiniti spazi aperti: un'America un po' d'altri tempi forse, ma ancora molto viva e presente. E poi naturalmente c'è anche un pizzico d'Italia, della spontaneità e della passione meditarranea, specialmente nei testi di Uross. E devo dire che si tratta di un'ottima fusione: un risultato senza dubbio interessante ed efficace che desta attenzione e curiosità fin dal primo ascolto. La musica di Uross è un incontro di rock, pop, blues e folk che lo stesso autore definisce 'Bastardmusic'. Un sound arioso e semplice che ricorda la colonna sonora di un film, anzi, di più film: talvolta richiama le atmosfere dei mitici spaghetti western di morriconiana memoria, o di qualche film di Tarantino, altre volte si fa più folk rock e ricorda i lavori solisti di Eddie Vedder, tra cui naturalmente spicca la colonna sonora del bellissimo "Into the Wild"; altre ancora si fa più alternative e sperimentale, e potrebbe benissimo essere il tappeto musicale ideale di qualche ambizioso film indipendente dalla trama intricata.
Il suono è bello, caldo, scarno ma molto incisivo. Chitarre acustiche, tante chitarre acustiche intrecciano la tela ideale su cui Uross dipinge, con la sue voce tecnicamente non perfetta, ma sicuramente molto intensa ed efficace, le sue storie d'amore sui generis. Il sintimento infatti non va letto nel senso più comune e tradizionale del termine, ma è un amore inteso nel suo significato più ampio, come quel motore che fa muovere ogni nostra azione. Una fotografia diretta e a tratti piuttosto cruda del mondo in cui viviamo. E non a caso la parola 'amore', che pur compare nel titolo del disco, la ritroviamo solo una volta se prestiamo attenzione ai testi, tutti in italiano, dei dieci pezzi inediti che compongono la tracklist del disco. Due se contiamo anche l'interessante e personalissima rivisitazione solo voce e ukulele di "Ma il Cielo è Sempre più Blu" del Maestro Rino Gaetano.
Concludendo "L'Amore E' Un Precario" è sicuramente un disco interessante, carico di spunti e di sonorità differenti. Non è di sicuro uno dei dischi più radiofonici che abbia sentito ultimamente, ma questo non necessariamente è un punto a suo sfavore, anzi, forse il contrario.

[diEFFE]

 

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