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Grenouille

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Nome Gruppo: Grenouille
Nato a: Seregno
Nel: 2007
Genere: Rock Alternativo
Età Media Componenti: 28 anni

Componenti:
Marco Bugatti: Voce e chitarra
Giuseppe Magnelli: chitarra, voce

Precedenti:
Pubblicazione di Saltando Dentro al Fuoco (2008),gruppo spalla di Tre Allegri Ragazzi Morti e Diaframma, Miami indipendent festival al Mgnolia di Segrate.

Segni Particolari:
Un'irriverente ed emozionale schiaffo dritto in faccia.

Presentatevi a chi ancora non vi conosce. Cosa suonate, che tipo di musica suonate, dove suonate, eventuali lavori pubblicati e non, eventuali tappe importanti della vostra carriera musicale.

I Grenouille nascono per fare Rock 'n roll in Italiano, quindi suoniamo soltanto pezzi nostri, originali che si ispirano molto al Grunge anni 90 e in parte al Punk '78. Alcuni hanno detto anche che suoniamo un po' anni '70 e in parte penso possa essere vero. Insomma, suoniamo Rock sincero, ispirato a quei gruppi che vivevano la musica come espressione del proprio io o della propria società. Abbiamo pubblicato il nostro primo disco ufficiale a novembre del 2008 dal titolo "Saltando dentro al fuoco", dopo aver registrato un paio di demo e siamo reduci da parecchie date nei locali live della lombardia e non solo, culminate nel Miami indipendent festival, al Magnolia di Milano, evento che ogni anno raduna i più importanti gruppi Undergound (e non solo) italiani, come Linea 77 Marta sui Tubi, Ministri e tantissimi altri.

Come e quando si è formato il gruppo?

Il gruppo si è formato circa due anni fa, con l'arrivo di Andre alla batteria, che ci ha dato modo di raggiungere il sound che avevamo in testa, crudo, essenziale, grezzo, e di scrivere gli ultimi pezzi che ci servivano per chiudere il disco che stavamo preparando.

Si tratta della prima esperienza in una band o arrivavate da altre esperienze con altri gruppi?

Tutti noi suoniamo dai tempi del liceo, quindi tutti arriviamo da esperienze con altri gruppi più o meno importanti.

Ci sono uno o più gruppi che sono stati importanti per la vostra crescita musicale personale o ai quali vi sentite più vicini come modo di suonare? Avete più o meno gli stessi punti di riferimento oppure avete influenze completamente diverse? E nel caso, come riescono a conciliarsi?

C'è un gruppo che sicuramente ci accomuna e che ha influenzato il nostro modo di suonare e concepire la musica e sono i Nirvana. Siamo tutti quanti vittime dell'esplosione del Grunge a metà anni '90, di quando la musica alternativa si è violentemente impossessata dei media e della stampa e della eco e del silenzio che la fucilata di Cobain ha lasciato nella nostra generazione. Il Grunge ha contribuito in maniera fondamentale a creare la nostra concezione di musica, dopo di che ognuno di noi negli anni ha formato un gusto personale che comprende generi musicali diversi tra loro. Io e Davide per esempio abbiamo ascoltato parecchia musica Punk, a partire dai Sex Pistols o dai Clash, mentre Giuseppe ha ascoltato molto Radiohead, Pink Floyd, tanta musica sperimentale e psichedelica, e Andre ha formato il proprio stile sull'alternative con gruppi come i Melvins o i Silverchair. Al momento ascoltiamo cose molto diverse e la fusione degli stili avviene sempre in sala prove, quando cerchiamo di far prendere forma a un'idea e, anche se non è sempre facile, cerchiamo di farlo restando fedeli al messaggio che il pezzo che stiamo scrivendo vuole dare.

Ci interessa sapere come lavorate sui vostri pezzi. Come nasce un'idea e come la sviluppate? C'è qualcuno che scrive o è un lavoro di squadra? E' sempre facile suonare in una band? Immagino che non sarete sempre d'accordo su tutto...

Saltando dentro al fuoco è in buona parte un disco nato su alcune idee mie. Le canzoni partono sempre da un concetto o da una frase forti, che nascono su un riff di chitarra mio o scritto da Giuseppe. Il mio modo di lavorare è molto strano, nel senso che tengo spesso delle canzoni ad aleggiare nel cervello per settimane o anche mesi, le canticchio provando a dire il concetto che ho in testa con frasi diverse, fin quando sento di aver espresso quello che volevo dire nel modo giusto. Quando una frase mi rappresenta lo capisco perchè mi emoziona, mi piace e mi viene la pelle d'oca, e allora so che non la cambierò più. Raramente (per esempio per La Terza guerra mondiale o per Babilonia) suono la chitarra in modo casuale e la canzone mi viene di getto nel giro di una manciata di minuti. Quando il testo è completo e ci sono almeno due strofe e il ritornello decisi, porto il pezzo in sala prove e allora cominciamo a suonarlo assieme, e ognuno da il proprio contributo nell'arrangiamento per valorizzare la canzone dal punto di vista stilistico musicale. Insomma smette di essere una canzone da spiaggia chitarra - voce e diventa un pezzo dei Grenouille. Non siamo mai d'accordo su tutto, ma riusciamo a capire quando il pezzo è diventato un buon pezzo Rock Alternativo e allora ci si illuminano gli occhi e cominciamo a suonarlo finchè non ci viene naturale.

C'è un momento in particolare della vostra carriera che è stato importante per voi o un ricordo a cui siete particolarmente affezionati?

Ce ne sono tanti. Parlando di come scriviamo me ne viene in mente uno in particolare. Quando dovevamo sistemare La terza guerra mondiale mi ricordo che io ero arrivato in sala prove con questo giro un po’ depresso che sembrava un po’ troppo una canzone alla Polly di Nevermind e ho detto ai ragazzi che c'era questo giro carino ma che avremmo dovuto lavorarci un po’ su per dare un po’ di originalità al pezzo. Allora è successa una cosa che ha del magico. Io ho cominciato a suonare la canzone chitarra pulita e voce, per tutta la prima strofa per dare ai ragazzi l'idea del pezzo. Sentendo la canzone loro hanno cominciato a suonare il riff uno alla volta, prima è entrato Andre col charleston della batteria poi Giuseppe e Davide con basso e seconda chitarra, così... istintivamente senza metterci d'accordo. Mentre suonavamo quando è arrivata la seconda strofa ci siamo guardati, e io ho schiacciato il pedale del distorto e Andre ha cominciato a picchiare sui tom e la canzone depressa è diventata una canzone arrabbiata e urlata. Quando la canzone è finita io ho ripetuto per una volta la prima parte voce e chitarra da solo, come per chiudere il tutto com'era iniziato, poi ci siamo guardati e non ci riuscivamo a crederci neanche noi. Avevamo arrangiato il pezzo senza neanche parlarci e da allora è rimasto grosso modo identico.

Immagino che per un gruppo la dimensione live e il contatto con il pubblico siano fondamentali. Com'è la situazione in Italia basandovi sulla vostra esperienza personale? Ci sono spazi adeguati e sufficienti? Ci sono abbastanza occasioni che consentano ai giovani musicisti di potersi esibire e farsi conoscere?

No. In Italia gli spazi non sono sufficienti, e soprattutto l'attenzione non è sufficiente. Siamo addormentati, anestetizzati dalla stupidità dei grossi media che non vogliono legare il concetto di profitto al concetto di cultura. Le radio, le televisioni non fanno che ripetere all'infinito modelli creati a tavolino, gruppi musicali fatti per vendere magliette e scarpe, la musica è diventata un brand. Ormai tutto ciò che si discosta da questa logica non viene neanche più considerato e la gente purtroppo si è abituata. La scena musicale italiana, quella vera si regge sul coraggio di poche persone che danno supporto a gente come noi solo e unicamente per passione, spesso perdendoci dei soldi e dovendoceli rimettere con lavori più istituzionali. Praticamente sacrificando il proprio tempo libero Gratis per il piacere di tenere acceso ancora qualche focolaio di cultura vera in questo paese che ormai crede più alla propria caricatura che alle proprie potenzialità. Mi viene in mente il titolo della compilation curata da Manuel Agnelli : "Il paese è reale", è vero, è cosi e la gente lo dovrebbe capire dando più fiducia agli artisti, cercando di capire e di modellare il proprio gusto personale su quello che viene fatto con sentimento. Perchè solo così si ha la possibilità di capire meglio se stessi e di crescere. L'artista oggi come oggi se la deve cavare da solo, non è supportato si trova a dover conquistare degli spazi a fatica scalando delle montagne spesso molto più alte di lui.

In generale quali sono altri problemi che una band alle prime armi o un giovane artista si trova a dover affrontare per cercare di raggiungere il suo obiettivo?

Il primo problema è quello della visibilità. Se non sei nessuno, nessuno ti darà mai fiducia. Te la devi conquistare. Non puoi permetterti di sbagliare un colpo. Devi esserci sempre, suonare sempre e ovunque, dare sempre il massimo dite stesso e non fermarti un attimo. Rinunciare a tanto per il tuo progetto musicale, a tanto tempo personale a tanti soldi, a tante ambizioni. Devi crederci per primo tu ed essere disposto ad andare contro tutto e tutti, non fermarti mai davanti alle delusioni e metterti sempre in discussione senza perdere la tua anima. Devi essere in grado di imparare dai tuoi errori e accettare che quando non ne fai potrebbe anche non esserci nessuno ad ascoltarti. Internet è un grosso aiuto. E un mass media interattivo, in cui il pubblico ha la possibilità di dare imput e ricevere feedback.
Quando guardi la televisione devi ricordarti che c'è sempre qualcuno che ha deciso per te cosa farti vedere, come e in quale fascia oraria, con quale montaggio e con quali inquadrature. Hai l'illusione di scegliere ma in realtà non è così. Anzi è il contrario. La rete ti da la possibilità di scegliere e di interagire con i contenuti che vuoi e che ti servono. Non usate internet solo per i porno. Anche. Ma non solo.

Secondo voi, oggi come oggi, è pensabile decidere di fare il musicista e basta nella vita? Senza scomodare gli artisti da classifica, è possibile riuscire a vivere solo andando in giro a suonare?

Quella del musicista che si guadagna da vivere suonando è una bella favoletta. Siamo in Italia, la gente fatica a guadagnare uno stipendio con un lavoro vero, figuratevi se si riesce a guadagnare abbastanza da vivere suonando in giro. Dimenticatevi di quest'immagine che ormai lascia il tempo che trova, ma non dimenticatevi della musica. Se avete la passione della musica portatela avanti sempre e comunque, cercate qualcuno che vi possa capire e poi una soluzione si troverà. Ma non pensate di mettervi a fare musica per andare a sfasciare le camere d'albergo. Quelle sono stronzate con le quali le riviste del settore da anni vi rubano soldi.

Parliamo di etichette. Avete un contratto, siete in cerca, meglio l'autoproduzione, che lascia maggior libertà all'artista..?

All'inizio della nostra carriera avremmo voluto firmare per la migliore etichetta indipendente Italiana che al momento è la Tempesta, quella dei Tre Allegri Ragazzi Morti, e in realtà si era anche cominciato a parlarne. Il nostro disco è ovviamente autoprodotto, ossia ce lo siamo pagato noi tirando fuori i soldi di tasca nostra. Fatto questo e sfumata la collaborazione con la Tempesta, abbiamo deciso, per amore del progetto, e in comune accordo con dei nostri amici, di fare da soli tutto il lavoro. Così abbiamo fondato noi un'etichetta la Via Audio Records che attualmente sta seguendo il progetto nostro, degli AIM e dell'Arturo Fiesta Circo. Per cui la nostra situazione è quella di essere sotto contratto con un'etichetta indipendente che altro non è che un gruppo di nostri carissimi amici. Per noi l'importante è avere la massima libertà artistica ed espressiva e di essere trattati con rispetto dalla gente con cui lavoriamo. Il modo di lavorare delle grosse case discografiche non abbiamo ancora avuto modo di viverlo sulla nostra pelle, ma dalle voci che ci arrivano sono spesso grosse operazioni di sciacallaggio sulla pelle dei poveri musicisti senza alcun rispetto per quello che artisticamente e umanamente rappresentano. Lavoreremmo con una grossa etichetta solo se avessimo la certezza di non essere trattati così. Per adesso quello che abbiamo fatto quest'anno sembra essere la dimostrazione che, nel tuo piccolo, se credi in un progetto e se hai i coglioni per portarlo avanti, puoi arrivare da qualche parte. Non da solo, ma puoi arrivarci.

Si usa ancora dare la caccia al discografico per lasciargli la demo oppure oggi come oggi strumenti come MySpace, che consentono di arrivare direttamente al pubblico, pensate che siano mezzi più veloci ed efficaci?

La caccia al discografico si usa ancora e sarei un ipocrita se non ammettessi che anche noi all'inizio l'abbiamo fatta. Non sapevamo ovviamente tante cose che adesso sappiamo, ed eravamo convinti di avere in mano un prodotto che, nonostante non avesse ceduto a compromessi, sarebbe potuto essere recepito da tanta gente. Ora probabilmente non lo faremmo più, abbiamo capito che myspace è la rete sono dei mezzi più democratici. Non sono più veloci ne più efficaci, perchè purtroppo niente è più efficace di un grosso capitale che un'etichetta può investire su di te, ma fortunatamente di grossi capitali non ce ne sono più.
A mio parere dovrebbe diventare normale smettere di pensare a qualcuno che ti prenda e che ti faccia diventare una star, anche perchè sicuramente vorrebbe qualcosa in cambio. Dovrebbe essere normale cominciare a pensare di lavorare al proprio progetto musicale e a sudarsi il proprio pubblico e avere con lui un rapporto diretto e sincero, poco mediato e sempre piu genuino. E' così che si rimane nel cuore della gente, non finendo in televisione o sulle copertine. Fortunatamente c'è ancora gente che sente la differenza tra una figurina e un'artista.

Visto che parliamo di MySpace allarghiamo il discorso alla tecnologia in generale. Molti additano internet come la bomba che farà saltare in aria il mercato discografico. Storia vecchia. Voi vi siete fatti un'idea a riguardo? Sono più i vantaggi o gli svantaggi?

Il mercato. Probabilmente internet sarà davvero la bomba che farà saltare in aria il mercato discografico e noi saremo li a guardare i cocci che ci cadono in testa e a sorridere. Il problema è questo: vi interessa più il mercato discografico o la musica? A noi la musica. Questa della fine dell'industria musicale è la paura di chi sull'industria musicale ha lucrato per anni. E adesso si trova a dover fare i conti con la rivoluzione digitale e a lamentarsi del fatto che un cambiamento possa distruggere il meccanismo perfetto che gli dava da mangiare. Un cambiamento è soltanto un cambiamento, la gente avrà sempre bisogno di ascoltare musica, di cantare una canzone. Basterebbe investire sugli eventi invece che sull'industria. Perchè non ci mettiamo a pensare come la musica può cambiare invece di metterci a piangere perchè gli ingranaggi stanno per essere scardinati. Ridiamogli un'anima, un senso. La gente scarica gratis? Sono io il primo. Ma la sensazione di essere davanti a un grande artista e a gente che come me ne subisce il fascino, a cantare a ballare a sentire gli odori di una sera d'estate o il freddo di una sera di autunno, questa è una cosa che non si può scaricare dalla rete. E poi mi domando chi fosse ancora disposto a pagare 20 30 euro com'era una volta per un cd. Io no di certo. Personalmente sono contento che la gente possa arrivare dove vuole con la rete e spero che internet restituisca alla musica un'anima e a tutti la voglia di condividerla.

In Italia negli ultimi anni si sta muovendo qualcosa e stanno emergendo, anche con un discreto successo, delle realtà rock un po' più alternative. Una novità nel panorama musicale italiano. Però, nonostante questo, le radio e le televisioni in generale sembrano non dare una grossa mano. Siete d'accordo? Se sì secondo voi perchè?

Siamo d'accordo. In Italia abbiamo dei grossi problemi politici e culturali che si ripercuotono purtroppo anche sulle opportunità che chiunque di noi si trova a vivere. Siamo un paese in mano a pochi poteri fortissimi, che hanno l'interesse affinchè tutto rimanga come è sempre stato. L'individualismo la meritocrazia nel nostro paese sono costantemente fatti a pezzi da poteri politici e poteri criminali. E spesso anche dalla collaborazione di entrambi.
Radio ma soprattutto televisione sono lo specchio di questa situazione anomala che porta l'Italia a vivere della caricatura di se stessa. I grossi media non hanno nessun interesse ne tanto meno danno spazio all'idea di opportunità. Sono soltanto dei grossi macchinari scientificamente regolati per garantire alle poche persone che li controllano il massimo del profitto. Dare spazio alla cultura, alle correnti di pensiero vuol dire far crescere qualcuno, dare la possibilità a qualcun'altro di prendersi una fetta della torta dare possibilità alla gente di capire. Da noi per anni lo statalismo non ha funzionato perchè è stato un modo per fare a pezzi lo sviluppo spartendosi i guadagni tra pochi amici, e quando allora ci hanno detto che la liberalizzazione era la soluzione, noi ci abbiamo creduto, mentre loro hanno creato duopoli o cartelli di società o aziende che hanno sempre di più allargato il divario tra i pochi esponenti della classe dirigente vergognosamente ricca e i poveri cristi. La Televisione e le radio non sono altro che la garanzia per queste persone che tutto è e rimarrà sempre come è sempre stato.

Ho visto sul vostro myspace che i siti specializzati e la stampa di settore vi hanno dedicato parecchio spazio. Con la stampa il vostro rapporto com'è?

Per il nostro rapporto con la stampa noi abbiamo collaborato con Lunatik, che, credendo nel nostro progetto, ha accettato di aiutarci nella promozione con alcune radio e nel Web. Altri ancora invece a volte ci contattano come avete fatto voi perchè hanno sentito le canzoni, ci hanno visto a un concerto o anche solo tramite il passaparola hanno saputo di noi. Il nostro rapporto con la stampa per il momento è ottimo, il nostro disco è stato molto apprezzato e il messaggio è passato, anche più di quanto ci saremmo aspettati.

Da meno di un annetto è uscito il vostro album "Saltando dentro al fuoco" (i link per l'acquisto si trovano sul vostro myspace). Volete parlarci un po' di questo vostro ultimo lavoro?

Saltando dentro al Fuoco è un tentativo ben riuscito di scrivere un disco di rock Alternativo. Abbiamo sempre pensato che molto artisti, forse anche per un forte desiderio espressivo, finiscano spesso con l'allontanarsi dal pubblico. Il nostro è stato un tentativo di scrivere dei pezzi che si discostassero dagli standard dei grossi media e delle grosse classifiche, cercando sempre di non diventare ridondanti troppo criptici o autocelebrativi.
Questo è un disco dai vari significati e con varie chiavi di lettura. In ogni canzone c'è una frase che ti colpisce subito e che può essere ascoltata e cantata anche solo per se stessa. Una sorta si sublimazione delle emozioni forti che ci hanno sempre caratterizzato. Ma andando a fondo ci sono anche piccole tematiche sociali. Pensiamo che la musica vada oltre la rappresentazione mass mediatica e che dovrebbe essere fortemente legata alla personalità e quindi anche alla dimensione sociale e territoriale in cui una persona vive. Per questo il disco parla molto di Milano (Saltando dentro al Fuoco) ma parla anche del bisogno di uscire da schemi sociali che spesso vengono imposti e cercarsi il proprio ruolo tra mille voci diverse (Babilonia), parla di dipendenze e crisi d'ansia (La Gio ed Io, Otto buoni modi) e dell'incapacità di uscire da tutto questo, di combattere la propria battaglia (La Terza guerra mondiale). Quello che la critica ha recepito è proprio questo, cioè che il disco è un connubio tra un'espressione intimista alla Cobain e una più sociale e ribelle alla Clash.
Molto spesso la stessa canzone parla per esempio di un rapporto conflittuale con una ragazza e lo paragona a un'altra questione, come può essere quella della cocaina (La mia Pic Cola) accomunando le cose con il disperato bisogno di una dipendenza alla quale si vuole delegare la propria vita. O un argomento semplice quale una persona che deve attraversare la città per incontrare la propria ragazza diventa spunto per affrontare il tema complesso dell'interazione sociale tra due culture diverse (grosso guaio in Paolo Sarpi)e per lasciarsi affascinare dall'accostamento di due temi, cosi grandi e così minuti allo stesso tempo.

Progetti a breve e lungo termine?

A breve termine c'è soltanto il progetto di andare in vacanza dopo un anno massacrante. A lungo termine quello di continuare a suonare e di scrivere il secondo disco che probabilmente si intitolerà "L'Amore ai tempi del DSM"

 

Per info: www.myspace.com/grenouillemusic

 

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