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Intervista ai SINaesthetics - a cura di Bugs!

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Innanzitutto ciao e grazie per aver accettato il nostro invito. Per cominciare vi chiediamo di raccontarci di voi. Chi siete, e come e quando si è formato il gruppo? Come vi siete incontrati, quando è maturata la decisione di suonare insieme, se si tratta della prima esperienza in una band o avevate altre esperienze alle spalle...

Ciao a tutti! Dunque...tutto nasce più o meno un anno fa, nel marzo 2008, davanti ad un paio di birre. “Perché non metter su un altro gruppo?” - E gruppo fu. All'epoca infatti Ivan, Ste e Fede militavano già in un altra band, i Lack of Light, rispettivamente alla voce, chitarra e batteria. Ma c'era come una comune esigenza di aprire una valvola di sfogo musicale alternativa. Così ai tre si aggiunsero Dambro al basso, un amico di Fede che suonava con lui in un'altra band, e Feel, cugino della ragazza di Ste, alle sei corde. Quattro chiacchiere e una prova dopo nacquero ufficialmente i SINaesthetics.

Presentatevi a chi ancora non vi conosce. Che genere di musica suonate, eventuali lavori pubblicati e non, eventuali tappe importanti della vostra carriera...

Bella domanda! Con tutti i generi e sottogeneri che proliferano al giorno d'oggi ormai si può essere catalogati in maniera davvero originale quanto fuorviante. La definizione più gettonata è Alternative Rock, ma recentemente ci hanno definito dal metal, al crossover, passando addirittura per l'emorock [definizione che ha portato due membri del gruppo a dare un taglio ai loro fraintendibili ciuffi], quindi...direi che i SINaesthetics fanno la loro musica, giusto per non addentrarsi in concettosi labirinti di definizioni. A tutti i novelli Teseo invece, suggeriamo di andare sulla nostra pagina MySpace e dare un ascolto ai tre brani estratti dal nostro primo EP autoprodotto, “The Fall”, di modo da etichettarci come meglio credono. E magari venire a sentirci live, dove oltre ai nostri pezzi ci dilettiamo anche nel rifacimento di alcuni brani di gente che suona per davvero.

So che magari è un po' banale chiedere a un gruppo l'origine del nome, ma stavolta forse vale la pena fare uno strappo alla regola. Iniziamo spiegando ai lettori cos'è la sinestesia.

E qui si va' sul difficile. Allora, la sinestesia è la contaminazione dei sensi nella percezione della realtà, l'avvertimento di stimolazioni sensoriali recepite come differenti ma conviventi . Vale a dire “suoni colorati”, per fare un esempio metaforico. Questo concetto va' a costituire un gioco di parole con i termini inglesi sin [peccato] e aesthetics [estetica], coniando così la sovrapposizione semantica di “estetica del peccato”. Ora, se ci date dei masochisti per la scelta del nome, parlatene pure con Feel. Ma sappiate che siamo pienamente d'accordo con voi.

C'è uno o più gruppi che sono stati importanti per la vostra crescita musicale e ai quali vi sentite più vicini come modo di suonare? Avete più o meno gli stessi punti di riferimento oppure avete influenze diverse? E nel caso, come riescono a conciliarsi?

E' inevitabile che essendo cinque persone con cinque storie diverse ognuno abbia diverse influenze: c'è chi è cresciuto con Metallica e Pantera, chi col nu-metal, chi ascolta brutal e chi rock...insomma, ce n'è di ogni. Poi però ci sono molti punti d'incontro che si conciliano spontaneamente nel momento in cui ci si confronta in saletta e si cerca di creare qualcosa di vagamente più omogeneo, senza comunque porre troppi paletti alla nostra creatività musicale. Prima di dar vita ai SINs abbiamo avuto modo di conoscerci abbondantemente, di fare un bel po’ di esperienze assieme, e questo ha sicuramente dettato molto nella crescita del nostro bagaglio culturale e musicale . Il bello dei SINaesthetics è proprio questo: siamo cinque persone diverse, con idee diverse e con gusti totalmente diversi. Quest'eterogeneità si uniforma poi nei nostri brani e nel modo in cui viviamo la musica.

C'è un momento in particolare della vostra carriera che è stato importante per voi o un ricordo a cui siete particolarmente legati?


Il momento in cui ci siamo resi conto che quello che avevamo tra le mani non era semplicemente un altro dei nostri mille side-project, ma era qualcosa che viveva e che stava crescendo. E poi sicuramente il momento in cui abbiamo avuto l'EP fatto e finito tra le mani...e nello stereo della macchina. A dire il vero però anche la prima volta che hanno pronunciato correttamente il nostro nome è stata una bella soddisfazione!

Come lavorate ai vostri pezzi? Come nasce un'idea e come la sviluppate? Non sempre è facile suonare in una band, immagino che non sarete d'accordo su tutto...


Al giorno d’oggi con l’avvento dell’home recording è tutto più semplice: partiamo proponendo delle bozze preliminari di ogni pezzo agli altri componenti, che hanno modo di ascoltarsi un po’ di volte gli mp3; dopodiché si parte a lavorarci su tutti quanti assieme in saletta. Una volta definita quella che sarà più o meno la struttura del pezzo si definiscono le linee vocali ed il testo. L'unica regola che ci siamo dati è quella di continuare a lavorare sul pezzo fino a quando non ne siamo tutti pienamente convinti: spesso, alla luce di questa decisione, le canzoni cambiano completamente faccia nel giro di poche settimane, mano a mano che vengono definiti i dettagli. Chiaramente nonostante ci sia sintonia tra noi, non siamo sempre d'accordo su tutto...e ci mancherebbe! Ma il confronto avviene sempre in maniera piuttosto civile, o perlomeno senza spargimenti di sangue volontari.

Penso che per un gruppo la dimensione live e il contatto col pubblico siano fondamentali. Com'è la situazione in Italia basandovi sulla vostra esperienza personale? Altri gruppi con cui abbiamo parlato prima di voi non ce ne hanno parlato in termini molto positivi. Voi cosa ne pensate? Ci sono spazi adeguati e sufficienti? Ci sono abbastanza occasioni che consentano ai giovani musicisti di potersi esibire e farsi conoscere dal pubblico?

Assolutamente d'accordo, la dimensione live è fondamentale. Per un musicista il live è un momento unico, il momento in cui togli tutti i freni alla personalità e dai il via libera alla tua massima espressione artistica. Purtroppo però la logica commerciale sembra andare in un verso diametralmente opposto. In Italia sembra non esserci più spazio per la musica. In un'epoca dove suonano praticamente tutti si tende a sfruttare al massimo il prodotto musicale in un'ottica puramente utilitarista: “portami un tot di gente e ti farò suonare”. Non importa chi sei, ma chi conosci. E poi ci si domanda perché gente valida suona ancora in pub deserti per un panino, e in tivvù si vedono pischelli come noi a cui viene data in mano una chitarra e viene chiesto di scimmiottare qualche musicista vero davanti a centinaia di persone...beati loro, ma insomma non è così che dovrebbe andare. La scena underground è veramente ricca di nuovi gruppi validi, il problema è portarla alla luce. La nostra esperienza live come SINaesthetics per ora si limita a locali della zona del varesotto, del comasco e poco altro, ma con progetti paralleli abbiamo potuto constatare che suonare è veramente difficile in tutta Italia...nel peggiore dei casi alle band meno note i locali non offrono neanche da mangiare [non parliamo della retribuzione!], e ancora peggio, il rapporto umano è semplicemente nullo. Che non si venga a parlare di suonare per il piacere di farlo, perché con questi presupposti è un ragionamento che non sta in piedi. Eppure si fa quel che si può: ergo, si continua a suonare ovunque.

E i media? Le radio, le TV musicali fanno qualcosa per aiutare le giovani realtà a emergere o si accorgono delle band solo dopo che entrano nella top ten dei dischi più venduti? Mi sembra che i vari network ad esempio siano tutti abbastanza omologati e trasmettano tutti le stesse cose. Forse varrebbe la pena diversificare un po' le offerte?

Il problema dell'omologazione è che tende a generare una mentalità collettiva. E' una sorta di dittatura inconscia del pensiero, nel senso che i più pigri possono essere facilmente influenzati in maniera passiva da ciò che gira in TV e in radio. D'altronde il mercato musicale sta attraversando una grossa crisi, e questa non è una novità; perciò le case discografiche ormai investono su prodotti sicuri, come i vincitori dei vari programmi della De Filippi et similia. Minima spesa, massima resa. Rischio zero, o comunque calcolato. Per chi non è figlio dei reality le possibilità sono praticamente nulle. Le uniche eccezioni vengono da certi piccoli network indipendenti, che provano in qualche modo ad agevolare i giovani, ma la cui visibilità è giocoforza limitata. Se poi si prendono i media in senso lato c'è MySpace, che ha dato una grande mano alle piccole band.

Visto che parliamo di MySpace allarghiamo il discorso alla tecnologia in generale. Molti additano internet come la bomba che a breve farà saltare in aria il mercato discografico tradizionale. Sicuramente vi sarete fatti un'idea a riguardo. Sono più i vantaggi o gli svantaggi secondo voi?


Vantaggi, se pensiamo a come è strutturato ora il mercato discografico. La gente scarica perché non si possono spendere 25 € per un cd, tanto più che i soldi vanno a gente che di soldi non ne ha bisogno. Nessuno compra i cd [a parte rari casi, come ad esempio uno dei nostri due chitarristi], e di conseguenza si alzano i prezzi dei biglietti per i concerti, unica altra fonte di profitto per le band che sembra durare...ma per quanto? Quando nessuno potrà permettersi più di andare ai concerti, allora magari qualcuno inizierà a farsi qualche domanda. E' tutto un discorso di distribuzione dei liquidi, in sostanza: i soldi girano solo nei piani alti, e noi che siamo nel seminterrato neanche li vediamo. Se il palazzo crolla, a noi che siamo sotto poco cambia. I soldi non girano comunque, ma quelli dei piani alti ci vedono da più vicino. E magari capiscono qualcosa...magari.

Parliamo di etichette. Avete un contratto, siete in cerca, meglio l'autoproduzione, che lascia maggior libertà all'artista..?

Niente etichette, siamo indipendenti...ma per sfiga, più che per scelta. La libertà dell'artista è imprescindibile, ok, ma giusto per essere prosaici lo sono anche i soldi! Firmare per un'etichetta non porta necessariamente ad una sodomia artistica pregiudicante. In fondo se un'etichetta è interessata vuol dire che vede del potenziale, no? Poi magari pensa già a come si può lavorare in ottica di vendita di un prodotto, ma finché si resta padroni della propria integrità artistica i consigli sono ben accetti. Con l'ascesa di popolarità dell'indie quello della lotta alle major sta diventando ormai un cliché sempre più abusato. Poi magari in un utopico futuro firmeremo per un'etichetta e smentiremo categoricamente tutto, però per ora lasciateci pensare positivo.

Come funziona oggi, si usa ancora dare la caccia al discografico per lasciargli il demo oppure strumenti come MySpace, che consentono di arrivare direttamente al pubblico, pensate che siano mezzi più veloci ed efficaci?

Ormai i discografici latitano, tant'è che ci si chiede se esistano ancora. Nessuno investe più su nessuno. Il futuro è l’autoproduzione, è l’autopromozione...farsi pubblicità nel network è diventato semplicissimo, l’unico problema è il tempo. Per questo MySpace, Facebook & Co. danno una grandissima mano.

In queste ultime settimane la classifica dei dischi è letteralmente invasa dai vari figli dei talent show di cui sopra. Ormai sembra la via più semplice e veloce per riuscire a raggiungere determinati obiettivi. E forse una delle poche vie rimaste veramente efficaci. Voi cosa ne pensate? Se ci fosse una proposta seria per partecipare a un programma del genere sareste disposti a scendere anche a compromessi pur di mettervi in mostra davanti alle persone che contano e far conoscere il vostro nome?

Partendo dal presupposto che quest'eventualità è decisamente remota, dal momento che non abbiamo amici ai piani alti... se i compromessi non prevedono perizomi leopardati o violenza carnale sui sottoscritti ci si può pensare. Ma non sperate troppo di vederci vestiti con delle tutine rosa alla The Darkness.

Aspettative, sogni nel cassetto e progetti per il futuro?

Abbiamo in previsione di registrare altre quattro canzoni a settembre, che con le altre tre dell'EP andranno a completare una sorta di concept sui sette peccati capitali, e poi pensiamo di partire a stromba tutto con i live non appena terminato questo lavoro. Inoltre stiamo pensando di mostrare un altro lato dei SINaesthetics, quello acustico. Nel frattempo si continuerà a scrivere del nuovo materiale...insomma, diciamo che non ci piace molto star con le mani in mano! Niente sogni nei cassetti, che s'impolverano. Li teniamo in testa che almeno prendono aria...tanto di spazio vuoto lì ce n'è.

Grazie per il tempo che ci avete dedicato e in bocca al lupo per tutto!

Grazie a voi, e speriamo che una volta tanto crepi 'sto lupo. Un saluto a tutti dai SINaesthetics!
 

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