"Canto" è il personale omaggio della cantautrice canadese di origine italiana alla sua terra d'origine e alla sua musica. In disco, che ha ottenuto grande successo oltreoceano, da poche settimane è disponibile anche nel nostro paese
Daniela Nardi è una cantante dalla bellissima voce, musicista polistrumentista e compositrice canadese (Ontario) ma di origine italiana, come si può intuire facilemnte dal suo nome. Camincia a studiare pianoforte al Conservatorio Reale del Canada in tenera età, ma ben presto i suoi orizzonti musicali si allargano sensibilmente e comincia a spaziare tra strumenti differenti e i generi più svariati. In particolare negli anni '80 arriva la sua svolta il rock, passando poi dal pop al punk, alla musica latina e al jazz. Nel corso degli anni Daniela si cimenta anche come compositrice per il teatro e per il cinema.
Il 2008 è stato un anno molto importante per lei, che vede la pubblicazione di "La rosa tatuata", un disco che ha segnato un vero e proprio punto di svolta per l'artista: si tratta infatti una raccolta di brani molto sentiti perchè ispirati alla battaglia della madre contro il cancro. L'album ottiene grandi consensi, sia in Canada che all'estero e proietta Daniela verso una carriera luminosa.
Nel 2012 pubblica “The Songs of Paolo Conte” (Acronym/Universal), un personale omaggio di Daniela nei confronti di un artista che per lei ha rappresentato e reppresenta molto. Anche questo lavoro è stato molto apprezzato sia dalla critica che dal pubblico, tanto da scalare le classifiche dei dischi più venduti sia in Canada che negli Stati Uniti. Con questo lavoro Daniela comincia un viaggio di musica e scoperta personale che continua con il suo ultimo lavoro dal titolo "Canto" (Really Records / eOne Ent.) uscito il 28 ottobre dello scorso anno in Canada e da poche settimane, il 29 febbraio in Italia. In questo disco la cantante canadese rivisita 10 canzoni dei più grandi compositori jazz e pop italiani che ancora oggi sono in gran parte sconosciuti al pubblico del Nord America. Questa la tracklist: : “Punto – Jovanotti”, “Giovanni Telegrafista – Enzo Jannacci”, “Senza Paura – Ornella Vanoni”, “Tout L’amour – Caterina Valente”, “A Story Gone Wrong – Fabrizio De Andrè”, “Giudizi Universali – Samuele Bersani”, “Giri e Rigira – Joe Barbieri”, “Beautiful That Way – Noa”, “Oublions Nous (Dimentichiamoci) – Bungaro”, “Amami Ancora – Daniela Nardi (inedito)”, “Canzone Per Te – Sergio Endrigo”. Per questo album l’artista si è imbarcata in un viaggio intercontinentale, collaborando con il noto produttore e compositore italiano Antonio Fresa (L'Arte della Felicità), registrando sia negli studi di Toronto sia nello studio di Fresa a Napoli. Le sessioni hanno attinto a un cast internazionale tra cui alcuni dei musicisti jazz più prominenti, incluso il marito Ron Davis, pianista con il quale collabora di frequente, il bassista Mike Downes e il batterista Roger Travassos, insieme a diversi musicisti italiani come l’acclamato trombettista Fabrizio Bosso e il virtuoso del clarinetto Gabriele Mirabassi.
In aggiunta a tutte le sue attività come musicista, Daniela Nardi è al timone, come fondatrice e direttore artistico, di “Espresso Manifesto: Musica, Arti, Cultura”, un salone di cultura annuale col fine di mettere in mostra gli artisti italiani e italo canadesi promuovendo lo scambio culturale tra Canada, Italia e la sua diaspora.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Daniela che ci ha raccontato della sua incredibile per la musica e di questo "Canto" che la omaggia in maniera così autentica a sentita.
[Intervista a cura di Dan]
Ciao Daniela, grazie del tempo che ci stai dedicando e benvenuta su andergraund. Partiamo facendo capire un po' a chi ci legge chi è Daniela Nardi. Raccontaci della tua passione per la musica e per il canto. Com'è nata e da chi è stata influenzata?
Ciao a voi. La mia passione per la musica è cominciata quando avevo 5 anni. Gran parte del merito va a mia madre, lei amava la musica e quando ho visto il mio primo concerto avevo solo 3 anni. A 5 anni le chiesi di prendere lezioni di pianoforte e a 14 anni scoprii una band che si chiamava The Police. A quel punto, ho cominciato scrivere canzoni e ho imparato suonare il contrabasso perché volevo essere come Sting. Progetto dopo progetto, disco dopo disco, mi trovo qui, alla scoperta del canzoniere italiano.
Tu sei canadese ma il tuo nome tradisce chiare origini italiane. Che rapporto hai col nostro paese? Tra l'altro sei fondatrice di “Espresso Manifesto: Musica, Arti, Cultura”, un salone di cultura annuale che promuove appunto lo scambio culturale tra Canada e Italia. Un progetto a cui tieni molto. Parlacene un po’.
Sì, mio papà è di Cosenza, mamma era di Crotone. Sono nata a Toronto e quindi sono canadese ma senza ombra di dubbio la mia anima è tutta Italiana. Quando sono in Italia mi sento a mio agio, mi sento me stessa. Alcuni miei amici che abitano a Roma dicono che è davvero difficile pensare che io sia cresciuta altrove. Per quanto riguarda il salone, quando è nata questa idea ho visto che la maggior parte delle persone qui a Toronto non capiscono realmente la cultura italiana di oggi. Hanno una percezione intrisa di stereotipi e ho pensato di fare qualcosa per cambiare tutto ciò. Ecco perché tutto ha preso forma.
Nel corso del tuo percorso hai vissuto la musica da diverse angolazioni, come pianista e polistrumentista, come compositrice e come cantante. Hai scritto melodie per il cinema e il teatro. Hai accarezzato una miriade di generi differenti, dalla musica classica, al rock e al punk, passando per il pop e la musica latina fino ad arrivare al jazz. Dire che sei un'artista trasversale è poco. Cosa ti manca all'appello? Quale sarà la tua prossima passione musicale? Esiste una situazione nella quale ti trovi più a tuo agio e nella quale ti senti più te stessa?
È vero ho fatto tante cose, forse mi annoio troppo in fretta. Sono molto contenta di aver fatto questi dischi con le cover di Conte e di tanti altri. Ho imparato tanto e mi sono divertita tantissimo a fare i vari arrangiamenti. Ma devo dire che mi manca molto scrivere cose mie. Adesso voglio sedermi al pianoforte e comporre. Mi piaceva essere il produttore delle mie registrazioni passate. È giunto il momento di farlo nuovamente.
Da dove nasce questa tua curiosità e trasversalità e soprattutto questo bisogno di cimentarti sempre con qualcosa di nuovo?
Come dicevo, mi annoio facilmente. Sul serio, sono molto curiosa, mi piace provare cose nuove, allungare i miei confini. Mi piace crescere e non restare stagnante. Mi piace creare suoni nuovi e originali, mi piace sperimentare,
Veniamo a "Canto", il tuo ultimo lavoro. Un disco di cover che è un vero e proprio omaggio alla tua grande passione: la musica. Prima domanda scontata: come hai scelto i pezzi a cui dare una tua rilettura? Immagino che siano tutti brani molto importanti per te. È stato complicato? Personalmente quando provo a fare una compilation delle mie canzoni preferite puntualmente desisto perché sono tantissime e perché penso che cambino alla velocità della luce.
È stata una prova veramente difficile, avevo una lista con più di 100 canzoni. Ha prevalso l’istinto, ho dato la priorità a canzoni che veramente significavano qualcosa per me. Ho anche scoperto Milly ma a quel punto era già troppo tardi, avevamo già deciso e non potevamo cambiare nulla.
La scelta dei brani conferma ancora una volta una tua trasversalità di fondo. Nel disco ci sono pezzi di Jannacci, di Endrigo e di De André, della Vanoni, ma anche di Jovanotti e di Bersani, di Bungaro, fino ad arrivare a Noa e Joe Berbieri. Di fondo però c'è una cosa che salta subito all'occhio: la quasi totale predominanza della musica italiana, che all'estero non è molto conosciuta. Coma hanno accolto il disco oltralpe?
Questi brani erano del tutto sconosciuti al pubblico del Nord America, per questo motivo abbiamo deciso di scegliere un paesaggio sonoro che fosse familiare come il folk, il jazz o bossa nova. La lingua della musica è universale e abbiamo giocato con queste sonorità per creare un lavoro a cui la gente potesse avvicinarsi. Ci siamo riusciti.
Non è la prima volta che ti cimenti con delle cover. Infatti nel 2012 avevi pubblicato “The Songs of Paolo Conte” in cui hai ricantato alcuni pezzi del cantautore. Ci vuole anche un po' di coraggio a imbarcarsi in operazioni del genere, perché magari una si chiede se le proprie riletture reggano il confronto con gli originali. Non hai mai temuto questo? Ti è mai successo di ricevere un feedback da parte di qualcuno degli artisti a cui hai reso omaggio?
Sì, a dire la verità ho chiesto 4 volte al signor Conte e al suo manager ma non mi hanno mai risposto. Credo che il mio vantaggio sia quello di essere canadese, non vivendo nel paese dell’artista ho potuto fare qualcosa di nuovo e di fresco senza attaccamenti vari.
"Amami ancora" è l'unico tuo brano inedito presente nel disco. Parlaci del pezzo. Come mai hai scelto questo brano per inserirlo in un disco interamente di cover?
Volevo contribuire con qualcosa di originale scritto da me. È stato un modo per me di onorare tutti i grandi artisti e le grandi canzoni che avevo appena scoperto. In questo modo ho potuto dimostrare quanto avessi imparato da loro.
Cosa ci dici invece della scelta del primo singolo estratto dall'album, ovvero "Giovanni Telegrafista" di Enzo Jannacci? C'è qualcosa che ti lega in particolare a questo artista e a questo pezzo?
Janacci come Conte è un personaggio particolare e questo mi ha affascinata tantissimo. Forse c'è qualcosa con cui mi identifico. La giocosità e la poesia unite a toni seri. Mi identifico molto con queste qualità.
Quanto è stata fondamentale per la buona riuscita del disco la collaborazione con il produttore Antonio Fresa?
Lavorare con Antonio è stato un processo necessario oltre che una grande lezione. Ho imparato molto su me stessa come artista, come cantautrice. È riuscito a cogliere degli aspetti che io non avrei mai colto in quanto troppo coinvolta nel lavoro.
Tra l'altro so che il disco è stato registrato proprio tra Toronto e Napoli. Com’è stato lavorare dividendosi tra le tue due 'patrie'? Si avverte qualche differenza?
L'emozione più grande per me è stato quello di essere in grado di fare musica nei miei due mondi : Canada e Italia. L'unica differenza sostanziale è la lingua perché, quando si tratta di persone di talento, non importa dove ti trovi. Sono circondata da professionisti. Sono fortunata
Le sessioni hanno visto la partecipazione di un cast internazionale di tutto livello che vanta alcuni dei musicisti jazz più importanti, tra cui tuo marito Ron Davis, Mike Downes e il batterista Roger Travassos, l’acclamato trombettista Fabrizio Bosso e Gabriele Mirabassi. Come sono nate queste collaborazioni e quanto sono state determinanti per aver dato al disco una marcia in più?
Ron, Mike e Roger sono nel mio gruppo qui a Toronto ed era scontato che lavorassi con loro. Con Bosso e Mirabassi, abbiamo lavorato insieme per il disco di Conte. Abbiamo un’amica comune, Rita Marcotulli. Lei ci ha presentati. Fabrizio e Gabriele adesso non sono solamente musicisti con cui lavoro sono anche degli ottimi amici e quando la musica entra anche nel privato è fantastico.
Daniela, siamo in chiusura. Prima di lasciarti non possiamo non chiederti quali sono i tuoi progetti a breve e lungo termine. È in programma in tour? C'è qualche altro progetto già in cantiere?
Per il momento mi sto godendo una piccola pausa prima di pensare al prossimo progetto però Mirabassi verrà a Toronto per suonare con noi, inoltre andrò a Edinburgo con il mio gruppo per il Festival d’arte di Edinburgo e spero con tutto il cuore di venire in Italia per un tour. Sarebbe un sogno.
Adesso abbiamo finito veramente. Grazie per il tempo che ci hai dedicato e in bocca al lupo per i tuoi progetti.
Grazie di cuore per questa intervista così accurata e interessante. Grazie anche per il tempo che mi avete dedicato.
Daniela Nardi sul web:
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