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Bloom 06

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bloom06E’ il cupo autunno del 2004 quando Maury e Jeffrey si apprestano a iniziare a lavorare sul quarto capitolo della saga Eiffel 65. Per ragioni di natura artistica, professionale e personale, si mettono al lavoro in alcuni nuovi studi di registrazioni allestiti appositamente e non nei locali della loro casa discografica: la BlissCo.
Prendono dunque vita nuove collaborazioni e si fanno strada recondite influenze musicali, relegate al ruolo di comparsa nei precedenti capitoli della band. Risultano particolarmente incisivi per il rinnovamento del sound gli innesti del basso elettrico e delle chitarre. Sperimentazione e anti-convenzionalità contrassegnano due anni di giornate trascorse in studio, condite da sessions protratte spesso fino a tarda notte, finché il prodotto inizia a delinearsi più chiaramente, obbligando i due artisti ad una sorta di bivio tanto professionale quanto personale. Sorge infatti il dubbio che, conseguentemente alla evidente rivoluzione compositiva, pubblicare, in veste di Eiffel 65, un album dalle sonorità così atipiche rispetto al target del gruppo, sia poco sincero e coerente nei confronti dei propri fan. Maury e Jeffrey decidono quindi di comune accordo di lasciare il gruppo, assumendosi i probabili rischi scaturibili dall'abbandono di un marchio già commercialmente affermato sulla scena italiana ed internazionale, e protagonista di numerosi record di vendite e soddisfazioni personali.
Un'ulteriore sfida è rappresentata dalla coesitenza di pezzi bilingue (italiano ed inglese) nello stesso contesto, venutasi a creare dalla volontà di rispettare la natura di ogni singola canzone, lasciandola nel proprio idioma di partenza, senza inerpicarsi in traduzioni forzate.
Il 6 giugno del 2006 Maury e Jeffrey dichiarano ufficialmente la fine della loro avventura con il nome Eiffel 65 e la nascita di un nuovo progetto. E contemporaneamente viene inoltre annunciata la nascita dell'etichetta Blue Boys.
«Siamo orgogliosi del cammino percorso finora e ne conserveremo gelosamente ricordi, traguardi e insegnamenti ma avevamo voglia e bisogno di cambiare, di rinnovarci, di esplorare nuovi orizzonti, di cercare stimoli e suoni diversi, di respirare aria nuova… E per meglio soddisfare queste voglie abbiamo ritenuto opportuno procedere rivedendo, prima di tutto, i fondamentali: dal posto in cui si lavora, alla strumentazione e metodi da usare, fino alle persone con cui si collabora e ci si confronta. Le cose e le persone cambiano e le storie (anche quelle belle purtroppo) hanno sempre una fine…. Bisogna saperlo accettare:
fa parte della vita di ognuno.
Quello che non è cambiato sono le intenzioni e le motivazioni. Cerchiamo sempre di scrivere canzoni con testi e melodie ricercate sebbene dirette e comunicative. Questa volta però abbiamo scelto un vestito meno immediato e di conseguenza più coraggioso ma soprattutto diverso da tutto ciò che abbiamo indossato solitamente e in fondo anche diverso da ciò che si sente in giro ultimamente.
La motivazione che ci muove tuttavia è sempre la stessa: l’esigenza! L’esigenza di esprimersi comunicando attraverso la musica, di dare e ricevere nuove emozioni, di divertirci e divertire ancora cercando di stupire noi stessi e di conseguenza chi ci ascolta. Per noi scrivere e produrre continuamente nuova musica è un processo tanto entusiasmante quanto necessario! Sappiamo che certe decisioni possono essere rischiose ma fa parte del mestiere che abbiamo scelto di praticare.
Quando ciò che realizziamo ci soddisfa, affrontiamo ogni giudizio, esito o qualsiasi cosa arrivi con molta serenità.»
Così recitava il comunicato ufficiale dei Bloom 06. Il singolo d’esordio è datato 1 settembre 2006. In radio parte la rotazione di “In The City” rivisitazione musicalmente aggiornata con l’aggiunta del vocal sulla base di “Living in the ciry” brano strumentale già presente nel re-packaging del fortunatissimo album omonimo Eiffel 65”.
Questo brano era stato commissionato della fondazione Atrium nell’ambito di un progetto per la riqualificazione di alcune aree di Torino in vista delle olimpiadi invernali del 2006. La scelta di questo brano come primo singolo si concilia con l'intento di trovare un anello di congiunzione col passato e con l'esigenza di introdurre gradualmente le nuove sonorità.
Come spesso accadrà anche in futuro, i Bloom iniziano a presentare il loro album a spizzichi sul loro profilo di MySpace, giocando un crudele poker con i loro fan.
Finalmente il 13 ottobre 2006 esce in tutti i negozi di dischi l’album di debutto di Maury e Jeffrey nella loro nuova veste artistica.
Il titolo della loro prima fatica è “Crash Test #1”. Il titolo dell'album sintetizza la volontà di testare l'impatto del nuovo sound sia sugli ascoltatori di vecchia data sia sui possibili nuovi fan. La cover ritrae alcune pale eoliche in un contesto extra-urbano. L'album contiene solamente 8 tracce, in quanto il progetto Crash Test prevede l'uscita di un secondo capitolo in seguito.
Si ripresenta il dualismo linguistico con la convivenza di 5 tracce in inglese e 3 in italiano. Con questo lavoro i Bloom 06 ridimensionano il proprio impatto commerciale, dando vita ad un genere eterogeneo, in cui risalta il connubio di strumenti tradizionali con synth e campionamenti. Emergono così influenze del proprio background musicale, spesso sacrificate in passato, quali la New Wave e gli anni '80 e '90, su tutti i Depeche Mode. A tal proposito si avvalgono della collaborazione di amici musicisti, i quali permettono loro di ottenere suoni elettrici di quel periodo, fra cui il tipico basso dei The Cure. Si ispirano inoltre, per quanto concerne il panorama contemporaneo, all'Indie Pop internazionale e a band come Royksopp e Goldfrapp. L'album presenta un ritmo serrato e una cassa imponente, nonostante prevalga l'aspetto melodico e internazionale. Un'altra differenza con i lavori precedenti consiste dalla mancata manipolazione, tramite il massiccio impiego del vocoder, della voce di Jeffrey, fruibile al naturale. I testi riprendono la tecnica di stesura adottata in Europop, ovvero un linguaggio semplice e diretto, ma dall'interpretazione complessa e versatile. Dopo il primo album Maury e Jeffrey si concentrano in studio per trovare nuove sonorità e sperimentano nuovi arraggiamenti che serviranno per i prossimi capitoli. In questo contesto lavorano ad un progetto parallelo che si concretizza, nell'estate del 2007, con i remix di "Basta poco" (Vasco Rossi) e "Un kilo" (Zucchero). Intanto, per mezzo di ripetute scremature fra i demo prodotti, si delinea progressivamente la tracklist di Crash Test 02, la cui uscita viene ripetutament rimandata, finché l'11 Marzo 2008, negli studi Exchange di Londra, avviene il mastering definitivo, ad opera di Mike Marsh. Come avvenne per il primo album i Blooms sottopongono gradualmente al giudizio degli ascoltatori, tramite il noto portale Myspace, quattro anteprime di un minuto circa ciascuna: "Between the lines" e "Welcome to the zoo" in inglese, "Anche solo per un attimo" "Un'altra come te" in italiano.
In seguito indicono un sondaggio all'interno del forum ufficiale affinché sia lo stesso pubblico ad eleggere fra le preview il pezzo più adatto ad essere lanciato come singolo estivo. Dopo riflessioni che tengono conto di diversi fattori e su cui incide notevolmente l'esperienza maturata nella propria carriera, band e staff annesso optano per "Un'altra come te", la cui rotazione radiofonica ha inizio il 2 Maggio 2008. Crash Test 02 esce nei negozi di dischi il 23 Maggio 2008, distribuito stavolta dalla EDEL dopo l’inefficiente distribuzione della Universal...Emerge un riavvicinamento della band alla musica dance, in accordo con la dichiarata volontà di rappresentare l’altra faccia della medaglia rispetto al primo lavoro, grazie ad un sound più ballabile e diretto, che incarna idealmente il cosiddetto bright side. In quest’ottica si colloca il tema della copertina, della quale sono nuovamente protagonisti i generatori eolici, ma questa volta su uno sfondo sgombro da nubi. bloom06
Nella tracklist dell’album persiste il dualismo linguistico con 7 canzoni in inglese e 3 in italiano. Sul piano musicale e canoro, spicca ancora l’influenza degli anni '80 ed in particolare dei Depeche Mode, a cui si mescolano tratti stilistici moderni, captati da artisti come Daft Punk e Deadmau5, che caratterizzano gli episodi più movimentati. Si denota inoltre un minore impiego degli strumenti tradizionali, quali il basso elettrico e le chitarre, che avevano imperversato massivamente nel primo capitolo del gruppo, in favore di intrecci sonori puramente elettronici che si stagliano su ritmiche immediate, in merito alle quali si segnala la predominanza di una potente cassa in 4/4. Le liriche si presentano ancora criptiche, riconducibili in generale a tematiche talvolta attuali e controverse, quali la guerra o l'involuzione morale della società, talvolta intimiste e relazionali, attraversate, in taluni casi, da un filo di romanticismo.

 

Intervista

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