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E' uscito da qualche mese "Leaf", il primo lavoro ufficiale dei Moseek. Undici tracce che racchiudono materiale vecchio e nuovo. Abbiamo fatto quattro chiacchiere coi ragazzi che ci hanno parlato del disco e di molto altro

Il progetto Moseek nasce nel 2010 per volere di Elisa Pucci, Fabio Brignone e Davide Malvi. Il genere che suona la band non può essere definito in maniera precisa, si tratta infatti di un ibrido, un misto di rock e di elettronica, che cattura l'attenzione fin dal primo ascolto.
Nel corso degli anni i ragazzi hanno suonato tantissimo dal vivo, in Italia e non solo, calcando il palco di numerosi festival e contest musicali, nei quali hanno avuto modo di mettersi in luce e di farsi notare sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. Inoltre hanno diviso la scena con importanti nomi del panorama nazionale quali Linea77, I Ministri, Perturbzione, Tre Allegri Ragazzi Morti, Giuliano Palma & The Bluebeaters e Bud Spencer Blues Explosion, solo per citarne alcuni.
A Gennaio di quest'anno è uscito il primo album dei Moseek, "Leaf" su etichetta One More Lab/Don't Worry, e distribuito Edel. "Siamo molto felici che il nostro disco sia anche nei negozi fisici - dichiara la band - anche se ormai in Italia sono sempre meno. Siamo ben consapevoli di quanto la discografia abbia vita difficile, soprattutto in un periodo di crisi generale come questo, ma noi cerchiamo di stemperare gli animi puntando sul live, che è la cosa che ci soddisfa di più. Vi aspettiamo!".
"Leaf" è composto da 11 brani, alcuni dei quali già presenti nei lavori precedenti della band, mentre altri registrati e missati da Giorgio Baldi, produttore e chitarrista di Max Gazzè. L'uscita dell'album è stata anticipata dal singolo "Steal-Show", secondo singolo estratto dal disco, il cui video è stato pubblicato in esclusiva sul sito de La Repubblica XL, e vede alla regia Egidio Amendola e Mauro Nigro.
Abbiamo chiesto ai Moseek di parlarci del disco e ne abbiamo approfittato per toglierci qualche altra curiosità. Alla prossima! [B!]

 

Ciao ragazzi, benvenuti su andergraund! Partiamo come si suole in questi casi con una breve presentazione del gruppo. Come e quando è nato il progetto Moseek? Come vi siete conosciuti e com’è nata la voglia di creare musica insieme?

Davide: L'idea della band nasce con le canzoni che scrive Elisa che, dopo aver suonato con diversi musicisti, ha consolidato il progetto inizialmente con me, Davide, e poi con Fabio. Io e lei ci siamo conosciuti tramite un amico in comune il quale le suggerì di contattarmi dal momento che era in cerca di un batterista. A luglio del 2010 Fabio ha reso ufficiale l'inizio del progetto: io e lui siamo vicini di casa e ci conosciamo da una vita ma non avevamo mai suonato insieme. La prima prova e i primi tre concerti sono stati un po' decisivi, è stato naturale capire quali fossero gli obiettivi comuni a tutti e tre e l'impegno che avremmo messo nel progetto.

Da qualche giorno è uscito "Leaf", il vostro disco d'esordio. In realtà avevate già pubblicato altre cose nel corso degli anni, e alcuni pezzi contenuti nel cd erano già stati pubblicati. Quindi cosa rappresenta per voi questo album? E’ la conclusione di un capitolo, un nuovo punto di partenza..? E come avete scelto i pezzi da inserire nel disco, vecchi e nuovi? I brani che erano già usciti in passato sono stati risuonati e riletti sotto un'altra luce, oppure li avete mantenuti nella loro versione originale? Perché?

Entrambi le cose! "Leaf" infatti è la fusione di un EP del 2010, "Tableau" e di "Yes, Week-End" del 2012, entrambi auto-produzioni. Sono state inserite 7 tracce dell'album e registrati ex-novo tre brani di "Tableau" e la title-track "Leaf". Dal 2010 infatti sono usciti due nostri singoli e videoclip (A Room & A Kitchen, Pills) e sono state diffuse tramite radio e compilation altre canzoni (Bad Things, No Man's Land).Poi ad aprile 2012, un’etichetta romana (Onemorelab) ci ha proposto di produrre un album che fosse edito da Dont'Worry Records con distribuzione digitale e fisica. Dopo due anni, è uscito ufficialmente. "Leaf" ci rappresenta, ovviamente anche musicalmente parlando, in quell’arco di tempo che va dal 2010 a fine 2013. È quindi la conclusione di un capitolo ma, allo stesso tempo, è anche il nostro punto di partenza ufficiale perché in questo modo possiamo portare sul palco il nostro sound attuale, molto più elettronico.

Come sta andando il disco? Avete già registrato le prime reazioni? So che siete molto orgogliosi del fatto che l’album sia uscito anche in formato fisico. E' una sorta di operazione nostalgia quella di farlo uscire anche in versione cd o siete convinti che nonostante tutto quello che si dice, ci sia ancora una buona fetta di pubblico che ama il disco come oggetto da collezione?

La nostalgia del disco fisico c'è sempre. L'intenzione e la volontà di uscire anche nel fisico, soprattutto con distribuzione nei negozi e non solo negli store digitali, è stata iniziativa del management con cui abbiamo collaborato per alcuni mesi lo scorso anno e che ha prodotto il disco, appunto OneMoreLab. Eravamo un po' scettici e intimoriti dal sapere il disco nei negozi perché ovviamente conosciamo le dinamiche e le condizioni attuali del mercato discografico, sappiamo che i dischi non si vendono e che i negozi stessi di dischi sono dimezzati. Ma l'entusiasmo dell'etichetta ha vinto sul nostro scetticismo, stiamo parlando comunque di una tiratura limitata, non di 100.000 copie! Allo stesso modo crediamo che il cd da scartare faccia sempre il suo effetto e sicuramente il pubblico ai concerti è più generoso, esiste ancora chi esce prettamente per andare a vedere una band che suona in un locale. Ecco in genere quella persona, se apprezza il live che ha visto, ti compra anche il disco. Non è matematico, ma c' è una buona probabilità. E, ottimisti come siamo, si spera che il numero di questo tipo di persone, in Italia, aumenti vertiginosamente, sarebbe cosa buona per i musicisti, per la musica, per l'economia, per la cultura in generale. Sarebbe proprio una cosa buona!

Rispetto a "Yes, Week-End", il vostro precedente album autoprodotto, ma anche rispetto al vostro primo lavoro "Tableau", che voi definite un ‘lungo ep’, in cosa vi trovate cambiate cambiati, e quali caratteristiche invece accomunano questi lavori?

Elisa: Siamo quasi radicalmente cambiati nei suoni, l'elettronica si è radicata nelle nostre composizioni e nel nostro live, infatti Davide ha aggiunto oltre al set acustico anche pad elettronici, così Fabio oltre il basso suona anche il synth, io canto in maniera molto diversa e curo molto di più il suono della chitarra. Siamo tutti e tre più consapevoli di quello che facciamo, grazie anche all'aver scardinato qualsiasi convinzione che avevamo sui nostri brani, anche quelli che più ci piacevano. I cambiamenti ovviamente sono "visibili" nel concerto attuale che portiamo in giro, dove l'approccio è sempre rock, ma ci sono diverse contaminazioni che spaziano dal dream-pop, all' indie, all'alternativo, fino ad arrivare a momenti molto percussivi (ho aggiunto un timpano che suono live) quasi di stampo tribale. Quello che ci appartiene sempre è la spontaneità con la quale arrangiamo i pezzi, l' orecchiabilità, e la sincerità dei testi.

Il vostro sound è molto piacevole, fresco e divertente, e dal respiro molto internazionale. C'è qualche gruppo o qualche artista verso cui vi sentite maggiormente in debito per quello che siete ora?

Ci sentiamo in debito con tantissimi artisti, molti sconosciuti, molti di questi non suonano nemmeno più! È scontato dire che grandi nomi del panorama internazionale abbiano influenzato i nostri approcci alla composizione (NIN, Muse, Blonde Redhead, Bjork, Massive Attack, AltJ e tanti altri), spesso ci sono stati di ispirazione band emergenti. Bisogna sempre ascoltare o vedere i concerti di colleghi musicisti, magari che stanno percorrendo lo stesso tuo percorso perché si possono scoprire cose meravigliose e prenderle per farle proprie senza che nessuno se ne accorga.

E’ interessante osservare come vi piaccia accostare testi dal messaggio piuttosto serio e importante a musiche ballabili e dal mood decisamente allegro. E' un contrasto che spiazza un po'. Immagino che sia una cosa voluta?

Elisa: Esattamente, in realtà questo dualismo me lo porto dietro da una vita. Io stessa incarno questa dualità, basti pensare come la mia personalità contrasti con il mio visetto da bambolina. Ecco, le canzoni che scrivo rappresentano proprio questo ed è anche, e soprattutto, un modo per stemperare le vicende negative che vengono descritte, un modo per sdrammatizzare, per rendere meno pesante le vicende pesanti e spiacevoli della vita, come per dire: "ridiamoci su!".

"Steal-Show" è il vostro ultimo singolo, accompagnato da un video molto divertente diretto da Egidio Amendola e Mauro Nigro. Il pezzo parla di rivalità, ma non di sana rivalità: parla della voglia di primeggiare a tutti costi e con tutti i mezzi. Nel video fate una parodia del mondo dei talent, ma immagino che il pezzo non si riferisca solo a quel fenomeno in particolare, ma in generale alla vita di tutti i giorni, in vari ambiti, tema che in parte ritorna anche in "Bad Things". E' così?

Proprio così! Non è un' invettiva ai talent, tanto che inizialmente l'idea era quella di ambientare scene di rivalità anche in altri ambiti, non solo quello musicale: ovvero un provino di canto, uno di danza e un colloquio di lavoro. In seguito Egidio e Mauro ci hanno consigliato di "sintetizzare" il concetto che avevamo in mente nel talent, ed essendo loro i registi abbiamo assolutamente seguito il loro consiglio. Anche Bad Things e A room & a kitchen segue il filone delle "storie brutte accompagnate da motivetti allegri",pure "Pills" che è una sorta di "basta un poco di zucchero e la pillola va giù" fatta da noi.

"Leaf", che è il primo estratto dal disco, ma anche "Something To Dig", "Blunder" e in "Slippers" sono brani che affrontano in maniera diversa il tema dell'amore, in varie forme e in differenti situazioni . Quanto è complicato, ma forse anche terapeutico, mettere a nudo i propri sentimenti in un pezzo?

Terapeutico senza dubbio. D' altro canto si parla d’"espressione" artistica perché l'artista che si esprime è in primis una persona e se ha scelto di creare qualcosa, che sia una canzone, una poesia, un quadro, è perché deve portare fuori di sé quel qualcosa ed è necessariamente una parte della propria persona. Credo che la difficoltà stia nel quanto si voglia essere sinceri.

"Mr.Benson" invece è un brano che parla di una persona che esiste realmente, anche se non si chiama mr. Benson. Ci volete parlare un po' del pezzo e di quanto sia importante anche il saper captare gli stimoli che vengono dall'esterno per un autore?

Elisa: "Mr. Benson" innanzi tutto oggi sta bene! Detto questo, è un uomo che ha fatto tanto male a se stesso, cercando la felicità in sfoghi e luoghi che non avrebbero mai potuto dargliela. Si illudeva di essere un grande uomo e di sviare la responsabilità dei suoi atti, illusione e poca lucidità andavano di pari passo.
Osservare le cose è la mia più grande fonte d’ispirazione, più della musica stessa che ascolto.

Infine volevo chiedervi di "How to Believe", un pezzo molto interessante, di critica nei confronti della Chiesa. Ce ne volete parlare? Da cosa è nata l'esigenza di scrivere un pezzo come questo? E cosa ne pensate delle aperture che si stanno profilando all'orizzonte grazie alla figura di questo nuovo Papa rock n'roll?

La volontà del testo non è quello di mettersi su un piedistallo e dare giudizi. I perché? e i come? mettono in moto il confronto, perché ci si aspetta una risposta. Fare domande e dare risposte equivale ad avere un dialogo. Senza dubbio su questo principio lavora molto anche questo nuovo Papa rock n'roll che dialoga con le persone e lo fa in maniera semplice e non da un piedistallo. Questo aspetto gioca molto a suo favore. Certo è che è un po' una perla ancora troppo rara ...

Come nasce la vostra musica? Come lavorate ai pezzi e quanto è stata importante, per quanto riguarda il materiale nuovo, la collaborazione di Giorgio Baldi?

Fabio: I brani sono scritti per musica e testo da Elisa che li porta in sala voce e chitarra + un groove che ha in testa. Io e Davide ascoltiamo sempre con molta attenzione i suggerimenti di Elisa e le sue descrizioni delle atmosfere dei brani. Lei va molto per immagini, è abbastanza avvezza all'uso di descrizioni piuttosto che all'utilizzo di termini tecnici e spesso ci porta registrazioni fatte sul telefono, anziché magari su CUBASE! Insomma immediatezza al massimo e anti-tecnologia che per fortuna è sempre compensata da me e da Davide.
Giorgio Baldi ha missato i 4 brani registrati ex-novo del disco (Something To Dig, Bad Things, Leaf E A Room & A Kitchen"), purtroppo non abbiamo avuto il piacere di incontrarlo o di lavorare a stretto contatto con lui, è stata un po' una collaborazione "a distanza", voluta dall'etichetta che ci ha fatto ascoltare il prodotto finito, appena uscito dal negozio e scartato. Non abbiamo potuto fare altrimenti, come dire... è stata una sorpresa!

Parliamo un attimo di live. So che per voi il momento del concerto è molto importante. Avete suonato parecchio in giro nel corso degli anni, dividendo anche il palco con artisti molto importanti. Avete un ricordo particolare o un incontro che ricordate con piacere?

Fabio: Il Live è sicuramente il momento più importante dove, oltre al coinvolgimento musicale, vi è quello umano. È davvero interessante potersi confrontare (e fare mattina con troppe birre) con persone che fanno il tuo stesso lavoro e che magari sono ad un livello più alto...è quello che è accaduto con i Ministri.

So che nel 2012 avete fatto anche un tour in Inghilterra. Avete notato differenze tra il modo di ascoltare e di vivere la musica oltremanica rispetto alla realtà nostrana, forse ancora un po' provinciale e ancorata a vecchi schemi commerciali. In Italia la vita del musicista non è sempre facile...

In Italia la vita del musicista non è sempre facile ma non lo è nemmeno altrove. Ovvero, tutti vogliamo la stessa cosa e dappertutto esistono difficoltà, gente della quale diffidare, gestori di locali indegni, etc etc. Quello che fa la differenza, come in tutte le cose, sono le persone, gli usi e i costumi, la cultura. In Italia un gran numero di persone va in discoteca, in Inghilterra un gran numero di persone va in discoteca, ai concerti, alle mostre, ai reading, a teatro etc etc. In Inghilterra, se inizia un concerto voce e chitarra, le persone fanno rigoroso silenzio, in Italia allo stesso concerto il vociare avrebbe avuto un volume più alto della stessa chitarra. In Inghilterra al banchetto dei dischi ti chiedono perché un disco tu lo stia vendendo a così pochi pound, in Italia o fanno una colletta in 18 per comprare il disco o ti chiedono lo sconto. Ma in Italia se ti abbracciano dopo il tuo concerto e ti dicono che è stato bellissimo, non è detto che facciano questo perché sono ubriachi lerci, in Inghilterra forse è più probabile. :)

Ci sarà un tour per presentare dal vivo i pezzi di "Leaf"? Altri programmi a breve e lungo termine?

Si, queste le prime date:
28 Marzo - SATYRICON, Frosinone (FR)
05 Aprile - CONTESTACCIO, Roma w/RunaRaido
10 Aprile - MOCAMBO, Santeramo in Colle (BA)
11 Aprile - LABORATORIO URBANO, Alberobello (BA)
12 Aprile - MESALIBRE, Gioia del Colle (BA)
24 Aprile - BOBBY'S LIVE BAR, S.Giacomo d.Schiavoni(CB) w/Mira
25 Aprile - EXCALIBUR, Canosa di Puglia (BAT) w/Mira
26 Aprile - LA NUOVA DIREZIONE, Cellino Attanasio (TE) w/Mira
31 Maggio - CANTINE APERTE Festival, Valmontone (RM)
19 Giugno - SECRET CONCERT
E per i prossimi mesi concerti concerti concerti.

Ragazzi, abbiamo finito. Grazie della chiacchierata e in bocca al lupo per i vostri prossimi impegni!

Grazie a voi e crepi il lupo!

 

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