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Uscita17

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E' disponibile da qualche settimana "Solo Buone Notizie", l'ultimo lavoro della band romana. Nel disco la difficoltà dei rapporti quotidiani, la rabbia verso situazioni critiche ma anche la voglia di riemergere e di dare una svolta. Ce ne parlano gli stessi Uscita17

 

Gli Uscita17 sono una rock band nata nel 2006 a Roma, più precisamente nella zona Sud-Est della capitale, da cui prendono anche il nome. Il loro sound è un ibrido di alternative/rock, funk e punk, con moderni richiami elettronici. Inoltre la loro produzione è sempre stata caratterizzata da una grandissima attenzione per i testi e il loro messaggio.
Il loro primo disco, "Numero Primo", arriva nel 2010, pubblicato dall'etichetta indipendente UFO HI-FI, mentre nel 2012 esce l'ep “NO”, realizzato in collaborazione con Marco Resovaglio e Danilo Silvestri (Ufo Hi-Fi, Hit/Bit), distribuito sia in digitale che in cd in tiratura limitata (171 copie). Nel corso degli anni grazie anche a un'intensa attività live e alla partecipazione a diversi contest e manifestazioni musicali il gruppo riesce ad attirare l'attenzione degli addetti ai lavori e l'apprezzamento del pubblico.
Poi arriva l'incontro con Pierluigi Ferrantini, e nel 2013 la band entra in studio per registrare del nuovo materiale presso lo studio CoseComuni, avvalendosi della produzione artistica dei Velvet. Il risultato di questi mesi di lavoro è “Solo Buone Notizie”, il loro nuovo disco, uscito a gennaio per CoseComuni/ OneMoreLab, anticipato dal video del singolo “In Faccia A Nessuno”, diretto dal talento Francesco Galati.
Come suggeriscono titolo e copertina (un’immagine sottosopra di un esperimento atomico dell’atollo di Mururoa in Polinesia), “Solo Buone Notizie” è la scelta di guardare al di là di ogni evento, è un’istantanea da osservare attentamente.
Il titolo dell’album si presta ad una doppia lettura: come una pura affermazione e come una sottile ironia, nel il tentativo di far convergere i due piani di lettura. È il rovescio della medaglia, il vedere il bicchiere mezzo pieno, la speranza ed il riscatto nei sentimenti come nella quotidianità di questo tempo.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con gli Uscita17, che ci hanno parlato della loro ultima creatura e non solo.


Ciao ragazzi, benvenuti su andergraund. Per prima cosa volete raccontarci un po' la genesi del progetto Uscita17? Quando e come vi siete incontrati e com’è nata la voglia di creare un percorso comune?

È nato in maniera naturale: io (Emanuele) e Federico siamo fratelli, quindi, di fatto, suoniamo insieme da sempre. Gabriele e Carlo andavano a scuola con Federico al liceo. Abbiamo iniziato a suonare come tutti, per divertimento, per la voglia di emulazione, di mettere due accordi in croce. Poi da lì la consapevolezza, la voglia di provarci, il bisogno di scrivere cose tue ed è stato tutto un susseguirsi. Credo sia un percorso simile a tante altre band: se suoni da ragazzino, il passo dal fare canzoni di altri a cose tue è praticamente immediato.

Suonate insieme già da un po' ormai, e nel corso degli anni la vostra attività è stata molto intensa. Tra la pubblicazione di un disco e l'altro avete suonato parecchio in giro, e avete partecipato anche a un sacco di contest e manifestazioni importanti. Ci sono dei momenti o degli incontri particolarmente significativi che ricordate con particolare piacere?

Ricordiamo con molto piacere e soddisfazione Omar Pedrini al MEI di due anni fa, a cui abbiamo dato il nostro EP in maniera timida, lui subito si è messo le cuffie e dopo 40 secondi ha chiamato il suo chitarrista che stava sentendo altro e gli ha detto “senti questi, corri”. Oggettivamente ci siamo emozionati parecchio. Poi è stata la volta del concerto con i Marlene Kuntz a Roma, mostri sacri della scena italiana. Di solito, ricordiamo con piacere tutti i concerti in cui scendiamo dal palco, ci guardiamo in faccia e sappiamo che abbiamo fatto il massimo possibile, e c’è quel senso di soddisfazione che ti fa stare bene.

Visto che accennavamo alle numerose occasioni in cui avete avuto la possibilità di suonare in giro nel corso degli anni, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate dello stato di salute della musica dal vivo in Italia. Il live sicuramente è fondamentale per un gruppo per maturare e acquisire sicurezza. Però molti degli artisti con cui abbiamo parlato finora non ci hanno dipinto un quadro roseo della situazione nel nostro paese. Ci sono abbastanza spazi e opportunità per proporre la propria musica?

La situazione live italiana è su due livelli: da una parte è ottima, perché la crisi discografica (non si vendono dischi) ha fatto sì che l’attività live si incrementasse, ormai i guadagni derivano solo sui live. Questo dà la possibilità a gruppi emergenti di fare aperture che prima nemmeno si sarebbero sognati, offrendo una visibilità prima nemmeno immaginabile: non di rado vediamo gruppi nostri amici trovarsi ad aprire gruppi internazionali o italiani di un certo livello.
Sull’altro piano però la situazione del piccolo live locale è un disastro. La figura del “localaro” (come la chiamiamo a Roma), un personaggio di solito con una competenza musicale pari allo 0 e una capacità di gestione di un live ancora inferiore, è ancora dominante, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti gli addetti ai lavori. Purtroppo in questo microclima sta nascendo la moda di “contest” rivolti a giovani musicisti in cui si devono vendere il biglietto e chi ha venduto più biglietti passa (essendo le votazioni per alzata di mano).
Purtroppo è una situazione che ci imbarazza anche solo nel raccontarla ma è reale e concreta e noi nel nostro piccolo cerchiamo sempre di denunciarla e combatterla.

Ma veniamo al motivo per cui siamo qui, ovvero "Solo Buone Notizie", la vostra ultima fatica, uscito da qualche giorno. Cosa ci potete dire del disco? Quanto è importante e voi e quanto siete soddisfatti del risultato e delle prime reazioni?

È un disco importante, perché lo consideriamo un disco “completo”. Abbiamo curato tanto la scrittura dei testi, quanto le musiche e l’arrangiamento globale. È un disco a cui ci siamo approcciati in maniera professionale, seria, lavorando su aspetti che prima magari avevamo lasciato in secondo piano, anche grazie alla produzione artistica di Alessandro Sgreccia dei Velvet e di tutta Cosecomuni. Siamo soddisfatti, loro ci hanno insegnato a curare aspetti nuovi di un disco, anche quelli prima lasciati “in disparte”.
Soprattutto, siamo soddisfatti del riscontro: alla gente sta piacendo e sta capendo il lavoro che c’è stato dietro.


Musicalmente parlando si tratta di un disco molto interessante e piuttosto eterogeneo. Quali sono i vostri punti di riferimento principali?

Sono molti: ognuno ha i suoi “idoli” e cerca di condividerli con gli altri.
Sicuramente il Rock anni ‘70, il grunge di Seattle, ma anche la musica inglese di tutte le epoche e i grandi cantautori italiani, conditi da un pizzico di elettronica.

Rispetto al vostro prima album, "Numero Primo", ma anche agli altri ep che avete pubblicato nel corso degli anni, quali sono le differenze principali e quali sono invece i tratti distintivi della vostra musica o del vostro approccio che perdurano nel tempo?

Sicuramente la ricerca del suono, è la grande differenza ma anche il tratto distintivo. Cerchiamo sempre di ottenere il suono che vogliamo, che ci rappresenti di più. Come detto, stavolta c’è stata anche una ricerca maggiore sui testi (scritti da Federico, va detto) che secondo noi hanno un livello maggiore rispetto ai lavori precedenti.

Una ricerca musicale molto interessante, ma anche dei contenuti molto importanti: il vostro è un approccio piuttosto cantautorale. È sicuramente molto apprezzabile la cura e l'attenzione molto forte che avete riservato ai testi delle canzoni, cosa non sempre scontata nell'ambito del rock e del pop. Partiamo dal titolo del disco, "Solo Buone Notizie". Si tratta di un'affermazione ironica, visto i tempi che viviamo, o si tratta piuttosto di un auspicio per il futuro?

Sicuramente ironica. È un modo di dire: alla terza pessima notizia che ti danno, ti viene naturale dire “wow, oggi solo buone notizie!”.
E in questo periodo storico, anche musicale, di notizie non buone c’è solo che l’imbarazzo della scelta. In corso d’opera però abbiamo cominciato a dare anche un’accezione positiva: in un contesto come quello descritto sopra, pensiamo che un gruppo di ragazzi, indipendenti al massimo, che scelga di fare musica, possa rappresentare una buona notizia, no?

Il pezzo che apre il disco, "In faccia a nessuno", che è anche il primo singolo estratto dall'album, parla di un ignavo, ovvero di una persona che critica il modo di agire e di comportarsi degli altri, ma che alla fine non si espone mai in prima persona per proporre soluzioni o idee concrete. Si tratta di un invito a rimboccarsi le maniche e a cercare di intervenire nelle situazioni che riteniamo non funzionino. È così? Meglio sbagliare e avere il coraggio di ammettere i propri errori, come sostenete ne "Il Dono", piuttosto che non agire affatto?

Sicuramente. Pensiamo che sia sempre meglio provarci comunque, prendere una posizione, una scelta, vivere piuttosto che “lasciarsi vivere”. Gli sbagli e i cambi di opinione crediamo facciano parte di un normale processo di maturazione, come i gusti musicali. L’importante è essere sempre coerenti con se stessi e ammettere gli errori.

L'attualità dei tempi difficili in cui viviamo torna anche in "Siamo Poveri", un pezzo che parla non tanto della mancanza materiale di risorse, quanto dell'assenza di stimoli e di speranze per il futuro. Un sentimento oggi molto diffuso purtroppo. Come trovare dentro di sè un atteggiamento positivo nei confronti del domani visto che le prospettive non sono delle più rosee?

È una domanda difficilissima! Molto spesso siamo noi i primi a soffrire di momenti di scoraggiamento, proprio per la mancanza di prospettive. È umano, crediamo, non siamo dei robot o delle Rockstar e quindi nonostante tutto abbiamo i problemi di un qualsiasi trentenne italiano di oggi. Ma la cosa bella è avere anche un sogno, qualcosa in cui sperare e sui cui perseverare. L’atteggiamento positivo crediamo sia una cosa che o ce l’hai o non ce l’hai. Noi pensiamo che fondamentalmente, sia meglio averci provato e poi dire “è andata così, pazienza” piuttosto che stare poi a dire “chissà se c’avessi provato…”. È un atteggiamento che abbiamo sviluppato (e che onestamente nemmeno riusciamo sempre a seguire…) durante questo percorso, che non è un giorno che dura. Il tempo dedicato alla musica è importante, perché dà il modo di capire e sviluppare anche questi “antidoti naturali” allo scoraggiamento!

E poi c'è anche l'amore nell'album, inteso nel suo senso più ampio: che può essere il dialogo tra due amanti, come quello immortalato in "Diamante", la ballad romantica del disco, ma anche il dolore per un rapporto d'amicizia che finisce, come raccontato in "Vernice". Gira e rigira l'amore è il sentimento che ci tiene vivi e ci permette di affrontare anche i momenti peggiori?

L’amore muove il mondo, mi pare che più di un poeta l’abbia detto! Si può dire che questo sia un disco che parla solo di amore, per certi punti di vista: l’amore per una persona, l’amore verso gli amici, verso un sogno, verso il qualcosa di migliore che non c’è e che quindi va cercato o costruito.

"Animarida" è un altro pezzo che colpisce. Ci volete raccontare di cosa parla e com’è nato?

Parla di guerra, ma raccontato da “chi sta sotto”. Una situazione drammatica che attraverso televisioni e giornali è sotto gli occhi di tutto il mondo, ma che abbiamo provato a raccontare vista attraverso la quotidianità di chi la vive: i rumori, il cielo, i colori, i pensieri di chi non capisce chi è il buono e chi è il cattivo in una situazione in cui tutto si confonde, anche il senso stesso di buono e cattivo.

Come hanno preso forma i pezzi contenuti nel cd? Come lavorate alle canzoni? Chi compone e qual è l'apporto dei vari componenti del gruppo?

I pezzi nascono sempre in due maniere: o durante le prove, in cui esce un’idea dal nulla o magari da un momento di improvvisazione e ci si lavora assieme oppure qualcuno arriva con un brano maggiormente strutturato, su cui poi comunque ci si mette mano assieme, tanto è vero che magari viene stravolto. Per quello che riguarda i testi invece è un lavoro molto più personale di Federico. Di solito c’è una piccola “revisione” o integrazione, ma il 99% della scrittura è opera sua, tranne un paio i pezzi del nostro repertorio.

Come è avvenuto l'incontro con Pierluigi Ferrantini e i Velvet, e quanto è stato importante il loro contributo per la buona riuscita del disco?

Casualmente, una sera al Circolo degli Artisti (un noto locale di Roma). Eravamo lì per bere una cosa, lo abbiamo visto e gli abbiamo dato, con un po’ di faccia tosta, il nostro primo lavoro. Incredibilmente, qualche giorno dopo ci ha scritto chiedendo di farci due chiacchiere assieme nel suo studio e da lì è nato tutto. Da li abbiamo scoperto un gruppo e delle persone fantastiche, e non lo diciamo per dire, ma per aver avuto la fortuna di condividere del tempo creativo assieme!

Ho letto che molti di voi sono anche legati al mondo del design e della grafica. Quanto è importante per voi il rapporto tra musica e arti visive? C'è il vostro zampino anche nell'ideazione dell’artwork del disco o nell'ideazione del video del primo singolo?

Su 5 membri, 4 hanno una formazione “artistica” in campo visivo, e alcuni di noi ci lavorano. Per noi è importante quanto la musica stessa: è un mezzo diverso per ottenere uno stesso risultato. Se invece delle chitarre avessimo imbracciato una videocamera o preso in mano un pennello, adesso saremo aspiranti videomaker o aspiranti street artist. L’intero artwork è opera nostra, un’idea lanciata da Carlo, il nostro batterista, studiata assieme e poi sviluppata in maniera definitiva da Emanuele e Carlo stesso. Il video del primo singolo è stata una nostra idea: il rugby ci dà l’idea di uno sport molto “rock”: genuino, violento, onesto ma allo stesso tempo elegante e poi da appassionati, bistrattato dai grandi circuiti: un po' come chi fa musica originale in questo periodo!

Avete in programma in tour per portare in giro dal vivo i pezzi del nuovo album?

Certo, un gruppo come il nostro si nutre di live. Abbiamo date sparse un po’ per tutta l’Italia, che potete trovare collegandovi a Facebook e seguendo la nostra pagina “facebook.com/uscita17”, e se verrete a sentirci dal vivo ci farà enormemente piacere!
Ci fa piacere sottolineare la prossima data “casalinga”, del 18/4 al Circolo degli artisti, organizzata da Warning Records che ci vedrà condividere il palco con una serie di gruppi nostri amici e che sicuramente sarà una grande serata di Rock’n roll!.

Ragazzi, abbiamo finito. Grazie mille del tempo che ci avete dedicato e in bocca al lupo per tutto!

GRAZIE!!!!

 

 

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