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Elisa Genghini

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E' uscito da qualche settimana “Catturarti è inutile”, il primo album della scrittrice e cantautrice romagnola Elisa Genghini. Una bella intervista in cui ci ha raccontato di questo suo primo lavoro come solista e non solo

Elisa Genghini è una giovane cantautrice e scrittrice. Nata a Rimini, ha coltivato fin da piccola il suo sconfinato amore per la musica. Dopo essersi trasferita a Bologna ha provato a cercare qualche gruppo in cui poter dar sfogo alla propria passione: ha fatto parte degli Antille per un anno, e poi ha fondato gli Elymania, esperienza durata fino al 2010, terminata la quale Elisa ha deciso di dedicarsi alla carriera solista. E ne frattempo ha portato avanti anche il suo percorso come scrittrice pubblicando romanzi di successso come "Zucca Gialla" (Eumeswill), "Volevo sposare Kurt Cobain o fidanzarmi per sempre con Manuel Agnelli" (Coniglio Editore), "101 un cose da fare in Romagna almeno una volta nella vita" (Newton& Compton) e "Serena Variabile" (ed Castelvecchi) scritto a quattro mani con Gianluca Morozzi.
Tornando alla musica, a fine 2011 Elisa ha pubblicato il suo primo lavoro da solista, "Le briciole del pasto consumato", un ep prodotto da Lorenzo Lerry Arabia e Lucio Morelli. Da qualche settimana invece è uscito “Catturarti è inutile”, il suo primo album vero e proprio, pubblicato da Still Fizzy records. Il disco è stato registrato presso Lotostudio di Filetto di Ravenna da Gianluca Lo Presti (Discodada Records), con la collaborazione di Lorenzo Montanà (Discodada Records), Renzo Picchi e Luca de Marchi (Nel Dubbio), Giulio Martinelli (Piccoli Omicidi, Giacomo Toni) e Alessandro Gnudi. Ha dato il suo fondamentale apporto anche Federico Trevisan, chitarrista, amico e più prezioso collaboratore di Elisa da quasi dieci anni.
Nell'intervista che segue ci siamo fatti raccontare da Elisa qualcosa di questo suo ultimo progetto e non solo.   [B!]

 

 

Ciao Elisa, benvenuta su andergraund. Per cominciare ti va di raccontare brevemente ai nostri lettori chi sei e qual è stato il tuo percorso artistico?

Ciao! Grazie innanzitutto per questa bella intervista. Io mi chiamo Elisa Genghini. Sono una a cui piace scrivere e cantare. Il mio percorso artistico, se si può definire tale, è cominciato suonando la chitarra 10 anni con il mio maestro che mi infilzava la punta della matita tra indice e pollice destro se non muovevo bene la mano nel fare l’arpeggio. Io l’arpeggio un po’ ho imparato a farlo, ma il giorno prima del saggio finale al terzo anno di studio ho mollato tutto perché ero troppo timida. E poi c’era un problema: io volevo cantare. Quindi l’anno dopo i miei mi hanno comprato una bella chitarra Folk che ho chiamato Rebel Rebel e ho cominciato a fare altro. Il mio insegnate era un superbeatlessiano. Il mio primo giorno di gloria è stata il festival parrocchiale di Bellariva. Io sono arrivata terza, suonando e cantando Dont’t look back in Anger degli Oasis. Premiavano solo il primo e il secondo posto.
Poi a quindici anni un fidanzato mi aveva mollato ed io per disperazione ho scritto la mia prima canzone che faceva cosi:“tra le risate estive/non riuscivo ad accorgermi che/ tu mi cercavi di dire che non avevi bisogno di me.” Spero di essere migliorata nel frattempo.

So che ti sei avvicinata alla musica molto presto. Com'è nata questa tua passione?

Guardavo sempre un cartone animato Giapponese, Jane e Micci. Jane era una sfigata povera che voleva fare la cantante. Io mi sentivo esattamente cosi.

So che in passato hai fatto parte di alcuni progetti musicali. In particolare hai dato vita ad un gruppo, gli Elymania, con cui hai suonato fino a qualche anno fa. Qual è stato il fattore che poi ti ha portato a scegliere la carriera da solista e quali sono le principali differenze, nel bene e nel male, tra far parte di un gruppo e lavorare per conto proprio?

Tutti i musicisti lo sanno, più si è e più è difficile andar d’accordo. Ma anche più si è più se si sta bene è facile divertirsi un bel po’. Il primo batterista non si presentava alle solite prove del martedì perché diceva di esser convinto che fosse lunedì. E ogni settimana era un po’ cosi, forse dovevamo digli che si provava mercoledì, cosi magari riuscivamo a far coincidere i fusi orari. Ma poi l’abbiam cambiato. Il primo bassista invece l’ho picchiato. Ci è rimasto molto male. C’è stata una lunga serie di avvicendamenti. Mi sono accorta che in 10 anni la sezione ritmica l’abbiam cambiata sempre. Io e Federico Trevisan, mio socio, siamo sempre rimasti. E ci siamo tutt’ora. Ecco quindi non ho mai fatto un lavoro per mio conto. C’è sempre stato anche lui. E spero ci sarà sempre.

Da pochissimo è uscito “Catturarti è inutile”, il tuo primo album vero e proprio. Che cosa rappresenta per te questo traguardo? Quanto ci hai investito in termini di energie e quanto sei soddisfatta del risultato? So che è frutto di diversi anni di lavoro.

Ci ho investito 10 anni di cincischiamenti ed indecisioni se fare o non fare un disco. Una volta era troppo giovane, l’altra troppo squattrinata l’altra ancora non avevo voglia perché ho fatto altre cose. Ecc. poi ho conosciuto le persone giuste, mi sono sentita sufficientemente sicura di poter fare un buon lavoro. E come ogni donna … quando è suonato il gong dei 30 anni mi è partito l’orologio biologico. Dovevo partorire il disco! E l’ho partorito. Adesso sono molto soddisfatta. Ho proprio fatto un bel lavoro. Me lo posso dire da sola?

Chi ti sta vicino, il pubblico e gli addetti i lavoro come hanno accolto il disco? Hai già avuto delle prime reazioni?

Mia mamma è stata molto contenta. Anche i miei amici, che in genere non mi risparmiano mai nulla.
Chi l’ha sentito ha detto cose molto belle, cose che speravo mi dicessero. Gli addetti ai lavori…. Sto ancora aspettando riscontri.

Rispetto a "Le briciole del pasto consumato", il tuo primo ep uscito un paio d'anni fa, c'è qualche differenza sostanziale o più o meno hai proseguito sulla strada per cui all'epoca avevi iniziato a gettare le basi?

Rispetto alle briciole ci sono un paio di elementi nuovi. Un tocco di ironia e qualche parolaccia in più dal punto di vista testuale. Inoltre le Briciole è stato un lavoro dove mi sono affidata molto all’esperienza di altri (infatti il disco è stato prodotto artisticamente da Lucio Morelli e Lorenzo Arabia) di cui comunque ho fatto molto tesoro, questa volta ho voluto mettere il becco su tutto, quindi se fa schifo non me la posso prendere con nessuno. Per il resto io ci vedo una buona continuità. Con l’ep non sentivo di avere esaurito ciò che avevo da dire in merito ad alcuni temi. Cosi ho continuato su quella strada, forse alleggerendo un po’ i toni.

Musicalmente parlando si tratta di un disco prevalentemente acustico, molto fresco, molto piacevole e molto tranquillo. Un disco pop con influenze folk e indie molto presenti. Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali principali?

Io amo cantautrici come Joni Mitchell, Tori Amos, Suzanne Vega. Ma amo moltissimo anche i Beatles, i Blur, i Belle e Sebastian. E anche Simon e Garfunkel. Aggiungiamo i Cantautori come Ivan Graziani, e Carmen Consoli. E band come gli adorati Afterhours. Di qui a dire che da tutto questo vengo fuori io, ce ne vuole. Ma qualche cosa avran voluto dire, questi miei ascolti.

Soffermandoci un momento sulle tematiche affrontate nel disco, ci si rende conto subito ascoltando i pezzi che fondamentalmente si tratta di una specie di concept album sul tema dell'amore e dei rapporti interpersonali, ovviamente analizzati dal tuo personale punto di vista. Tu stessa l'hai definito "un’autobiografia musicata della mia educazione sentimentale". Che fotografia ne esce di questo sentimento?

Che l’amore inteso come rapporto di coppia sereno e rassicurante è una cosa molto difficile da capire e gestire per me. Mi piace pensarlo e trovarmi sempre il giorno prima che succeda, con tutti i pensieri “endorfinici” e pieni di aspettative, ma poi so che mi annoierò. Mi piace pensare al dopo. Quando si può guardare con tenerezza una persona con cui si è avuto un rapporto e accettare quegli stessi difetti che si odiavano quando si stava assieme, perché dopo tutto ora sono problemi di altri. Mi piace cantare quello perduto per via di una partenza, ben sapendo che era proprio la partenza e l’addio a rendere tutto romantico. Diciamo che parlo di un amore un po’ deresponsabilizzato. Immaturo forse, ma io son fatta cosi. Non ce la faccio, ne son consapevole e me la canto e me la suono cosi. Magari un giorno scriverò un pezzo sulla gioia della convivenza. Tipo Biagio Antonacci. Ma per il momento ci sono molto lontana.

Tu oltre che una musicista sei anche una scrittrice. Quanto si compenetrano questi due aspetti della tua vita?

Si, ho scritto delle cose. Scrivere mi piace in ogni sua forma, tranne i verbali delle riunioni di lavoro, che mi annoiano molto. Ho scritto dei libri quasi per caso. Mi è piaciuto molto, tra un cincischiamento musicale ed un altro.
Ah, e poi non son una musicista. Io strimpello la chitarra.

Come nasce la tua musica? Come prendono forma i tuoi pezzi, partendo dall'idea iniziale fino alla versione definitiva che esce dallo studio di registrazione? Cambiano molto nel corso di questo percorso?

In genere scrivo qualcosa di getto. Poi lo metto nel cassetto e non rileggo. Poi passano dei mesi. E magari una sera mi strimpello qualcosa con la chitarra. E poi penso, “Ah, cavoli, questa cosa potrebbe stare bene con….. “ apro il cassetto e provo a cantare quel che avevo scritto mesi prima, e funziona!!!
Una volta che sono nati i pezzi in questo modo, faccio molta fatica a cambiarli. Giusto Federico può suggerire qualche modifica, che di solito inizialmente viene presa malissimo. Ma poi di lui mi fido e so che in più delle volte ha ragione lui. Una volta che le abbiamo sistemate io e lui, praticamente sono nate. Tutto il resto (basso, pianoforte batteria) arrivano se qualche amico musicista ci viene a dare una mano.

Che ci puoi dire invece del tuo sodalizio artistico con Federico Trevisan? Com’è nato e quant'è stato prezioso il suo apporto per la buona riuscita del disco?

Lui è il 50% di questo disco. Suoniamo insieme da 10 anni, siamo cresciuti insieme artisticamente, e a parte qualche battibecco stupidissimo ci siamo sempre capiti e siamo sempre stati d’accordo sui percorsi da fare, anche su quelli sbagliati. Siamo amici. Ci conosciamo bene. Questo si riflette sul nostro lavoro. Se io sono quella che canta scrive i testi e strimpella la chitarra, lui è i musicista che ha fatto il resto. Il disco di Elisa Genghini è in realtà il disco di Elisa Genghini e Federico Trevisan ma detta cosi sembrava un nome da orchestra di liscio.

Quali sono i tuoi progetti a breve e lungo termine?

Suonare e cantare dal vivo
E suonare e cantare dal vivo

Elisa, grazie mille per il tempo che ci hai dedicato e un grandissimo in bocca al lupo per tutto!

Grazie a voi!
Ah. Voglio mettere i titoli di coda, posso?

Grazie al Maestro Renzo Picchi in arte nel Dubbio, per il pianoforte del disco, a Luca De Marchi per la tromba, a Giulio Martinelli per la Batteria, ad Alessandro Gnudi per il basso. A Gianluca Lo presti per il Lotostudio, per tempo, consigli e pazienza. A Marilina de Simone che mi ha fotografato facendomi sembrare molto bella.

 

Elisa Genghini sul web:

www.elisagenghini.net
it-it.facebook.com/LeBricioledelPasto
www.youtube.com/channel/UCcTJIAPy2k_tZDKOFWIZ2xQ

 

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