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MySpace Generation vol. III

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Ciao a tutti e bentornati anche a quest'anno per lo speciale estivo "Myspace Generation". Siamo arrivati al terzo anno di MSG, un appuntamento diventato ormai un classico per i lettori più affezionati di Andergr@und. Nel mese per antonomasia in cui la musica mainstream, quella delle radio per intenderci, quella dei dischi da Superclassifica di Sorrisi e Canzoni, quella dei video in rotazione su Mtv, se ne va in vacanza del tutto per lasciare spazio ai facili motivetti che popolano le colonne sonore dei vari spot delle compagnie di telefonia, MySpace Generation arriva, e vi propone un po' di musica veramente nuova, veramente interessante, veramente da ascoltare. Una vera e propria boccata d'aria fresca per le nostre orecchie.
C'è qualche nuovo lettore che si sta domanda cos'è myspace generation? E' presto detto. Nel corso di tutto l'anno, e in particolare degli ultimi mesi, la redazione si è messa alla ricerca, attraverso questo preziosissimo mezzo che è myspace, di gruppi bravi, interessanti e che ci sembrava avessero qualcosa di interessante da raccontare. Li abbiamo contattati e gli abbiamo chiesto se avevano voglia di fare due chiacchere virtuali con noi riguardo ad una serie di argomenti che vanno a toccare non solo il loro personale percorso artistico, ma la musica in generale, avendo una particolare attenzione a quelle che sono le tematiche calde che riguardano la condizione delle band emergenti e degli artisti indipendenti. Abbiamo parlato con loro dei problemi con cui si trovano a dover fare i conti tutti i giorni, ma anche delle soddisfazioni e dei momenti piacevoli che la vita on the road gli riserva e delle nuove opportunità che specialmente grazie a internet si offrono a coloro che vogliono cecare di proporre la propria musica al maggior numero possibile di persone.
Abbiamo così selezionato un gruppo di artisti valorosi, una specie di dream team, composto quest'anno da sedici tra gruppi e solisti, con esperienze e background alle spalle completamente differenti tra loro, e li abbiamo fatti confrontare su una serie di argomenti che riguardano la condizione del musicista oggi, tematiche che riteniamo particolarmente stimolanti e su cui è interessante sentire la loro opinione. Il risultato? Una specie di intervista doppia delle Iene, però a sedici voci, un esperimento particolarmente avvincente e stimolante. Uno spunto per riflettere e comprendere meglio una serie di opinioni differenti tra loro.
Abbiamo chiesto loro di parlarci ovviamente di internet, delle nuove opportunità che negli ultimi anni si stanno aprendo per i giovani artisti specialmente grazie ai social network, che permettono di arrivare in maniera semplice e capillare nelle case di potenziali milioni di fan. E di siti tipo iTunes che consenono di vendere in maniera facile e immediata le proprie creazioni.
Ma non solo, abbiamo parlato anche dei risvolti negativi che internet può avere, della crisi del mercato, che anche se tocca molto marginalmente i musicisti giovani e indipendenti, rappresenta comunque un grosso problema su cui è comunque interessante sentire cosa ne pensano i diretti interessati. Ci siamo agganciati a questo per parlare in maniera specifica delle licenze Creative Commons. Ne avevamo parlato nel numero scorso in un'interessante intervista coi Metrognomi, gruppo veneto che sostiene con forza e passione la causa delle licenze Creative Commons, e l'argomento ci è sembrato così interessante da chidere ai vari gruppi cosa ne pensano dell'argomento. E abbiamo registrato opinioni in merito particolarmente interessanti e differenti tra loro.
Cosa sono le licenze Creative Commons? Ci pensa Wikipedia a chiarirci le idee:

Creative Commons (CC) è un'organizzazione non profit dedicata all'espansione della portata delle opere di creatività offerte alla condivisione e all'utilizzo pubblici. Essa intende altresì rendere possibile, com'è sempre avvenuto prima di un sostanziale abuso della legge sul copyright, il ricorso creativo a opere di ingegno altrui nel pieno rispetto delle leggi esistenti.
Le licenze di tipo Creative Commons permettono a quanti detengono dei diritti di copyright di trasmettere alcuni di questi diritti al pubblico e di conservare gli altri, per mezzo di una varietà di schemi di licenze e di contratti che includono la destinazione di un bene privato al pubblico dominio o ai termini di licenza di contenuti aperti (open content). L'intenzione è quella di evitare i problemi che le attuali leggi sul copyright creano per la diffusione e la condivisione delle informazioni. Il progetto fornisce diverse licenze libere che i detentori dei diritti di copyright possono utilizzare quando rilasciano le proprie opere sulla Rete.
Creative Commons è nato ufficialmente nel 2001 per volere del professore Lawrence Lessig, ordinario della facoltà di Giurisprudenza di Stanford (e in precedenza anche di Harvard) e riconosciuto come uno dei massimi esperti di diritto d'autore negli Stati Uniti. Lessig fondò l'organizzazione come metodo addizionale per raggiungere il suo scopo nel suo caso di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti, Eldred v. Ashcroft. Il set iniziale delle licenze creative commons fu pubblicato il 16 dicembre 2002.
In Italia l’Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni (IEIIT organo del CNR – consiglio nazionale delle Ricerche) offre la propria collaborazione a International Commons per realizzare una versione italiana delle licenze CC. Marco Ricolfi del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Torino è il project Lead del gruppo di lavoro che si è assunto questo compito.
Ogni paese ha un proprio sistema giuridico. Il gruppo di lavoro per il progetto creative Commons Italia, ha dovuto capire la funzione delle licenze CC nel sistema giuridico Americano, per potere fare un confronto con quello italiano e cercare di adattare a quest’ultimo le licenze. Un punto di partenza è stato dato da una prima traduzione delle licenze, realizzata dall’avvocato milanese Antonio Amelia. Oltre al gruppo di lavoro, è stato importante l’intervento della community, nata a sostegno del progetto.
È il 2003, l’anno in cui Lawrence Lessig annuncia a Torino l'inizio ufficiale del lavoro di traduzione e adattamento delle licenze Creative Commons.
Nello specifico le Creative Commons Public Licenses (CCPL) sono delle licenze di diritto d'autore che si basano sul principio de "alcuni diritti riservati".
Le CCPL, infatti, rendono semplice, per il titolare dei diritti d'autore, segnalare in maniera chiara che la riproduzione, diffusione e circolazione della propria opera è esplicitamente permessa.
Il funzionamento delle CCPL è reso possibile dal fatto che la legge italiana sul diritto d'autore - così come, in generale, le corrispondenti normative nazionali e internazionali - riconosce al creatore di un'opera dell'ingegno una serie di diritti; allo stesso tempo, la legge permette al titolare di tali diritti di disporne.
Uno dei modi in cui ciò si può fare è con il meccanismo contrattuale della licenza, tramite cui il titolare dei diritti (il cosiddetto "licenziante") concede o meno alcuni diritti alla controparte (il cosiddetto "licenziatario") ovvero qualsiasi fruitore dell'opera. Le CCPL sono uno strumento tramite cui il titolare dei diritti concede determinati permessi ai licenziatari. Tali permessi sono flessibili e possono essere vincolati ad alcune condizioni: il titolare dei diritti d'autore può, per esempio, subordinare la riproduzione dell'opera - e in generale gli atti permessi dalla particolare licenza Creative Commons scelta - al vincolo che l'opera medesima non sia modificata (opzione "Non opere derivate") o che non vi sia una finalità prevalentemente commerciale (opzione "Non commerciale"); oppure, in linea con i principi del "copyleft" tipici del Software Libero, che qualora si modifichi un'opera e la si ridistribuisca, la cosiddetta "opera derivata" debba essere ridistribuita sotto le medesime condizioni alle quali si è ricevuta l'opera originaria (opzione "Condividi allo stesso modo").

E poi abbiamo perlato di musica dal vivo. In un momento di crisi del mercato discografico in cui però sembra che il settore live vada a gonfie vele (biglietti di concerti e festival vengono effettivamente polverizzati nel giro di poche ore), del resto l'emozione e il trasporto che solo la musica dal vivo regala non si possono scaricare, abbiamo chiesto agli artisti che abbiamo intervistato se la situazione è così rosea anche per quanto riguarda le giovani band e gli artisti emergenti.
Insomma, la carne al fuoco di sicuro non manca quindi buona lettura, e mi raccomando, approfondite la conoscenza di questi artisti, andate a trovarli sulla loro pagina di myspace, ascoltate la loro musica, cercateli e andate a vederli suonare dal vivo, perchè sono tutti artisti che meritano e che soprattutto mettono tanta passione in quello che fanno, e questa è la cosa che conta maggiormente.
Quindi io vi saluto. MSG vi dà appuntamento al prossimo anno (spero...), mentre per il nuovo numero di Andergr@und ci risentiamo a fine settembre. Buona lettura!
 

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