Morto Marco Simoncelli a Sepang, 24 anni

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Incidente pieno di coincidenze letali: questa è davvero sfortuna

Non ho parole.

Esattamente sette giorni dopo la tremenda notizia arrivata da Las Vegas, dove in Indycar perdeva la vita Dan Wheldon per un incidente molto frequente in quel tipo di gare, ecco che arriva questa altra pugnalata al cuore di chi ama i Motori su 2 e su 4 ruote. Nessuno se lo sarebbe aspettato che uno dei volti italiani “nuovi” nel Paddock motociclistico potesse morire in quel modo neppure dopo due giri dal “Pronti-Via” ed a 24 anni.
Il romagnolo Marco Simoncelli è morto a Sepang in Malesia alle 16.56 (10.56 italiane) dopo un arresto cardiaco dovuto ad un tremendo ed inspiegabile incidente di gara.

Rivedere le immagini del video ti viene la pelle d’oca. Quel casco che rotola nella via di fuga e il corpo inerme del “Super Sic” a testa in giù verso l’asfalto ti fanno esclamare un “oddio” o voltare il sguardo da un’altra parte ogni volta che le vedi.

Purtroppo ultimamente non era stato mai molto fortunato. Cadute ripetute in vari circuiti nella prima decade circa di gare del Moto Mondiale 2011, solo in seguito alcune vittorie personali con il culmine toccato solo sette giorni fa a Philip Island, dove aveva conquistato il secondo posto sul podio dietro a Stoner.

Era il secondo giro del GP, quindi tutti compatti. Aveva le gomme fredde ed aveva superato da poco il pilota della Suzuki, Bautista. Arrivato alla curva successiva del circuito che si percorre molto velocemente, gli scivola il posteriore. Di norma la moto cade a terra portandosi con sé il pilota verso l’esterno della pista. Oggi non è stato così. Per colpa, sembra, dell’elettronica, che ha stranamente reagito come se fosse stata un Airbag, quindi un salvavita: in questo caso l’ha fatta perdere ad un pilota, nostro connazionale di 24 anni promessa del Moto Mondiale.

Infatti riattivandosi prima che la moto toccasse a terra, l’elettronica ha permesso al ciclomotore di restare in pista. Marco è rimasto aggrappato per un pelo, come per un fantino restare imbragato al suo cavallo per via della staffa. Peccato che questa volta era meglio che fosse caduto per terra, che la moto lo sbalzasse a terra. Invece il Destino aveva previsto altro per lui, in senso negativo; aggrappato alla moto, quest’ultima ha sterzato all’interno. Ahimè, sopraggiungevano appena dietro di lui lo statunitense Edwards e il ducatista Rossi, che l’hanno travolto in pieno, di fatto uccidendolo. Segni di gomme sul collo del povero Sic.

Le norme di sicurezza hanno retto ma non abbastanza e il casco è volato per terra a causa di qualcosa (forse la carenatura forse la ruota di Edwards o della moto dello stesso Marco), rotolando verso l’esterno mentre il povero Sic veniva investito nuovamente. Non c’è stato nulla da fare fin da subito, ma i medici hanno cercato di rianimarlo per 50 minuti; purtroppo un gesto invano. Immediatamente la gara è stata sospesa. Ha perso la vita proprio nello stesso circuito dove aveva vinto il suo unico Titolo nella 250 nel 2008.

Proprio per il ducatista, ho già sentito malelingue che scommettono sul suo definitivo ritiro dopo questo incidente: io non credo sia una possibilità da prendere in considerazione, in quanto se si ritirasse potrebbe cadere in “depressione” con effetti collaterali pesanti. Non voglio esser il medico o il psicanalista di nessuno, ma pure Redding e De Angelis avrebbero potuto ritirarsi e darsi come responsabili della morte del giovane Tomizawa, invece hanno continuato a gareggiare perché il senso di colpa è una foresta labirintica che se la lasci avanzare verso di te, hai finito di vivere. Questo non serve né a Valentino né a Colin.Il problema grave che questo tragico incidente è successo dopo solo 13 mesi da un’altra morte avvenuta nelle moto 250, ossia del 19enne Tomizawa che perse la vita a Misano l’anno scorso. Nel 2003 un altro giapponese, Kato, si schiantò dopo il saliscendi della pista di Suzuka, contro ad un muro di cemento a più di 250 km/h.

Purtroppo non si può accusare una sola e nessuna parte coinvolta nella morte di Marco: moto, gomme, elettronica, Edwards-Rossi, norme di sicurezza sono tutti responsabili di esser solo coincidenze che riunite sotto ad un unico aspetto negativo hanno portato alla morte del pilota romagnolo, grande amico di Rossi stesso.

Pensate pure che per la morte del giapponesino, la Direzione Gara aveva fatto continuare lo stesso il Gran Premio d’Italia come se nulla fosse accaduto. Credo che questa sia l’unico aspetto semi-imputabile al Mondo della Dorna niente di più.

Dunque, raccontato e detto ciò non posso aggiungere nient’altro che un “Grazie Marco” che ci hai fatto sognare negli ultimi anni.

Il tuo sorriso non verrà dimenticato facilmente.

Arrivederci Marco, Ciao Super Sic.