Indycar da tragedia!

Stampa

 

Wheldon perde la vita

Domenica scorsa la Indycar faceva tappa a Las Vegas in Nevada per l’ultima gara del campionato 2011.
Purtroppo è finito nei più tragici dei modi, infatti a causa di una collisione tra due macchine nelle prima file, si sono scontrate altre 13 vetture, le quali cercavano di sfuggire all’impatto con quelle davanti, ma essendo ad appena 10 giri dall’inizio della gara, erano ancora tutto in fila indiana ed ecco che è successo un enorme incidente di gruppo. Tra queste vetture incidentate c’era quella del 33enne pilota inglese Dan Wheldon.
La sequenza è incominciata, diciamo, nella normalità in queste gare, ovvero al 10° giro, alla curva 1, mentre il gruppone marciava compatto a oltre 300 km/h, Cunningham ha sfiorato il retrotreno della monoposto che lo precedeva, probabilmente a causa del disturbo aerodinamico la sua vettura si è intraversata, Hinchcliffe che lo seguiva lo ha centrato sulla fiancata ed è decollato.
Fino a questo punto sembrava un normale incidente di gara molto comune nella Indycar ed invece dietro di loro è scoppiato il caos, dove Wheldon non è riuscito a evitare la carambola davanti a lui: ha centrato la vettura di Kimball ed a sua volta come un missile è decollato, sbattendo violentemente contro le reti di protezione e rimbalzando in pista avvolto dalle fiamme a vettura capovolta.

La corsa in ospedale, dove è stato subito trasportato, si è rivelata del tutto inutile, in quanto, come l’esito dell’autopsia eseguita sul corpo di Dan Wheldon ha rivelato, a provocare la morte del 33enne pilota inglese è stato un forte trauma alla testa.

Wheldon aveva vinto due volte la 500 miglia di Indianapolis, nel maggio scorso e nel 2005, nel quale anno aveva vinto anche il titolo IRL IndyCar, facendo registrare il record di 6 vittorie in una stagione. Dopo l’incidente, ci son stai molte dichiarazioni dei piloti suoi colleghi ed amici come Paul Tracy, che è uno dei piloti più esperti e conosciuti della Indycar. L’incidente di Dan lo ha sconvolto e ha così affermato agli intervistatori d’Oltreoceano:

“Io ho avuto una lunga carriera nella Indycar - ha raccontato il canadese - Ma ieri sera mia moglie mi ha detto che bisogno abbiamo, dopo aver vinto abbastanza denaro, di continuare a farlo. Dopo aver visto uno dei tuoi amici morire, che cosa puoi rispondere? È una domanda che faccio a me stesso. Spero soltanto che questa tragedia insegni qualcosa, che si intervenga subito per migliorare la sicurezza. Va alzato il livello. Sono migliorate le monoposto e i sistemi, per esempio quello di ritenuta del collo. Adesso è necessario intervenire sui tracciati, sui muretti, sulle protezioni.”

Una tragica fine per il pilota inglese, il quale aveva vinto molto nella categoria Indy. Gli organizzatori dovrebbero porsi molte domande su queste corse, come ribadisce pure un altro pilota canadese, Alex Taglian, che paragona la sua categoria con la Nascar:

“Il dramma di Dan Wheldon ci deve fare riflettere. La Indycar deve prendere esempio dalla Nascar. Le vetture stock car raggiungono, sugli ovali, medie di 290 km/h, mentre, sullo stesso tracciato, le nostre monoposto viaggiamo a 355 km/h. La maggiore velocità determina inevitabilmente molto più pericolo. Le Nascar vanno più piano ma riescono a dare ugualmente spettacolo, corrono ruota contro ruota, e non credo che il pubblico sulle tribune noti la differenza di una cinquantina di km/h in meno. L’elevata velocità non è sinonimo di elevato spettacolo”.

Infine l’ingegnere Gianpaolo Dallara, costruttore delle monoposto della Indycar, ha deciso di intitolare al pilota inglese la vettura per la stagione 2012.