Beltrami

Martedì 22 Marzo 2016 09:26
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A quasi tre anni dal precedente lavoro "Intorno", è uscito da poche settimane “Punti di vista”, il secondo disco della band campana, anticipato dal singolo “La Verità”. Abbiamo chiesto ai ragazzi di raccontarcelo

 

“Un lungo discorso sui 'momenti', sugli stati d’animo, narrati quando tutto sembra lasciare l'urgenza di guardarsi dentro e raccontare storie, prima osservando da vicino e un attimo dopo guardando il mondo fuori. In musica e parole.”

 

Questa è la dichiarazione d’intenti del progetto Beltrami, interessantissima band partenopea che i lettori più fedeli di andergraund magari ricorderanno visto che qualche anno fa ci eravamo già occupati dell'usita del loro debutto discografico (leggi qui l'intervista).
Il progetto nasce nel 2009 da un’idea di Giampiero Jum Troianiello, che lo stesso anno firma l'ep d'esordio “Scrivere Storie”. Nell'autunno del 2011 Pasquale Omar Caldarelli e Carmine Franzese decidono di condividere con lui questo percorso artistico. "Ditelo ad Annie" è ufficialmente il secondo ep pubblicato da Beltrami, il primo lavoro realizzato come band. Un anno dopo i ragazzi decidono di entrare in studio per cominciare a lavorare a "Intorno", il primo album ufficiale del gruppo, che vede la luce nell'aprile del 2013. Contestualmente all'uscita del disco viene presentato il video di "Eureka!", primo singolo estratto dal disco, al quale seguiranno “Tu, il mare” e “Un Aquilone”. L'album si avvale di collaborazioni preziose, quali quella di Pasquale Ambrosio, Giovanna Moro e Roberto Angelini, lapsteel e voce nel brano "Prima o poi". “Intorno” cattura l'attenzione di testate blasonate come “L’Espresso” e “XL La Repubblica”, e grazie al videoclip “Tu, il mare” la band arriva ad essere "Artista della settimana di MTV - New Generation".
Alla fine dello scorso anno infine, i Beltrami cominciano a lavorare al nuovo album. Il risultato di questo lavoro è “Punti di vista” (Suonivisioni/Audioglobe), disponibile dallo scorso 22 Gennaio in tutti i digital store e negozi di dischi. L'album è anticipato dal singolo e dal videoclip “La Verità”. Un disco dalle matrici profondamente legate alla musica leggera italiana e al cantautorato, contaminato da sonorità pop e rock che caratterizzano l’identità della band. Un album che parla di rapporti e, soprattutto, d’interazioni, siano esse quelle tra esseri umani o quelle con il contesto nel quale tutti noi, ognuno a modo suo, siamo immersi. Abbiamo fatto quattro chiacchiere coi Beltrami e abbiamo sviscerato con loro questo loro ultimo, interessantissimo lavoro.

[Intervista a cura di Dan]

 


Ciao ragazzi, benvenuti su andergraund. Raccontate brevemente a chi ancora non vi conosce chi siete e qual è stata l’evoluzione del progetto Beltrami nel tempo.

Nasciamo nel 2009 da un’idea di Giampiero che ha firmato l'ep d'esordio “Scrivere Storie”. Nel Settembre 2011 Pasquale Omar e Carmine si sono uniti, da qui un altro ep "Ditelo ad Annie e due dischi: “Intorno” (2013) e ora il nuovo “Punti di vista”.

Beltrami è un nome strano per un gruppo. Sembrerebbe quasi un cognome, ma in realtà dietro a quel nome non si cela una sola sensibilità cantautorale ma un collettivo di teste pensanti. Da dove arriva? C’entra qualcosa con l’Eugenio Beltrami matematico, che è l’unico Beltrami noto che ho trovato?

Ci piacerebbe moltissimo strabiliarvi con un racconto dalle mille connessioni nascoste con i più noti Beltrami. In realtà, la verità sta semplicemente dietro al fatto che è un cognome. Volevamo rivalutare quello che di solito gli artisti sacrificano in favore del nome d’arte e ne abbiamo scelto uno abbastanza musicale. 

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Rispetto a “Scrivere Storie”, il vostro primo ep, un disco praticamente solista (passando per “Intorno”, il vostro primo album) quanto sono cambiati i Beltrami di “Punti di vista”, il vostro ultimo lavoro uscito da qualche settimana? Parlo proprio in termini di dinamiche di gruppo e di approccio al lavoro.

Molto, decisamente molto. Siamo diventati grandi, abbiamo barbe più lunghe e molti più giorni passati nel nostro piccolo studietto. Abbiamo acquisito esperienza e affinità maggiori tra noi e modificato man mano l’approccio, correggendo gli errori di cui c’eravamo accorti e cercando di far sempre meglio.

E invece musicalmente parlando, rispetto agli inizi, quanto e come si è evoluto il sound di Beltrami? In cosa vi trovate maturati e quali sono invece le caratteristiche distintive della vostra musica che sono rimaste immutate nel tempo?

“Punti di vista” è sicuramente il risultato, ad esempio, della maggiore consapevolezza di cui si parlava prima. Abbiamo fatto il primo disco raccogliendo i vari episodi collezionati negli anni precedenti. Questo, invece, è il frutto di un lavoro affrontato con la progettualità di “facciamo un disco?”. Sapevamo cosa volevamo fare, avevamo un’idea più precisa. È rimasta immutata la ricerca delle nostre storie, che vengono sempre dalla vita che viviamo ogni giorno e dalla realtà che ci circonda.

Buttiamoci a bomba su “Punti di Vista”, il vostro secondo album uscito da qualche settimana. Il disco affonda le radici in maniera molto profonda nella tradizione italiana, in particolare nel cantautorato e nella musica leggera nostrana, ma anche nel pop e nel rock. C’è qualche artista o qualche gruppo in particolare verso cui vi sentite in qualche modo debitori per quello che siete oggi?

Ci sentiamo debitori ma soprattutto grati a tutto il cantautorato della “vecchia scuola” italiana perché senza di loro, molto probabilmente, non avremmo nemmeno cominciato. E poi a quelle band che hanno fatto dell’eleganza e del gusto nella scelta degli arrangiamenti il loro “marchio di fabbrica”.

Dal punto di vista dei testi il disco è molto interessante. I vostri racconti prendono spunto principalmente dall’osservazione del mondo che vi circonda. “Cosa riusciranno mai a inventarsi?” ad esempio è l’istantanea di una generazione in difficoltà e di una società cinica e indifferente a tutto questo. Quant’è importante dare voce a situazioni e storie che rischiano di non essere raccontate e quanto c’è invece di racconto personale nei pezzi del disco?

Per il nostro progetto, in tutta sincerità, è decisamente più presente la strada del racconto personale, contaminato da spunti, citazioni e riflessioni. Ovviamente, più si va avanti, nella musica come nella vita, più la possibilità che le due strade si incrocino diventa probabile.

Piccola parentesi. Come nasce la vostra musica? Da chi parte di solito l’idea iniziale e quant’è importante il confronto e il contributo del gruppo per raggiungere il risultato finale?

L’idea iniziale parte quasi sempre da un lavoro di un singolo o di una “coppia” all’interno del gruppo. La diffusione a macchia d’olio e la condivisione e il confronto sono i due passi velocemente successivi e quelli davvero fondamentali per la creazione della canzone.

“Finché resteranno le parole” è un’ode alla parola e all’importanza della comunicazione. Anche “La verità”, il primo singolo estratto dal disco, è una canzone che parla d’interazioni interpersonali. Esprimersi è uno dei nostri bisogni primari. Molto spesso però si dice che la nostra società, la più connessa in assoluto nella storia e che avrebbe a disposizione un sacco di mezzi per farlo, al contrario sia una società in cui c’è sempre meno voglia di comunicare. Cosa ne pensate?

Crediamo fermamente nell’importanza vitale della comunicazione dell’essere umano come specie. Quella che è interpretata come mancanza è, secondo noi, il risultato della sovrastimolazione alla comunicazione e alla connessione tra persone. Una delle riflessioni principali di questo disco è, infatti, rivolta al ritorno all’attenzione alla comunicazione diretta e, di conseguenza, ai rapporti che viviamo. Ma siamo convinti che sia una questione di educare la sensibilità.

“Piangi” è un brano all’apparenza allegro e positivo, dietro cui in realtà si nasconde un racconto triste. Ma che ci ricorda che in fondo tutto è relativo e che una situazione è positiva o negativa a secondo del punto di vista da cui la si osserva. È così?

Risposta esatta! All’inizio, infatti, abbiamo avuto qualche perplessità a riguardo. Poi, man mano che il format del disco prendeva forma, abbiamo deciso di sfruttare quella che poteva rappresentare anche una peculiarità del brano e rappresentare, allo stesso tempo, il concetto che volevamo dare all’intero disco.

Il flusso del tempo e il suo valore inestimabile è un argomento ricorrente nel disco. Penso per esempio a “Prospetti di marzo”, a “Questa notte” o a “Ora”. Ma anche in parte a “Palo Alto”. Il tempo è uno dei beni più preziosi che possediamo e che molto spesso tendiamo a sottovalutare?

Il tempo è una delle risorse principali che abbiamo a disposizione per godere al meglio della nostra vita. Troppo spesso, presi dalle nostre frenetiche routine, ce ne dimentichiamo e corriamo, di fretta senza sapere dove. La riflessione sul fermarsi, fare attenzione al momento che si sta vivendo, goderselo, è una riflessione che abbiamo spesso lasciato entrare nelle nostre canzoni e che ripetiamo spesso a noi stessi per primi.

“Qui” è un brano che parla dell’importanza di avere sempre ben presenti le proprie radici. Quant’è importante per voi il luogo da cui venite?

Tantissimo, se per “luogo da cui veniamo” è inteso un concetto più astratto, legato ai posti e alle persone con cui abbiamo vissuto gran parte della nostra vita e che ci hanno, in qualche modo, plasmati. Poi ognuno sceglie il rapporto emotivo con la dimensione spaziale nella quale si muove. Insomma, cambia il “qui” ma non il concetto di qui.

Siete soddisfatti delle prime reazioni? Com’è stato accolto il disco dagli addetti ai lavori (che hanno sempre dimostrato grande apprezzamento nei vostri confronti) e soprattutto dai vostri sostenitori?

Siamo molto soddisfatti dei primi feedback, soprattutto perché ci sono arrivati sotto forma di cose che avevamo pensato di voler comunicare in questo disco, rendendo doppia la soddisfazione. Chi ci conosceva già sembra esser contento della maturazione, che spesso ci è stata segnalata come “crescita”. Questo ci lusinga e ci da stimoli a credere che gli sforzi che sono necessari per portare avanti un progetto di musica indipendente in contesti come il nostro, in Italia, non siano totalmente inutili.

Ragazzi, per concludere quali sono i vostri progetti adesso? Suonerete un po’ in giro per presentare dal vivo i nuovi pezzi? C’è altro in cantiere nel breve o nel lungo periodo?

Suoneremo un po’ in giro per la Campania nel primo periodo di promozione, lavorando meticolosamente per costruire una rete di tappe che ci porteranno a suonare i nostri “Punti di vista” in quanti più posti possibili. Anzi, invitiamo tutti coloro che ci leggono ad ascoltare il progetto e a segnalarci posti e realtà che si occupano di dare spazio alla musica indipendente 

Grazie mille per la disponibilità e un grosso in bocca al lupo per tutto!

Grazie a voi!

 

 

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