andergr@und.it      Home IndipendenteMente Interviste Nicola Barghi

Nicola Barghi

E-mail Stampa PDF

 

E' uscito da quelche mese "Elettroshock", l'ultima creatura di Nicola Barghi, eclettico cantautore toscano. Ci siamo fatti raccontare da lui del disco e delle tante attività collaterali, sempre lagate alla musica, in cui è coinvolto

Nicola Barghi è una vecchia conoscenza di andergraund. Siamo sempre molto felici di seguire l'evoluzione dei cantanti che vi avevamo segnalato nel corso degli anni, perchè noi ci affezioniamo in prima persona e ci incuriosisce sempre tantissimo seguire il loro sviluppo musicale, e speriamo che lo stesso valga anche per voi. Avevamo conosciuto Nicola in occasione dell'uscita di "Italian Britpop" e vi avevamo segnalato l'uscita del suo disco successivo "Sunny Day". Oggi torniamo a fare quattro chiacchiere insieme a lui per farci raccontare un po' della sua ultima creatura, "Elettroshock", uscito da qualche mese.
Nicola è un cantautore toscano di grande talento in attività fin dai primi anni del duemila; si è fatto conoscere a livello nazionale e internazionale grazie a "Italian Britpop". Nel 2010 arriva la consacrazione grazie al nuovo album "Sunny Day", inizialmente in distribuzione digitale con Carosello Records e attualmente con Believe Digital. "Sunny Day" è stato presentato al pubblico durante un tour importante, circa 80 date in 18 mesi, sia in Italia che all'estero (Inghilterra e Svezia).
Nel corso degli anni Nicola Barghi ha avuto la possibilità di dividere il palco con artisti importanti quali Marco Parente, Stefano Bollani e Manuel Agnelli degli Afterhours, ha ricevuto ottime recensioni da parte degli addetti ai lavori e si è aggiudicato diversi riconoscimenti, ultimo in ordine di tempo, il videoclip di "Don't Take It Bad", uscito in anteprima assoluta sui canali Cn Live e Vanity Fair, ha ricevuto la nomination come miglior videoclip al Procida Film Fest arrivando in finale tra i primi 3 su circa 400 video partecipanti.
La musica riempie le giornate di Nicola, ma non ci sono solo i suoi dischi: nel 2012 ha seguito, in veste di rodie, Tao Love Bus nel suo primo tour europeo del quale è stato realizzato un film/documentario uscito 3 anni dopo. Nell’anno successivo ha aperto uno studio di registrazione sulle colline della provincia di Pisa, con il quale si occupa di band, sonorizzazione di musiche per film/documentari e per pubblicità, tra le quali il brano scritto per Fratres Donatori di Sangue "Stone By Stone", che ha ricevuto oltre 80mila visualizzazioni su YouTube, e dello Spot TV dell’Ariete nel 2015.
Il 1 ottobre 2014 è uscito per Rockestra il suo quinto album "Elettroshock", in distrubuzione digitale mondiale con Believe Digital. "Elettroshock" è un disco multiforme e colorato, come si evince dalla copertina stessa dell'album. Ci siamo fatti raccontare di "Elettroshock", dei suoi vari progetti collaterali e di tanto altro nell'interviste che segue. Buona lettura!   [B!]



Ciao Nicola, benvenuto, anzi bentornato su Andergraund! Come stai? Che hai combinato in questi anni, oltre aver lavorato al disco di cui parleremo tra poco? Che novità ci sono?

Ciao a tutta la redazione di Andergraund e ai lettori. C’è stato un bel movimento in questi ultimi anni, da quando ci siamo sentiti l’ultima volta per l’uscita del mio precedente “Sunny Day”. Oltre a scrivere e a registrare l’ultimo album ho aperto uno studio di registrazione nella provincia di Pisa che si chiama Elfland Studio con il quale mi occupo sia di registrare e produrre band della mia zona, sia della scrittura e produzione di musiche, jingles e colonne sonore per documentari, film, spot tv, oltre alla sonorizzazione degli stessi. In poche parole, tutto quanto concerne il “suono”.

Hai suonato tantissimo in giro in questi anni, sia in Italia che all'estero. Che ci puoi dire dello stato di salute della musica dal vivo nel 2015? E che differenze ci sono tra la scena live Italiana e quella straniera? Quella inglese per esempio?

È una domanda che mi fanno molto spesso ed in primo luogo si, ci sono differenze tra la scena italiana e quella straniera soprattutto nell’approccio sia dei gestori sia delle band e nel rispetto reciproco. Nella mia piccola esperienza mi sono accorto (come chiunque abbia suonato fuori dai confini italiani) che è un fatto di mentalità. In Italia il livello dei gestori e delle band ha un range molto ampio, nel senso che puoi trovare grande professionalità oppure zero in entrambi i settori, invece all’estero c’è un livello mediamente alto di professionalità, almeno secondo i nostri canoni. In secondo luogo, riguardo alla scena musicale inglese, la storia ci insegna che gli inglesi sono sempre un passo avanti come suoni, come scrittura e come approccio. È un fatto di Dna.
In Italia ultimamente c’è un bel movimento musicale, soprattutto nel underground. Grazie allo studio di registrazione ho avuto l’occasione di lavorare con le nuove leve della mia zona e c’è veramente della bella musica interessante.

La critica, i colleghi e soprattutto il pubblico si sono dimostrati sempre molto ben disposti nei tuoi confronti e hanno sempre dimostrato grande apprezzamento per la tua musica. Sono arrivati attestati di stima anche molto importanti nel corso degli anni. Ti è stato utile questo come incentivo a proseguire sulla tua strada? Soprattutto considerando che non sempre tutto va secondo i nostri piani, specialmente in questo campo, e magari in alcuni momenti una parola d'incoraggiamento è fondamentale.

Assolutamente si, come dice Anthony De Mello “Non devi permettere a nessuno di farti abbassare l’autostima” ma è ovvio anche il contrario, fa bene all’animo ricevere apprezzamenti e parole di incoraggiamento anche se spesso non arrivano mai da chi te lo aspetti.

Raccontaci un po' dello studio di registrazione che hai aperto sulle colline vicine a Pisa. Sembra un progetto molto interessante. Cosa succede lì? Oltre a occuparti di vari progetti tuoi personali dai anche una mano anche ad alcuni ragazzi che provano ad avventurarsi nel mondo della musica? Quanto è entusiasmante questa nuova avventura?

E’ molto entusiasmante, è mettersi in gioco. Prima di aprire lo studio ero timoroso perché non mi ero mai messo nelle condizioni di essere dall’altra parte del vetro e non sapevo se ne fossi capace. Lavorare a progetti altrui amplia la mente e fa crescere, perché mettersi a disposizione è un’arma a doppio taglio, non sai mai chi ti capita ma soprattutto speri di essere in grado di portarla a termine. Anche per questo è entusiasmante, ma mi sono accorto che mi piace molto, quando arriva un nuovo progetto mi trovo a fregarmi le mani come a dire “bene bene, non vedo l’ora di mettermi all’opera”, e questo è eccitante, è alla base di ogni lavoro creativo.

Prima di arrivare al vero motivo di questa chiacchierata però volevo chiederti del docufilm che hai realizzato qualche anno fa durante il tour europeo di Tao Love Bus e uscito recentemente. Cosa ti ha spinto a lanciarti in questo progetto?

Grazie per la domanda, anche se non ho realizzato il “Rocumentario” del Tour, ma ne ho preso parte come Road Manager. Mi sono letteralmente buttato in questa esperienza per il solito motivo dell’Elfland Studio, cioè mettermi in gioco e capire se sarei stato in grado di fare un passo indietro, di mettermi a disposizione di un altro artista. 8 persone insieme per 20 giorni, 8000km per 9 nazioni, una pazzia, poteva andare malissimo ma è andata benissimo e il film ne è il risultato. Grazie a questa esperienza ho capito molte cose, ho capito che ne ero capace. La risposta alle mie domande.


Dai, veniamo finalmente al motivo per cui siamo qui oggi, ovvero "Elettroshock", la tua ultima creatura, uscita da qualche mese. Come sono andate le cose? Ho letto recensioni molto positive. Direi che è stato un successo, penso che tu ti possa ritenere pienamente soddisfatto!

Le critiche sono state sia positive che negative, come è giusto che sia, piacere a tutti non va e non fa bene. Ho capito che andava bene quando ho ricevuto il messaggio vocale di una bimba che cantava la canzone “Elettroshock” e altri feedback di questo tipo.

Seppure la tua musica abbia subito un evoluzione, gli ingredienti principali più o meno sono sempre quelli che hanno reso un successo il tuo precedente lavoro "Sunny Day" e che rendono il tuo stile riconoscibile: una sapiente amalgama di pop e rock, tanta melodia, tanta freschezza e canzoni orecchiabili che catturano l'attenzione fin dal primo ascolto... Ma rispetto ai tuoi precedenti lavori in cosa ti ritrovi cambiato e cresciuto maggiormente? Non solo musicalmente parlando, ma anche come approccio al lavoro.

Mi trovo cambiato nello scrivere. In questo album ci sono vari lati di me, quello ottimista e apparentemente leggero, quello più intimista dove ho cercato di affrontare temi personali e importanti per me come in “Don’t Take It Bad” e quello sperimentale come nella cover di “Old Brown Shoe” di Harrison. Mi sento cresciuto, come è normale che sia, non mi ci vedo a scrivere canzoni come “Senza di Lei” per tutta la vita.

Stilisticamente i tuoi orizzonti si sono allargati abbastanza. In "Elettroshock" confluiscono un sacco di generi e influenze diverse, più che in passato. E' così?

Si, se “Sunny Day” era un disco prettamente “Italian Britpop” dove ho cercato illusoriamente di rendere il britpop un po’ italiano questo ha un’atmosfera più ampia, più profonda, ed è questa la direzione che voglio prendere per i prossimi progetti.

Tra l'altro nel disco troviamo anche due cover molto interessanti. Una è "Lonely Boy" dei Black Keys e l'altra è "Old Brown Shoe" dei Beatles, scritta da George Harrison. La tua passione per i Beatles è risaputa, come mai la scelta è ricaduta proprio su questo pezzo? E poi come mai i Black Keys?

La scelta di “Old Brown Shoe” è stata casuale, quando Giuseppe Fiori (Rezophonic, Lele Battista, Tao) mi mandò la sua idea di arrangiamento me ne innamorai perché l’aveva stravolta, molto anni ’80 ma con un grande tiro. Ci misi subito le mani e l’ho cantata. Mi sono molto divertito. “Lonely Boy” invece l’ho inserita perché la suonai all’infinito una fine dell’anno a Palermo insieme ad amici e la registrai subito una volta tornato a casa. Ora ogni volta che l’ascolto mi viene in mente quel momento.


Come e quando sono nati i pezzi di "Elettroshock"? C'è stato un periodo in cui ti sei dedicato in maniera intensiva alla scrittura dei pezzi oppure sono idee che sono nate nel corso degli anni e che un certo punto hanno subito un processo di scrematura e di riordino?

 

Entrambe le cose. Iniziai a scrivere alcune idee durante i tour a Londra del 2010, poi negli anni ne ho scritte di nuove e le ho perfezionate, alcune insieme al mio chitarrista Paolo Marchetti.

Quando scrivi generalmente da cosa prendi spunto? Da esperienze personali o anche da quello che succede intorno a te?

Sinceramente non ho un modus operandi, in genere scrivo prima la musica e la melodia per poi scrivere il testo, ma in questo album ho cercato di scrivere più sul personale e parlare anche di esperienze che mi hanno fatto male. La mia attitudine all’ottimismo e alla positività è palese e risaputa e spesso mi viene usata come critica negativa, ma penso che, a maggior ragione in questo periodo, ci sia bisogno di qualcosa che allievi il dolore, che faccia anche sorridere, non frivolo, ma che alleggerisca i cuori. Poi, una canzone apparentemente leggera può nascondere un modo per enfatizzare un dolore.

"Don't Take It Bad" è stato il primo singolo estratto dal disco, e del quale è stato realizzato anche un video diretto da te stesso. Parlacene un po'. Come mai hai scelto questo pezzo e come è nata l'idea che sta alla base del video?

È un brano al quale sono particolarmente legato, il più personale ed intimo che abbia scritto. Parla dell’impossibilità di parlare con una persona che non è più con noi, volerle dire quelle cose che non sono stato in grado di dirle prima. L’unico modo che avevo era di metterle in una canzone. Il video parla proprio di questo, è come se la canzone permettesse all’anima di entrare in contatto con questa persona.

Nicola, siamo verso la fine di questa chiacchierata. Mi rimane solo da chiederti, visto che "Elettroshock" è uscito ormai da qualche mese, se stai già pensando al suo seguito e quali altri progetti ci sono in cantiere per i prossimi mesi?

Si, sto scrivendo altre canzoni ma anche pensando ad un nuovo videoclip del disco. Vi terrò aggiornati.

 

NICOLA BARGHI SUL WEB:

www.nicolabarghi.com
www.facebook.com/nicolabarghifan
twitter.com/nicolabarghi
www.youtube.com/user/nicolabarghi

ELETTROSHOCK su iTunes: itunes.apple.com/it/album/elettroshock/id914481104

 

Arretrati

Collabora con noi!

Statistiche

 Statistiche gratis