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Antun Opic - No offense

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Antun Opic - No offense

Etichetta: autoproduzione

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Scrivo questa recensione pochi giorni dopo aver visto un’esibizione live del cantante tedesco con origini croate e la sua band. Lo faccio con piacere, perché nonostante sia un genere lontano dai miei ascolti usuali, trovo la sua musica piacevole, calda e gratificante. Si tratta di un folk/blues acustico, che a volte richiama tradizioni da festa gipsy balcanica (The hospital, Juanita Gerolita, The informer) e in altre, porta alla mente un Tom Waits meno fumoso e scuro (Warm, The Journalist). Una voce trasformista, quella di Anton, che si adatta alle diverse atmosfere delle suo disco, impreziosito dai virtuosismi discreti di una chitarra classica e da un brillante sottofondo di basso, batteria e, a volte, sax. Non mancano nemmeno le ballads romantiche, No offense e soprattutto la bellissima Moses, col suo sapore quasi medievale, all’inizio. I testi, a volte dolci, altre divertenti e provocatori, attingono molto probabilmente all’esperienza personale di Anton e dalla sua visione della vita anche se, e sono parole sue, la maggior parte delle canzoni, sono state scritte dalla birra.

[Luigi Malara]

 

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