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1000 Degrees

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Reduci dal successo del loro utimo disco "Back to a New Way", il loro secondo album uscito la scorsa primavera, e dal loro fortunto tour europeo, i 1000 Degrees ci parlano di loro, della loro musica, di come vivono questo momento e di tanto altro ancora... 

Il progetto 1000 Degrees nasce a Genova nel 2008. Il loro primo lavoro ufficiale, un ep di quattro tracce intitolato a “A Little Beat Faster”, risale al 2010, mentre nel 2012 arriva il loro primo album vero e proprio “Has Already Past”, pubblicato dall'etichetta bresciana IndieBox, dal quale sono stati estratti anche due singoli, "Orso Grigen" and "Shelter". Il disco ha ottenuto in breve tempo un grande successo di pubblico e di critica e ha proiettato la band genovese tra i nomi di punta della scena HC melodica internazionale. Questo ha permesso ai ragazzi di dividere il palco con artisti del calibro di Pennywise, A Wilhelm Scream, This is a Standoff, Mute, Atlas Losing Grip e Belvedere, e di portare la loro musica in giro per i palchi di mezza Europa.
Nel 2013 i 1000 Degrees hanno iniziato a lavorare a del nuovo materiale, e a gennaio di quest'anno si sono chiusi in studio per registrare il loro nuovo album "Back to a New Way", uscito ufficialmente la scorsa primavera, anticipato dal singolo "Sayonara". "Back to a new way" è stato interamente registrato mixato e masterizzato negli studi di IndieBox Music Hall da Giovanni Bottoglia (chitarrista de L'invasione degli omini verdi). All'uscita del disco è seguito un nuovo tour europeo durante il quale il gruppo ha presentato dal vivo i suoi nuovi pezzi in giro per il vecchio continente.
Nell'intervista a cui vi lascio abbiamo parlato coi 1000 Degrees di "Back to a New Way", del loro successo, delle loro esperienze all'estero, del loro modo di vivere la musica e di molto altro ancora. Alla prossima!   [DaniEffe]


Ciao ragazzi, benvenuti su andergraund! Cominciamo con una breve presentazione per chi ancora non vi conosce. Chi sono i 1000 Degrees? Come si sono incrociate le vostre strade e quando è maturata la voglia di fare musica insieme?

Ciao, i 1000 Degrees sono Francesco, Rodrigo, Romeo, Federico e Gabriele, divisi fra Genova e la provincia di Savona. La band è nata “fra i banchi di scuola”, come nelle migliori tradizioni Punkrock, e si è evoluta con qualche cambio di lineup. A Fra e Palo (Rodrigo), amici da una vita e nucleo originale del progetto, si è aggiunta la sezione ritmica “cairese” di Romeo e lo Smilzo (Federico). Nel 2012 Palo ha lasciato la band ed al suo posto è subentrato Gabriele, con cui abbiamo scritto il nuovo album. In questi ultimi mesi siamo tornati a suonare con Rodrigo, e abbiamo deciso di adottare una formazione, ancora un po' sperimentale, a 3 chitarre!

Dal vostro primo disco al vostro ultimo lavoro "Back to a New Way", di cui parleremo tra pochissimo, nonostante sia passato non troppo tempo, sono capitate un sacco di cose. Come vivete tutto quello che vi è successo e che vi sta succedendo? Vi aspettavate tutti questi riscontri positivi? Probabilmente ci si spera, ma non sempre poi le cose vanno secondo i nostri piani...

Abbiamo avuto la fortuna di suonare veramente tanto in giro, abbiamo aperto per un sacco di band con cui siamo cresciuti e suonato in quasi tutti i paesi dell'Unione Europea, spingendoci fino alla Russia, dove abbiamo fatto ben due tour.
Beh sai, abbiamo sempre suonato per passione e per fare quello che più ci piace, e certo, nei riscontri positivi ci si spera sempre, e continuiamo a sperarci!

So che tra l'altro a inizio estate avete avuto la possibilità di fare un tour in Russia. Raccontateci un po' com'è andata? Che tipo di accoglienza vi ha riservato il pubblico sovietico?

Siamo onoratissimi di avere una fanbase bella solida in Russia. Ci sono un sacco di amici con cui fa molto piacere rivedersi e condividere il palco, ed è per questo che nonostante siano posti un po' “duri”, il tour Russo/Nord Europeo di Maggio è stata un'altra bellissima esperienza!

Come dicevamo per voi sono state veramente delle ottime annate le ultime. Avete avuto la possibilità di girare un po' l'Europa con la vostra musica. Che idea vi siete fatti della condizione del musicista in giro per il mondo? C'è chi sostiene, un bel po' di gente in realtà, che qui in Italia la situazione non sia il massimo, specialmente per quanto riguarda il live. All' estero come funzionano le cose? C'è più considerazione per i giovani musicisti?

Onestamente, una differenza c'è, sì, ma non ne abbiamo notata una così sconcertante. Ogni paese, se non addirittura ogni città, è diverso dall'altro, come potrai immaginare. Una grande differenza è la tolleranza verso la musica; diciamo che “all'estero” si tende a mettere molto meno i bastoni fra le ruote a chi vuole organizzare concerti che qui da noi... Per il discorso riguardo al vivere di musica, beh, è complesso. Sembra essere più facile, ma in realtà anche parlando con parecchi amici e organizzatori, è molto difficile ormai ovunque ci si trovi. In generale abbiamo notato una grossa crisi nel rock e specialmente nel punk. Ovviamente ci sono luoghi dove alcuni generi tirano di più, se fossimo in California avremmo sicuramente più spazio, ma anche il mare Genovese non ci dispiace!

Se in Italia le cose non vanno proprio benissimo a quali soggetti va imputata parte delle colpe secondo voi? Al sistema in generale, alle grandi label che non puntano più sulle novità, (anche se abbiamo un sacco di etichette indipendenti che per fortuna fanno un gran lavoro!), ai gestori dei locali, o al pubblico stesso, che magari qui è meno aperto che altrove?

Discorso parecchio parecchio difficile. La mia personalissima opinione è che il problema fondamentale, alla fine di tutto, sia la gente. Le grandi etichette vogliono fare soldi. In Italia la gente vuole Vasco, Moreno e la Pausini, e le etichette questo offrono. Poi ovviamente è un classico discorso del cane che si morde la coda, se i canali mainstream proponessero altro, la gente si educherebbe a poco a poco, inizierebbe magari ad investire nuovamente nella musica, ad andare ai concerti. Certo, è estremamente difficile organizzare festival ed eventi in Italia, ci sono un sacco di barriere politiche e legali, spesso non c'è riscontro economico e la gente alla fine si stufa.

Nel corso degli ultimi mesi avete anche avuto la possibilità di aprire i concerti per un sacco di gruppi importanti. C'è qualche incontro che vi ha colpito maggiormente e che ha lasciato il segno?

Ce ne sono stati parecchi, i Pennywise, i Belvedere, gli A Wilhelm Scream... A me personalmente è piaciuto moltissimo suonare con gli Afterhours al Goa-Boa Festival, proprio qui a Genova; è stato il primo live in quasi due anni che siamo riusciti a fare “a casa”, perchè a Genova ultimamente è davvero difficile trovare degli spazi, e loro sono stati molto simpatici, cordiali e ci hanno fatto un sacco di complimenti. Ci ha fatto davvero molto piacere!

Veniamo finalmente a "Back to a new way", la vostra ultima creatura. Caparezza diceva che il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista. Sono passati due anni da "Has already past", il vostro primo album, non tantissimo considerando che nel frattempo avete girato parecchio, ma nemmeno poco. Siete d'accordo con lui? È stato complicato concepire questo nuovo disco? Sicuramente le aspettative erano molto alte...

Non abbiamo sentito particolari pressioni, anzi, da quando è entrato Gabri abbiamo scritto tutto con estrema naturalezza. C'è stata un'ondata di creatività e voglia di scrivere pezzi nuovi, dovute in parte anche alle influenze completamente diverse portate dall'arrivo di un nuovo elemento nel gruppo.

E ora che il disco è uscito che ci potete dire di come stanno andando le cose? Mi pare che le reazioni siano state ottime?

Speriamo! Per ora le recensioni sono tutte molto positive. I nostri fan sono rimasti forse un po' spiazzati dal cambiamento rispetto ad Has Already Past, ma i riscontri sono stati molto positivi anche su quel fronte, che poi è quello più importante. Speravamo di riuscire ad uscire anche per qualche etichetta straniera per avere una discreta distribuzione internazionale, ma alla fine non siamo riusciti a concludere nulla. Sarà per il prossimo disco.

Che mi dite del vostro sound? Che si deve aspettare chi si accinge ad ascoltare il vostro disco? Quali gruppi sono stati fonte d’ispirazione per voi?

Un'altra domanda bella tosta. Il sound è fondamentalmente un Punk rock, hardcore melodico, con influenze alternative e “post” di varia natura. Non spetta a noi etichettarlo in un genere, noi facciamo quello che ci viene e che ci piace! I gruppi di influenza sono veramente tanti, e di solito in queste situazioni si fa a gara a cercare di essere meno banali possibili con le citazioni, ma sono davvero tantissimi. Probabilmente le nostre influenze maggiori vengono soprattutto dalle persone con cui suoniamo e abbiamo suonato, ecco.

Rispetto a "Has already past", ma anche rispetto al vostro primissimo lavoro autoprodotto "A little beat faster" che novità ci sono, se ci sono, sia per quanto riguarda il vostro stile che per quanto riguarda le tematiche trattate nei testi? L'approccio è sempre lo stesso?

Un aspetto sicuramente molto diverso è la cura dei suoni, questo è il primo disco dove abbiamo introdotto un po' di effettistica. Le nostre pedaliere ed i nostri setup crescono sempre di più, e la colpa è sicuramente di Gabri, che ci ha contagiato con questa malattia. Riguardo all'aspetto compositivo, i pezzi in questo disco sono nati quasi sempre da un riff o qualche parte embrionale di chitarra, che poi abbiamo sviluppato tutti insieme. Ci siamo trovati ad inserire le voci quasi sempre come ultimo elemento, ma in futuro ci piacerebbe tornare a scrivere pezzi partendo dalle voci, o magari anche da parti di basso o batteria. Vedremo.

Leggendo un po' i testi del disco mi è parso di capire che le tematiche, tra l'altro strettamente collegate, del cambiamento e dello scorrere del tempo siano parecchio presenti nel disco. Da cosa scaturiscono queste riflessioni? Sono lo specchio di pensieri che in questo momento vi riguardano da vicino o nascono dalla semplice osservazione di ciò che vi sta intorno?

Eh cosa possiamo dire stiamo crescendo! Forse è ancora un po' presto per dire invecchiando... Direi che hai proprio ragione in entrambi i casi, sono lo specchio di pensieri che in questo momento ci riguardano da vicino E (non O) nascono dall'osservazione di quello che ci sta intorno. Un po' più di disillusione ed una punta di pessimismo, mentre il disco precedente era un po' più scanzonato ed allo stesso tempo emotivo. Siamo 5 teste e 5 cuori molto diversi fra loro, che attraversano momenti della vita differenti; cerchiamo di sintetizzarci ed i risultati che ne vengono fuori sono spesso abbastanza vari.

Il video di "Sayonara", il primo estratto dal disco, è una vera e propria esplosione di colori. Com'è nata l'idea? Rispecchia in qualche modo la vostra musica e il vostro atteggiamento in questo periodo?

Abbiamo cercato di mettere insieme un po' di idee che avevamo per il video ed improvvisato abbastanza il resto. Abbiamo messo insieme luci diverse, i colori, secchiate d'acqua, e volevamo il tutto in un ambiente abbastanza neutro. Abbiamo chiamato degli amici a divertirsi a lanciarci addosso tutta quella roba ed alla fine abbiamo messo il tutto insieme! Proprio oggi è uscito un video degli A Toy Orchestra molto simile, chissà, magari hanno preso spunto!

Praticamente come nasce la vostra musica? Qual è l 'apporto dei singoli elementi del gruppo alla nascita del materiale nuovo?

Come dicevamo prima, di solito nasce tutto da un'idea o un riff di chitarra, su cui costruiamo qualcosa insieme. Anche sotto questo aspetto però siamo sempre in cambiamento.


Nel corso degli anni avete dovuto affrontare qualche cambio di line up. Sono cambiati un po' gli equilibri all'interno del gruppo? Quant'è difficile affrontare una separazione e quant'è importante invece l'apporto dei nuovi innesti in termini di idee fresche e nuovi stimoli?

Grosso modo ad ogni cambio di formazione ha coinciso un momento di grande creatività, consolidatosi con la produzione di qualcosa. Poco dopo l'entrata di Romeo e lo Smilzo, siamo usciti con il video di Orso Grigen e la registrazione di Has Already Past. Con l'uscita di Palo e l'arrivo di Gabri abbiamo scritto Back to a New Way, e ora che siamo di nuovo tutti insieme stiamo lavorando a della roba nuova che speriamo veda la luce al più presto. Il tutto ovviamente intervallato da un sacco di live, ma sicuramente il cambiamento ci ha portato molti stimoli nuovi.

IndieBox ormai non ha bisogno di presentazioni, è una garanzia! Com'è nata la vostra collaborazione e com'è lavorare con loro?

Sono sicuramente dei grandi amici, ed è stato molto bello stare con loro tutto il periodo della registrazione di Back to a New Way, nei loro studi al Music Hall di Brescia. Romeo conosce Mauri ed il resto degli Omini da parecchi anni, e siamo entrati in contatto grazie a lui. Gli siamo piaciuti dopo l'uscita di Orso Grigen ed aver visto a qualche nostro live, e da lì è nata la collaborazione.

Tornati dalla Russia cosa avete fatto? Immagino che avrete passato l'estate suonando. Avete intenzione di riposarvi un po' o avete già in programma nuove date per suonare dal vivo i vostri pezzi nuovi, magari in Italia? Altro che bolle in pentola invece? Progetti a breve e lungo termine?

Tornati dal tour abbiamo già fatto un po' di date italiane e continuiamo a programmarne. In Inverno saremo sicuramente di nuovo in giro, e stiamo programmando qualche tour nuovo già per la primavera! Siamo ambiziosi e vogliamo andare in posti ancora più lontani... Anche qui staremo a vedere!

Ragazzi abbiamo finito. Grazie mille per la disponibilità e in bocca al lupo per tutto!

Ciao, crepi e grazie mille anche a voi per il tempo dedicatoci!

 

 

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