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radio popolareCiao a tutti e bentornati ad AnderView. Questo mese vi proponiamo un’intervista un po’ particolare. Non abbiamo incontrato come al solito un musicista, un cantante o un gruppo. Per la prima volta, ma non sarà l’ultima, cerchiamo di raccontarvi una storia un po’ diversa, che ha sempre a che fare con la musica, ma parla di gente che non la suona in prima persona ma che se ne occupa dall’esterno. Insomma, abbiamo fatto incursione nella sede di un’importantissima radio milanese per cercare di capire un po’ meglio come funziona, e quali sono i problemi, le soddisfazioni e le impressioni di chi ci lavora ogni giorno con impegno e passione. In particolare siamo stati ospiti di Radio Popolare, una radio che si differenzia parecchio dalle altre emittenti per motivi che via via illustreremo meglio e che rappresenta un caso unico nel panorama dell’emittenza radiofonica italiana. Una radio con un’importantissima storia alle spalle, uno dei primi e pochi esempi di radio libera ancora oggi in attività, che negli anni ha saputo rinnovarsi e stare al passo coi tempi pur non tradendo mai gli ideali e gli obiettivi che da oltre trent’anni animano il lavoro di chi ne fa parte. Ma partiamo con qualche informazione più generale sulla storia di Radio Popolare. Quello che vi forniamo è solo un accenno a quella che è la storia trentennale di questa importante emittente. Se volete approfondire la cosa sul sito di Radio Popolare potete trovare tutte le informazioni che cercate.
Siamo nel 1976 a Milano quando, per iniziativa di una cooperativa di persone volonterose, Radio Popolare inizia ufficialmente le sue trasmissioni. Scopo del progetto: fornire ad un vasto pubblico di utenti un informazione totalmente libera e indipendente, che non faccia capo in alcun modo ad entità politiche o editoriali. Radio Popolare, infatti, è controllata dalla Cooperativa dei lavoratori e dei collaboratori della radio stessa, nonché da un diffuso azionariato popolare: queste sono le componenti principali di Errepi S.p.A. la società per azioni che dal 1990 edita Radio Popolare. La radio inizia a trasmettere sulle frequenze di Radio Milano Centrale di cui assorbe anche una parte dei redattori. La prima sede storica è in corso Buenos Aires. Lo studio di trasmissione viene soprannominato "metrocubo", a causa delle dimensioni degli spazi che non sono proprio enormi... Il progetto è di Piero Scaramucci, che assume per primo la direzione della radio. Radio Popolare è definita da alcuni "la storica emittente della sinistra milanese" poiché è da sempre pubblicamente schierata a favore dei partiti della sinistra italiana.radio popolare
Dal 1977 comincia a strutturarsi meglio il palinsesto: dieci notiziari al giorno, la rubrica sindacale verso sera, le notturne in diretta con giochi di autocoscienza e il microfono aperto al mattino. L'idea di aprire i microfoni liberamente agli ascoltatori senza alcuna forma di censura, tutt’ora attuata, risale infatti anch’essa alle origini della radio. Tale idea si è dimostrata vincente a tal punto da essere poi stata ripresa da molte altre radio e televisioni, sia locali che nazionali. Sull'onda del movimento giovanile e studentesco prende vita la "Rubrica giovani"; Dario Fo risponde agli ascoltatori in collegamento con decine di radio di tutta Italia. Iniziano la carriera a Radio Popolare in quel periodo anche due tra gli autori comici più importanti in Italia, Gino e Michele con il loro programma "Passati col rosso". Tra i programmi più importanti ricordiamo anche la nascita, nel 1984, di "Bar Sport". Collaborano al progetto tre ascoltatori allora sconosciuti che qualche anno più avanti diventeranno famosi a livello nazionale con il nome di Gialappa's Band. Ma non dimentichiamo mai che il punto di forza di questa emittente rimane l’informazione libera e indipendente. Nel 1991 Radio Popolare diventa punto di riferimento per chi si batte a favore della pace raccontando in diretta la guerra del Golfo. Una non stop di settecento ore dà voce ad angosce, paure e speranze di migliaia di ascoltatori. Nel 1999 per tutti i 77 giorni della guerra contro la Serbia, Radio Popolare apre ogni notiziario scandendo il numero delle ore passate dal primo bombardamento Nato sull'ex Yugoslavia. La radio, come già successo in occasione della guerra in Iraq diventa luogo privilegiato di confronto - spesso lacerante - fra gli ascoltatori sull'radio popolareintervento.
Nel 2000, dopo il "metrocubo" di Corso Buenos Aires, e altre varie sedi occupate nel corso degli anni, finalmente Radio Popolare si trasferisce nella sua quinta e ultima sede, questa volta di proprietà: i 2000 metri quadri di via Ollearo. Nuove attrezzature (si passa al digitale) e perfino un auditorium da 100 posti. L'impegnativa operazione è finanziata anche attraverso l'acquisto da parte degli ascoltatori di un simbolico mattoncino, che va a comporre un enorme mosaico (posto sulla parete esterna della nuova sede) concepito da Emilio Tadini. A dicembre Radio Popolare convoglia le sue trasmissioni anche su satellite "in chiaro": in tutta Europa e Nord Africa basta una parabola e sintonizzarsi su Hot Bird 4, 13° est, 12111 MHz, polarizzazione verticale.
Radio Popolare si mantiene assolutamente libera e autonoma anche grazie ad un vero e proprio abbonamento annuale, che gli ascoltatori sono invitati a sottoscrivere. Per mantenere iscritti i medesimi ed al contempo acquisirne di nuovi, ad intervalli abbastanza regolari la radio propone delle campagne di abbonamento che in genere durano dai 3 ai 5 giorni.
Perché un ascoltatore dovrebbe pagare per avere un servizio che può avere anche gratuitamente? Queste le motivazioni principali che si leggono sul sito stesso della radio.
-Perché Radio Popolare non è finanziata da nessuna forza economica o politica: la sua completa indipendenza - un fatto più unico che raro nel panorama dell'informazione e della comunicazione in Italia - si basa sul sostegno degli abbonati.
-Perché Radio Popolare non è solo una radio indipendente, è anche una radio di qualità: questa qualità è resa possibile dal sostegno degli abbonati.
-Perché Radio Popolare grazie al sostegno degli abbonati può limitare il numero degli spot pubblicitari, che occupano solo l'8% della nostra programmazone, cioè 4 volte meno delle altre radio.
-Perché Radio Popolare grazie al sostegno degli abbonati può non solo limitare ma anche selezionare gli inserzionisti pubblicitari: no, per esempio, alla Nestlé; no a spot politici nei 45 giorni di campagna elettorale; no a spot delle Forze armate e di aziende che producono armi; no a spot di pellicce; in ogni caso no a spot che in qualche modo offendono la dignità della persona.
-Perché su Radio Popolare grazie al sostegno degli abbonati anche la programmazione musicale è completamente svincolata dagli interessi promozionali e dai condizionamenti delle case discografiche, che invece per molte radio rappresentano notevoli fonti di guadagno.
-Perché Radio Popolare è una radio di "servizio pubblico": di servizio innanzitutto nei confronti dei suoi abbonati.
radio popolare -Perché Radio Popolare è aperta all'opinione - su quello che accade intorno a noi e anche su se stessa - degli ascoltatori, e innanzitutto dei suoi abbonati. Inoltre, sempre per contribuire alla causa di Radio Popolare, c’è anche la possibilità di acquistare le famose tessere che, come leggiamo sul sito, non solo una forma di finanziamento, ma un piccolo segno di riconoscimento. Confermano che si fa parte di una comunità, una comunità consapevole che l’informazione indipendente e la comunicazione libera non sono gratis.
Detto questo, per capire meglio come funziona questa realtà radiofonica, unica in Italia, abbiamo fatto un incursione nella sede milanese di via Ollearo, e abbiamo fatto due chiacchere con Davide Facchini, che cogliamo l’occasione per ringraziare per la grandissima disponibilità che ci ha dimostrato, che da anni lavora a Radio Popolare e si occupa di programmi seguitissimi come “Passatel”, in onda dal lunedì al venerdì alle ore tredici, e che dal 1993 trasmette ogni sorta di annuncio. Dai passaggi per le mete delle vacanze, a compravendite, dagli annunci di lavoro a scambi di ogni tipo. Quindi non ci resta che lasciarvi a questa interessantissima intervista e darvi appuntamento al prossimo numero.

 

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