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Finalmente torna Verdone

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Presentato alla stampa "Grande Grosso e Verdone", il nuovo atteso ritorno del regista attore romano.

Carlo Verdone ha presentato alla stampa "Grande grosso e ...Verdone" nelle sale da venerdì 7 marzo. Il film, diviso in tre episodi, come nei vecchi successi del regista e attore romano (ad esempio "Viaggi di Nozze" e soprattutto "Bianco rosso e Verdone") è "Uno spaccato di questi tempi di oggi, che sono cambiati, sono più cinici e cattivi. Una commedia - ha detto il regista - meno buonista, anche se non abbiamo pensato di essere cinici, ma solo di cogliere la forte arrabbiatura che c'è oggi nell'aria nel nostro paese. Viviamo in tempi di grande cinismo e volgarità, in cui siamo tutti un po' arrabbiati. Il tema della mia commedia è proprio quello del candore contrapposto alla grande volgarità dei tempi che corrono".

Il regista-attore romano recupera tre dei personaggi più noti: Leo, l'imbranato, il professore insopportabile e il cafone romano con relativa consorte. I tre caratteri sono "adattati alla maschera che ho adesso e alla realtà attuale - ha detto Verdone-. Questa commedia è un po' cattiva perché si respira quel senso di cinismo che domina la realtà di oggi".
"Grande, grosso e... Verdone" è un film a episodi, tre minifilm della durata complessiva di oltre due ore e 10. "Una commedia che può sembrare un po' lunga - ha convenuto il regista - ma era impossibile operare dei tagli senza far perdere di spessore alle storie". Il primo episodio racconta le peripezie di Leo e della moglie che devono andare, insieme a due figli, a seppellire la nonna. "E' una favola surreale, dove si evidenzia il candore di una famiglia in situazioni un po' alla Ionesco", ha spiegato il regista.

Nell'episodio centrale viene recuperato il carattere del professore di "Viaggi di nozze", in un clima molto più cupo e in un'atmosfera un po' gotica. "Ha i caratteri più lugubri e sinistri di tanti anni fa, ma era impensabile riproporre un semplice rompiscatole: volevamo un personaggio alla Hitchcock, in una storia che riporti alla letteratura ottocentesca, gotica, quasi horror. Un racconto fatto di luci e, soprattutto, di ombre".
"Moreno è il personaggio dei tre a cui sono forse più affezionato - ha spiegato Verdone - perché e un poveraccio, un padre inadeguato e infantile, ma è un uomo semplice". Si ricompone la coppia Verdone-Gerini con risultati a tratti sorprendenti. "Non volevo fare un film sul contrasto tra l'alta società e i cafoni, non mi interessava fare un film alla Sordi. Per questo ho intrecciato storie diverse all'interno del racconto. Questo mini-film è una lastra radiografica di tante volgarità che oggi ci sfuggono, così come ci sfuggono tante altre cose in una realta' in cui abbiamo perso da tempo la voglia di indignarci".

A differenza del solito, stavolta Verdone inserisce anche il tema della politica in uno dei momenti comici più riusciti della pellicola, in cui introduce per un attimo un altro carattere noto: l'intellettuale nevrotico col tic degli occhiali, che stavolta è un onorevole perbenista frequentatore notturno delle lucciole romane. "Non critico la politica, ma non sopporto chi non è coerente - ha detto con veemenza l'attore -. I politici devono mantenere sempre un certo rigore: mi indigno quando vedo che parlano del Papa, di Padre Pio, del Vangelo, si battono il petto e poi si comportano in maniera diametralmente opposta! E poi - ha aggiunto - che dire di certe scene viste in Senato qualche tempo fa? In confronto a quei politici i miei cafoni non sanno proprio cosa sia la volgarità". (fonte: TGCOM.it)

 

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