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Uno zio (e non solo)... da OSCAR!!!

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Intervista esclusiva a Giuseppe Schisano

a cura di Michela Garau
Foto di Massimiliano Cori

Un ringraziamento speciale a Giuseppe, ad Alessio Piccirillo e alla Red Agency


A un anno di distanza dalla prima intervista esclusiva (n. 42 – Febbraio 2010) e a poco tempo dal diario di bordo per celebrare il cinquantesimo numero di Andergraund (n. 50 – ottobre 2010), la nostra cover story è dedicata alla nuova promessa del cinema italiano. Reduce dal set di “Cane Pazzo” e pronto ad interpretare un altro ruolo “maledetto” ci racconta le emozioni provate quando ha vinto l'Oscar dei Giovani 2010 e cosa ama fare nel tempo libero.


Un anno fa eri sul set di “Cane Pazzo”. Ora hai finito di girare questa pellicola. Ci racconti ora, dopo aver finito di girare, quali sono le tue impressioni e com'è stato lavorare a questa pellicola?

All'inizio ero un po' perplesso, un po' titubante perché era un personaggio molto lontano da quello che sono in realtà. Ha mille sfaccettature, infatti dice una cosa ma ne pensa un'altra, ha tante sfumature che lo rendono difficile da interpretare. Oggi, invece, quando vedo il risultato sono molto contento perché c'è stato un grande lavoro di recitazione, di regia, di equipe. La cosa più bella è stata la passione che tutte le persone che hanno lavorato nel set (tecnici, costumi, trucco, ecc.) ci hanno messo. È stata una bella esperienza professionale e umana, da cui sono nate anche tante amicizie. Quando ripenso al mio personaggio, David Moiraghi, vedo un lato oscuro di me che neanche pensavo di avere. Per me significa aver lavorato bene e anche essere stato diretto bene. Quindi sono molto contento di aver vissuto questa avventura, poi spetterà agli altri dare un giudizio.

Per quanto riguarda il lavoro con David Petrucci, regista di “Cane Pazzo”, vi ha dato spazio nell'improvvisazione o vi ha diretto rimanendo fedele al copione scritto?

È stato un lavoro quasi americano, quasi teatrale perché c'è stato uno studio sul mio personaggio ancora prima di arrivare sul set, appunto perché è molto complicato e molto lontano da quello che sono io. Petrucci è stato molto bravo nel dirigere perché è un regista giovane dotato di sensibilità umana e professionale, che capiva sempre qual era il metodo per tirare fuori l'emotività. In alcuni momenti ha diretto in maniera precisa perché sapeva bene ciò che voleva, in altri casi ha lasciato spazio all'improvvisazione. Ad esempio io ho avuto una scena centrale, molto importante, basata sull'emotività. Una scena non scritta girata con un unico ciak, senza tagli. Sembrava quasi di essere a teatro, non esistevano copione, luci, operatori. È stato un momento magico in cui tutti, per non interrompere quel lavoro di emotività, sono rimasti in silenzio. Esisteva solo il personaggio con la sua emotività e tutto il resto ruotava attorno ad esso. Da quel momento in poi mi sono accorto di essere entrato completamente nei panni di David Moiraghi che aveva sopraffatto la vita di Giuseppe, anche nel privato. In quel periodo ero molto più ombroso di quanto lo sia di natura.

Ti riguardi in video oppure preferisci di no?

Mi rivedo in video perché sono molto curioso e molto autocritico. È difficile che io mi piaccia, forse “Cane Pazzo” è un'eccezione. Quando si è giovani credo sia indispensabile essere autocritici per permetterci di crescere, bisogna mettersi sempre in discussione per migliorare. Nel guardarsi c'è una componente narcisistica ma, soprattutto, si tratta di “studiarsi” per capire cosa c'è di giusto e cosa di sbagliato, per imparare dai propri errori e continuare a evidenziare i punti di forza.

Nei cinema spagnoli e francesi è uscito recentemente “Dentro ai tuoi occhi”, di cui sei protagonista. Ti sei rivisto in quell'occasione?

È stato molto curioso vederlo primo perché Pietro, il mio personaggio, era molto distante dal prototipo di principe azzurro in cui prima mi si vedeva più facilmente. In quest'occasione è stato ancora più curioso in quanto ero doppiato in spagnolo e in francese, mentre io ho doppiato solo la versione italiana. I due doppiatori (spagnolo e francese) avevano una voce molto simile alla mia e faceva un certo effetto vedere la propria faccia con un'altra voce.

A fine dicembre sei stato il protagonista del primo episodio della seconda stagione della fiction di Canale 5 “Al di là del lago”. Com'è stato lavorare con un cast che già si conosceva?

Io conoscevo già Kaspar Capparoni perché avevamo già lavorato insieme in un cortometraggio, tanto tempo fa, appena arrivai a Roma. Fu uno dei miei primi lavori. Tutti gli altri sono attori che ho incontrato per la prima volta, qualcuno mi conosceva perché mi aveva visto in tv, qualcuno perché incrociato a qualche festa. Comunque tutto l'intero cast è stato molto carino, mi sono trovato molto bene.

Anche in “Al di là del lago” un ruolo noir, ovviamente.

“Cane Pazzo” ha aperto questa strada. Nonostante io abbia una faccia da buono, David Petrucci mi ha voluto per interpretare un personaggio con gli occhi di ghiaccio, turbato, maledetto. I giovani registi credo siano quelli più coraggiosi. E ora in tanti mi stanno proponendo ruoli noir. È divertente perché credo che ognuno di noi abbia un lato oscuro e avere la possibilità, come attore, di cercarlo e di viverlo in un personaggio, ti permette di esorcizzarlo. È una fortuna fare questo mestiere perché sennò tanti lati di te non li potresti vivere.

Hai già dei progetti in cantiere?

Al momento ci sono dei progetti aperti. Uno è una fiction sui vampiri per Mediaset dal titolo “Alex”, in cui interpreterò Padre Andrea Monacelli, un prete ambiguo. Non si capirà per tutto il tempo se questo prete è degno di tale accezione o è un diavolo. È un sacerdote con gli occhi di ghiaccio, con un atteggiamento freddo e saccente, troppo bello per essere prete. Ha amicizie altolocate che lo rendono orgoglioso di sé e cattivo. Negli altri ruoli ci saranno Romina Mondello, la poliziotta che indaga su dei delitti irrisolti e, dalla parte opposta, Ettore Bassi che personifica il mondo dei vampiri. Al centro ci sarà la Chiesa, cioè il mio personaggio. Abbiamo girato una puntata pilota ed è stata molto divertente perché è un'esperienza completamente diversa da quelle che ho avuto finora.

Dato che parla di vampiri per documentarti stai guardando i vari film e serie tv che parlano di essi?

Prima che mi venisse offerta la parte avevo visto quelli americani, perché ho dei nipoti a cui sono molto legato, quindi li porto al cinema a vedere i cartoni animati o questo tipo di film che poi piacciono anche a me. Sono uno zio molto amato e io amo molto loro, quindi mi piace viziarli. Essendo romantico e piacendomi le favole porto loro al cinema ma porto anche me stesso.

Hai un metodo che utilizzi per memorizzare le battute?

Sono una persona distratta, che dimentica le cose. Do importanza al dettaglio che, magari, mi ha colpito. A volte leggo libri o vedo film e poi mi capita di non ricordarne assolutamente nulla, solo il fatto che mi sia piaciuto oppure no. Per quanto riguarda il lavoro riesco a memorizzare subito ma, appena girata la scena, mi dimentico tutto, non saprei ripetere le battute. Credo di avere una memoria selettiva, cancello il vecchio e vado avanti. Me ne sono accorto, per la prima volta, all'esame di maturità: dopo averlo fatto non ricordavo più nulla. Ricordo le date, per esempio, solo c'è un legame affettivo.

Quando non lavori e sei fuori dal set, che tipo di vita conduci?

Ho la fortuna di avere tanti amici che sono la famiglia che ti scegli da grande. Quando non lavoro dedico a loro il tempo che non sono riesco a dedicargli quando sono sul set. Sono una persona molto mondana e mi piace stare in mezzo alla gente. Allo stesso tempo, però, sono anche molto casalingo: mi piace stare in casa in solitudine a leggere, ascoltare musica, circondarmi delle mie cose. Inoltre ho l'hobby dell'arredamento e del giardinaggio e, come ti dicevo prima, amo fare lo zio. E quando posso torno a Napoli dove vado poche volte durante l'anno nonostante sia molto legato alla mia figlia. Quindi recupero il tempo perso e faccio il figlio, il fratello, lo zio.

Parlavi della musica: che cosa ti piace ascoltare?

Ascolto di tutto, da quella classica al rock. Credo che la musica sia molto importante. Vivere con una colonna sonora, qualunque essa sia, ti cambia la vita. Do molto importanza alla musica.

Lo scorso 14 Dicembre sei stato premiato in Campidoglio con l'Oscar dei Giovani in occasione della quarantennale della “Giornata d'Europa”. Mi puoi raccontare come è stata quella giornata?

Quando mi ha chiamato il mio agente per dirmi che il Campidoglio aveva fatto il mio nome tra le candidature per questo premio ho chiuso il telefono e non le ho dato peso perché in realtà era una cosa talmente inaspettata che non avevo realizzato subito. Per me è stato un premio molto importante, un riconoscimento importante da Roma, la città che mi ha adottato. È stato gratificante perché sono un attore giovane e mi sono ritrovato nella sala del Campidoglio con degli attori che hanno fatto la storia del cinema italiano e non solo. Io, forse per un senso di protezione, quando mi accadono cose così belle le vivo in terza persona, quindi capita che siano più emozionate le persone che mi vogliono bene. Poi, dopo un po', realizzo. Questo mi succede sia per le cose molte belle, sia per quelle molto brutte. Ora, a un mese di distanza, vedo il premio in bella mostra sulla mia libreria e ogni volta che mi ci cade l'occhio è davvero molto bello. Ringrazio, per questo, tutte le persone che mi sostengono anche da tempi non sospetti. Penso sia un esempio del fatto che in Italia c'è un cinema sano, che non sempre ad andare avanti sono i raccomandati. Se fai un lavoro con stile e professionalità il percorso sarà più faticoso e più lungo, ma alla fine premia. Il consiglio, anche alle tante persone che mi scrivono e che vogliono intraprendere questo mestiere, è di crederci e studiare tanto in modo da essere pronto quando arriva l'occasione.

Puoi scegliere un film del passato di cui saresti il protagonista nel remake. Quale sceglieresti e perché?

Questa è una domanda difficilissima. Ce ne sono tanti. Mi piacerebbe “Ieri, oggi e domani”. Adoro quel film perché c'era Marcello Mastroianni e perché ha confermato Sophia Loren come icona. Non ho mai interpretato un ruolo napoletano e mi piacerebbe rivestire questo ruolo. Ma non è il solo: essendo romantico mi piacerebbe “Romeo e Giulietta”, anche perché mi piacciono le favole; e anche interpretare Gesù, non per un delirio di onnipotenza, ma perché ho visto dei film e sarebbe bello rivestire quei panni. Ci sono anche dei film americani, ma faccio sempre riferimento ai film italiani perché sono orgoglioso di essere italiano. Nonostante il nostro Paese stia attraversando un momento difficile, è qui che voglio lavorare.

È passato un anno dalla nostra prima intervista insieme. Che cosa ti è rimasto di quell'esperienza e cosa pensi di Andergraund?

Lo seguo sempre, anche quando non ci sono articoli che riguardano me. Spero ci possa essere presto una pubblicazione perché è una rivista fatta molto bene che, secondo me, meriterebbe la stampa. Quando accendo il Mac è fra i giornali che mi piace leggere.

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