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Diario dal Vittorio Veneto Film Festival

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Il resoconto della rassegna della nostra redattrice Michela Garau

Testi, interviste e foto di Michela Garau

Un ringraziamento enorme a tutto lo staff del festival, non faccio nomi perché sennò non la finirei più. Ma uno su tutti devo farlo perché è stato grazie a lui se, qualche mese fa, mi sono avvicinata di più al festival e ho deciso di parteciparvi. Grazie Gennaro.


 

12 lungometraggi, 1000 giovani in veste di giurati, ospiti internazionali e una giuria di qualità. Questa la ricetta del Vittorio Veneto Film Festival. Una quattro giorni intensiva a stretto contatto con chi il cinema lo fa e lo ama. Registi del calibro di Ricky Tognazzi, attori tra i più amati come Giorgio Pasotti e Stefano Chiodaroli, doppiatori come Chiara Colizzi. Su tutti, però, spicca un'incarnazione del cinema italiano: Mario Monicelli. A testimoniare la sua carriera la sua compagna Chiara Rapaccini. Alla memoria del grande regista scomparso recentemente è stata dedicata questa seconda edizione del festival ambientato tra il cinema multisala Verdi e il Teatro Da Ponte, situati ai due lati opposti della cittadina trevigiana.

 

Mercoledì, 2 Marzo 2011

Caro diario,

ho deciso di condividere queste pagine con i lettori di Andergraund. E sì perché il Vittorio Veneto Film Festival, sin da questo primo giorno, si sta rivelando interessante ed emozionante. Oggi, per me, è stata una giornata lunghissima: il viaggio (tra aereo, treno e autobus) mi aveva quasi risucchiato tutte le energie fino a quando non ho messo piede al cinema e tutta la magia del festival è iniziata. Per inaugurare il tutto ad ogni giurato hanno regalato la borsa (a me due: giuria e stampa) del VVFilmF con il pass, il “taccuino” del festival e una piccola merenda. È davvero divertente girare per le strade di questo paesino ai piedi delle montagne e riconoscere i giurati dal colore della borsa. Ah sì, perché i giovani giurati sono divisi in tre fasce d'età. La Santa Augusta è quella composta dai bambini più piccoli, delle scuole elementari, poi c'è la Pizzoc che comprende quelli un po' più grandetti e, infine, la Visentin che comprende gli studenti delle superiori e dell'università. Sono rimasta colpita dallo sguardo di ognuno di loro: una voglia di fare incredibile, ognuno che lotta per il proprio sogno (molti di loro partecipano ai workshop di recitazione, di regia e di montaggio). Alla faccia di chi dice che le nuove generazioni sono vuote e non hanno cervello, devo spendere una parola (anche due) a favore di questi ragazzi che, nonostante la giovane età, durante la discussione dopo il primo film in concorso, si sono dimostrati tutti preparatissimi sul linguaggio cinematografico. E poi la scelta della direzione artistica e organizzativa è stata una doppia idea vincente. I film in concorso, 12 lungometraggi internazionali, sono tutti in anteprima in Italia e, pertanto, in lingua originale e doppiati dal vivo in sala. Devo ammettere che il vedere come lavorano i doppiatori è stata una scoperta: un'opportunità per avvicinarsi di più ai film. Prima di arrivare qui pensavo che, magari, mi avrebbe infastidito sentire la doppia voce (originale e doppiata), invece no. Anzi, ho apprezzato maggiormente la pellicola. E penso che anche per gli altri ragazzi sia stato così. L'altra scelta vincente è stata quella tematica: la maggior parte dei film, di cui ho letto la sinossi nel “diario” che ci hanno dato, sono drammatici. Appartenendo alla fascia Visentin ho potuto assistere alla prima di una pellicola che mi è piaciuta davvero tanto, sia dal punto di vista drammatico, che da quello cinematografico. Si intitola Kein Leichtes Spiel – Hangtime, è un film tedesco del 2009 per la regia di Wolfgang Groos. Spero uscirà prima o poi in Italia, è uno di quei film che mi piacerebbe rivedere e avere nella mia collezione di dvd. Anzi, appena tornata a Cagliari, devo scoprire se esiste un sito ufficiale e capire se arriverà presto sui nostri schermi.
Ma l'emozione più forte di questa giornata è stata l'omaggio a Mario Monicelli alla cui memoria è stata dedicata questa seconda edizione. Ho ammirato tantissimo la forza ed il coraggio di Chiara Rapaccini, la sua compagna e madrina del festival che, a pochi mesi dalla scomparsa del regista, si è dimostrata cordiale e disponibile e ha condiviso con tutti noi i ricordi più belli (e forse anche più intimi) di un vero capostipite del cinema italiano. L'omaggio si è svolto di mattina e di sera al Teatro Da Ponte. A far conoscere alla fascia Visentin chi era Monicelli il primo Director's Cut durante il quale abbiamo potuto vedere filmati inediti e non, in un montaggio curato dal giornalista e regista Giuseppe Di Tommaso, e sentire i racconti inediti dei primi due ospiti (nonché giurati di qualità) Chiara Rapaccini e Claudio Napoli (supervisore agli effetti visivi digitali). Di sera ci siamo avvicinati ancora di più alla figura del maestro Monicelli attraverso la visione del suo ultimo film Le Rose del Deserto. A portare le memorie di quel backstage ancora una volta la Rapaccini e Napoli e, grande ospite della serata, nonché tra i più attesi, l'attore Giorgio Pasotti, protagonista della pellicola che racconta le vicende dei soldati italiani durante la guerra in Libia. Vedere Pasotti è stato davvero emozionante. Pensare che era seduto in prima fila davanti a me e io, presa dall'osservare qualsiasi cosa succedesse nel teatro (c'era un'atmosfera davvero magica), all'inizio non me n'ero accorta perché, fisicamente, è diverso da come si vede in tv. Molto meglio dal vivo.
In ogni intervento degli ospiti in sala c'è stato qualcosa che mi ha colpito, alcune frasi che ho deciso di annottare non solo come ricordo ma, soprattutto, come insegnamento di vita.

 

“Mario diceva sempre: «Chiara fai sempre il passo più lungo della gamba». E io dicevo: «Ma me la rompo». E lui rispondeva: «E chi se ne importa, te la romperai ma almeno avrai provato qualcosa di nuovo». La vita è molto breve e va vissuta con molto coraggio, tanto poi finisce e quindi bisogna fare sempre tutto quello che si vuole.” 

Chiara Rapaccini - VVFilmF 2 Marzo 2011

 

“Abbiamo cercato di fare delle cose impossibili anche per motivi di set. Il film (Le Rose del deserto, n.d.r.), per esempio, è stato girato in Tunisia ma era ambientato in Libia perché in Libia, in quel periodo, non si riusciva a vedere precisamente il sole. Il posto era molto bello ma abbiamo ricostruito, attraverso gli effetti digitali, le palme che erano state distrutte dalle intemperie e dall'uomo.”

Claudio Napoli - VVFilmF 2 Marzo 2011

 

“Il Festival è nato dalla volontà di comunicare con i ragazzi attraverso il cinema”.

Elisa Marchesini - direttore generale del VVFilmF - 2 marzo 2011

 

“Per una strana coincidenza ho iniziato proprio qui, a Vittorio Veneto. Il mio primo film italiano si intitolava I Piccoli Maestri, e abbiamo girato proprio qui, in una piazza meravigliosa. Ho dei ricordi bellissimi”.

Giorgio Pasotti - VVFilmF 2 marzo 2011

  

 

Giovedì, 3 Marzo 2011

Caro diario,

oggi avevo paura di svegliarmi. Temevo che la giornata di ieri fosse solo un sogno. Invece eccomi qui a raccontarti delle favolose avventure vissute ancora oggi. Innanzitutto stamattina, durante i Director's Cut, ho avuto l'occasione di intervistare Giorgio Pasotti. Un ragazzo davvero gentile e disponibile. Quando incontro personaggi famosi per intervistarli ho sempre un timore: che mi deludano perché, magari, hanno la testa montata e se la tirano. Non è il caso di Pasotti, anzi. È stato davvero interessante parlare a quattr'occhi con lui e potermi confrontare con un attore che, seppur giovanissimo, ha avuto una vasta e lunga esperienza nel mondo dello spettacolo. È molto divertente e disponibile, ed è stato dolcissimo quando ha parlato di Maria, la sua bimba di appena un anno. Un'esperienza indimenticabile, che mi farà sempre ricordare con emozione il secondo giorno a Vittorio Veneto. Ma ritorniamo al Director's Cut: oltre a Pasotti e Claudio Napoli già conosciuti ieri, c'è stato anche il regista e sceneggiatore Massimo Mascolo. La parte più interessante dei mattinée al teatro Da Ponte è stata, proprio come ieri, l'interazione che si instaura con i ragazzi che rivolgono le domande agli ospiti. Ancora una volta un punto a favore dei giovanissimi che si sono dimostrati attentissimi alla pellicola vista ieri notte e che hanno posto dei quesiti davvero interessanti sugli effetti speciali e non solo. Altro ospite d'eccezione è stato Francesco Linguiti, insegnate universitario di “Semiologia del cinema e degli audiovisivi” e “Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico e televisivo” e autore di diversi programmi televisivi.
Al pomeriggio nuova visione al cinema Verdi: la seconda pellicola in concorso della fascia Visentin è stata Schemer – Dusk, un film olandese recentissimo (del 2010) per la regia di Hanro Smitsman. È stato un film che ha fatto molto discutere i ragazzi in sala per il tema molto attuale (tratto da una storia realmente accaduta) e molto forte: l'uccisione di una teenager da parte della sua comitiva di amici.
In serata siamo tornati al Teatro dove, dopo aver visto la prima puntata del Cinegiornale girato e montato dai ragazzi dei workshop, abbiamo appreso che l'ospite della serata, l'attrice Alessandra Mastronardi, non avrebbe potuto partecipare al festival per dei problemi personali. Ma, di certo non l'abbiamo rimpianta, grazie alla bravura e simpatia dell'altra ospite dalla serata: Chiara Colizzi. Se non sapete chi è allora non dovete fare altro che chiudere gli occhi mentre guardate qualche film con protagoniste Kate Winslet o Nicole Kidman. Chiara, infatti, è colei che presta la voce alle due attrici hollywoodiane e non solo, vanta doppiaggi per Uma Thurman, Penelope Cruz e film d'animazione; al momento sta lavorando al quarto capitolo de “Pirati dei Caraibi”. Durante la serata abbiamo potuto apprezzare la sua bravura nel film Se mi lasci ti cancello, con protagonisti Kate Winslet e un grandioso Jim Carrey (ammetto che era la prima volta che lo vedevo in un ruolo drammatico ed è davvero bravissimo e sorprendente rispetto alle parti un po' demenziali a cui ci ha abituati con i suoi personaggi).

 

“Questo premio si vince facendo molto bene il proprio lavoro. È un premio che va a riconoscere tutte le professionalità, o quasi, della produzione cinematografica”.

Massimo Mascolo,in riferimento al David di Donatello che ha vinto - VVFilmF 3 Marzo 2011

 

“Questo è un bellissimo festival, c'è un bellissimo clima, c'è gioia, c'è entusiasmo. Mi piace”.

Francesco Linguiti - VVFilmF 3 marzo 2011

  

Papà in carriera - Intervista esclusiva a Giorgio Pasotti

Da un anno sei papà di Maria. Come concili la vita di papà con la carriera di attore?

È molto semplice, in realtà non lavoro (ride). Ho deciso di non lavorare per il primo anno di vita di mia figlia perché il nostro lavoro ci porta per molto tempo fuori casa e io non volevo perdermi, letteralmente, i suoi primi passi. Non volevo perdermi tutti i cambiamenti che sono tantissimi e concentrati in un anno.

E quindi hai già dei progetti per il futuro?

Ne ho parecchi, ho cercato di dilatarli il più possibile. Adesso mia figlia è cresciuta e, quindi, posso permettermi di riniziare a lavorare.

Hai fatto l'attore in teatro, in tv, al cinema, sei stato conduttore per Mtv. C'è qualcosa che non hai mai fatto e che vorresti fare magari una professione lontana dal cinema?

Guarda il mio sogno sarebbe quello di fare l'allenatore di un qualche sport.

Infatti fai anche arti marziali...

Ma mi sarebbe piaciuto anche l'allenatore di calcio, l'importante è allenare una squadra di una qualche cosa... (ride)

Visto che siamo al Vittorio Veneto Film Festival non ti piacerebbe fare l'insegnante di recitazione per i ragazzi?

Guarda quello è un ruolo veramente difficile e molto importante perché si tratta della formazione dei ragazzi. Io non sarei un bravo insegnante perché avrei troppo a cuore l'esito artistico e personale dei ragazzi. Questo è un mondo molto difficile e vedo tanti ragazzi che lo affrontano con grande entusiasmo e tanta voglia di fare. Ma in realtà io, essendoci dentro da qualche anno, conosco anche i meccanismi un po' più difficili e complessi. Sarei il primo a placcare gli animi, quindi non sarei un bravo insegnante pronto a spronare i ragazzi.

Qualche anno fa, all'età di questi ragazzi, avresti partecipato a un festival come questo?

Assolutamente sì. Proprio prima a un tuo collega che mi chiedeva a quali festival io prendessi parte, ho risposto che partecipo solo a quelli che mi piacciono. Questo è un festival di giovani, quindi di persone che hanno una libertà mentale ancora non corrotta, quindi per me è piacevolissimo e molto distensivo. Inoltre è assolutamente importante perché imparo a mia volta quelle che sono le tendenze e i gusti di un mondo che ormai non mi appartiene più.

Un'ultima domanda. Vorrei sapere se c'è qualche regista con cui vorresti lavorare?

Bèh, la lista è lunghissima. Rimanendo in Italia: Paolo Sorrentino, Matteo Garrone e Francesco Patierno siano dei registi con un enorme talento e con del potenziale ancora inespresso. Sono tre registi con i quali spero di lavorare prima o poi.

Ok, grazie mille, gentilissimo.

Grazie a te.


Venerdì, 4 Marzo 2011

Caro diario,

non riesco ancora crederci. Oggi è stato il penultimo giorno del festival. Se da un lato sono entrata talmente tanto all'interno del VVFilmF che mi sembra di vivere qui da sempre, dall'altra mi rendo conto che tutto sta volgendo alla fine e ciò mi rattrista non poco. Proprio ora che mi sto adeguando al clima, agli orari e alle abitudini di queste parti e che mi nutro di cinema allo stato puro, dovrò dire addio a tutta questa avventura. Ok, meglio non pensarci, non voglio velare di tristezza le emozioni che mi ha trasmesso oggi la manifestazione. Da dove iniziare? Dal Director's Cut, naturalmente. Stamattina abbiamo avuto il piacere di conoscere meglio Chiara Colizzi ed il suo lavoro. Un'illuminazione per me che ero convinta che un doppiatore conoscesse in anteprima cosa succedesse in un film. Chiara, invece, ci ha svelato come, delle volte, non sia facile capire la pellicola che si sta doppiando. Per esempio Se mi lasci ti cancello non l'ha capito fino a quando non è andata a vederlo al cinema in quanto doppiava le sue parti non nell'ordine cronologico delle scene e, inoltre, era a conoscenza solo delle scene in cui c'era il suo personaggio.
Grande ospite, apprezzatissimo dai ragazzi che non volevano farlo andare via, l'attore Stefano Chiodaroli, conosciuto per lo più per i suoi divertenti e comici personaggi di “Colorado” e “Belli dentro”. Dopo aver esordito come mangiafuoco e giocoliere, è stato recentemente tra i protagonisti di “Vallanzasca”. E così, dopo aver raccontato come ha iniziato la sua carriera, è stato disponibilissimo nello rispondere alle tante domande che i ragazzi gli proponevano. Il momento più amato è stato quello in cui ha deciso di presentarci alcune gag coinvolgendo anche il pubblico. 10 e lode per simpatia e bravura, non avevo mai riso così tanto.
Nel pomeriggio le tre categorie di giurati hanno assistito alle ultime proiezioni. Per i ragazzi della Visentin c'è stata una sorpresa: in sala era presente Michael John Fedun, produttore di Schemer che ha potuto rispondere agli interrogativi che, nel pomeriggio di ieri, i giovani giurati si erano posti. Gli stessi ragazzi, o almeno la maggior parte di loro, non ha gradito la pellicola americana 16 to life di Becky Smith, per la banalità e scontatezza della trama.
E poi è stato il momento delle votazioni segrete. Solo domani sapremo quale sarà il film vincitore.
La serata ha ospitato i due presidenti della giuria di qualità, nonché coppia amatissima del cinema italiano: Ricky Tognazzi e Simona Izzo che ci hanno presentato la loro ultima fatica: Il padre e lo straniero. È stato davvero esaltante trovarsi di fronte a due personaggi che hanno fatto la storia del cinema destreggiandosi tra ruoli diversi che vanno dalla regia alla sceneggiatura, passando per la recitazione ed il doppiaggio.


“Spero che da domani voi dimentichiate la mia faccia e la mia altezza. Perché, secondo me, è bene perdersi nella faccia dell'attore. È l'unico pregio che ha questo lavoro.”

Chiara Colizzi - VVFilmF 4 marzo 2011

 

“Almeno per quanto mi riguarda non esiste la scelta radicale per cui dici «Da domani farò questo». Evidentemente sono tante piccole scelte, tanti piccoli sì, tanti piccoli no. È la vita quotidiana che determina il tipo di scelta che poi si farà”.

Stefano Chiodaroli - VVFilmF 4 marzo 2011

 

 

Sabato, 5 Marzo 2011

Caro diario,

l'ultimo giorno del festival si è appena concluso con una lacrimuccia ad incorniciare il tutto. Sembra ieri che tutto ha avuto inizio, ma sembra anche passato tanto tempo. Ormai sono talmente impregnata degli odori del posto e delle sensazioni lasciate dal festival, che la valigia appena rifatta mi fa venire un po' di malinconia.
Ma non posso rattristarmi, la felicità è tanta perché porterò dentro di me i ricordi di un'avventura indimenticabile. A partire dal Director's Cut di questa mattina che ha visto protagonisti due registi giovanissimi ma che si stanno già affermando grazie al loro talento: Jan Michelini e Susanna Nicchiarelli.
Jan che vanta tra i suoi lavori “La passione di Cristo” al fianco di Mel Gibson, al momento non ha ancora firmato un suo lungometraggio, ma è un regista di seconda unità di film come “Coco Chanel”, “Giovanni Paolo II” e “Guerra e Pace” per Rai Cinema. Il suo consiglio ai giovanissimi che vogliono intraprendere la sua carriera è di crederci sempre e di lavorare, inizialmente, come volontari sui set. La sua carriera è iniziata proprio così, come volontario alla regia su un set di Pupi Avati. Inoltre ci ha parlato dei suoi viaggi in India e di come sia rimasto affascinato da Bollywood: a testimoniarlo la sua docufiction “Bollywood Boulevard”.
Con la Nicchiarelli abbiamo visto e commentato il suo film “Cosmonauta”, presentato allo scorso Festival del Cinema di Venezia. È sempre una sorpresa scoprire cosa avviene dietro le telecamere e Susanna, che recitava anche all'interno della pellicola, ci ha svelato che sul set girava sempre con i bigodini in testa e con gli abiti di scena, per essere sempre pronta ai ciak.
Il momento più emozionante è stato il Galà di Premiazione di stasera. Il teatro era pieno e l'emozione era palpabile. A fare gli onori di casa Armando Traverso, presidente onorario del festival, che ha richiamato sul palco la giuria di qualità e dei rappresentanti della tre giurie dei ragazzi. Oltre alle premiazioni delle due giurie ci sono stati due premi speciali: quelli della città di Vittorio Veneto e quello del Social Festival.
La serata si è conclusa perfettamente perché ho avuto l'opportunità di stare in mezzo a tante persone (staff del festival e ospiti) che hanno dimostrato che il cinema può realmente unire tutte le fasce d'età.
Stavo per dimenticare il momento clou (almeno per me) della giornata: la mia intervista a Ricky Tognazzi che mi ha trasmesso l'amore e la passione che mette nel suo lavoro.
Il festival, purtroppo, si è concluso. Una cosa che non dimenticherò mai?!? Il promo della manifestazione. E intanto concludo questo diario non con un addio, ma con un arrivederci.

 

  

“Come si inizia a fare il regista? Intanto ci vuole un grande amore per questo mestiere. Già quando avevo 14-15 anni non vedevo l'ora di impugnare uno strumento che mi permettesse di filmare e riprodurre la realtà”.

Jan Michelini - VVFilmF 5 marzo 2011



“La sensazione, l'entusiasmo, la curiosità e l'emozione di essere qui è pari a quello che sentivo quando abbiamo iniziato a lavorare”.

Ricky Tognazzi - VVFilmF 5 marzo 2011

 

“Io, quando ho iniziato, avevo la vostra età. Anzi ero più piccola. Il mio primo turno di doppiaggio l'ho fatto a cinque anni, appena ho cominciato a parlare. Ancora non leggevo. Mi hanno portato in una sala di doppiaggio e mi hanno fatto doppiare un bambino, un maschio, che piangeva. Io non volevo e ho pianto perché non volevo doppiare un maschio. Hanno registrato e mi hanno detto che andava bene così. Ho debuttato così”.

Simona Izzo - VVFilmF 5 marzo 2011

  

Regista per vocazione - Intervista esclusiva a Ricky Tognazzi

Nel cinema italiano ha fatto il regista, l'attore, lo sceneggiatore. Quale è il ruolo che predilige?

Sono mestieri complementari che insegnano l'uno all'altro. Fare l'attore mi ha insegnato tanto per fare il regista e viceversa. Fare il regista è un mestiere faticoso che, proprio perché essendo così faticoso, porta delle soddisfazioni anche molto grandi quando il film viene bene. Fare l'attore, per me, è un mestiere più rilassante e più divertente anche nel senso leggero del termine, anche se molti attori penseranno male di me per questa cosa. La grande fatica dell'attore è trovare da lavorare, quando lavori è una gioia. Però fare il regista vuol dire portare a casa una grande impresa.

Dato che si è appena concluso il Vittorio Veneto Film Festival, che consiglio darebbe ai ragazzi per intraprendere questo mestiere, dato che alcuni hanno partecipato ai workshop di recitazione e di regia?

Intanto avere tenacia, che può solo derivare da un senso di vocazione. Quasi tutti i settori del cinema coinvolgono dei mestieri molto faticosi. Ci sono molti aspiranti attori, registi, sceneggiatori e per poter avere l'occasione giusta, anche grazie alla fortuna, bisogna sopportare tanto. Quindi grande tenacia e, per il resto, cuore. Il cuore perché sono tutti mestieri dove bisogna essere molto generosi, non sono mestieri dove puoi stare con l'orologio in mano e controllare quanto sei sul set o lamentarti perché sei stanco, se lavori è un privilegio. Una volta ho lavorato con Bob Hoskins, un grandissimo attore inglese che con me ha fatto “Il Papa Buono”, ma che è diventato famoso con il film... quello del coniglio, come si chiamava?

“Chi ha incastrato Roger Rabbit”?

Sì, Roger Rabbit. Lui era ore che stava aspettando per girare, truccato, invecchiato. Così mi sono avvicinato e gli ho detto “Scusami, perché stai aspettando da sei ore”. E lui mi ha detto “Non ti preoccupare, mi pagano per aspettare, recitare lo faccio gratis”. E questa è una metafora di quello che è il mestiere dell'attore, fatto di lunghe attese. Non solo nell'arco della giornata, ma attese di avere l'occasione della tua vita, aspettare il ruolo giusto. Sono delle attese che ogni tanto durano tanto tempo, quindi quando hai l'occasione a quel punto è solo un regalo.

Quando ha capito che la sua strada era il cinema?

Io sono fortunato, sono nato in questo mondo. Da ragazzino andavo a trovare mio padre sul set e quindi, quando sono arrivato all'età della ragione, non avevo dubbi di voler lavorare nel cinema. Il dubbio, casomai, era se fare l'attore, il regista, il direttore di fotografia, ecc. L'idea di poter raccontare delle storie, di fare un mestiere più completo e anche meno vittima delle scelte altrui, come quella di fare il regista, è stata una meta che mi sono posto. Poi, per arrivarci, ci sono stati tanti anni di aiuto regia che mi hanno insegnato tanto e che mi hanno creato l'opportunità di debuttare al momento giusto. Parliamo, però, di condizioni abbastanza rare. Io sono assolutamente una persona fortunata, se fossi stato figlio di un notaio non so se avrei scelto di fare il notaio.

Lei è figlio d'arte, appunto. Questo le ha mai pesato in qualche modo, qualcuno l'hai mai rifiutata perché figlio d'arte e ha messo in dubbio la sua capacità e il suo talento?

Bèh, chiaro che sei nell'occhio del ciclone e sei molto più in vista, però è vero anche che è un mestiere dove il tuo talento non può essere nascosto. Se tu sei in scena sei giudicato da tutti. Entrare nel mondo del lavoro è una cosa molto complicata, ne sanno qualcosa i giovani di oggi, e non parlo solo del cinema ma di qualsiasi mestiere. Io in questo sono stato molto agevolato. Oggi ancora mi chiedono se sono il figlio di Ugo Tognazzi e essendo ormai quasi nonno, diciamo così, da una parte sta ridiventando un complimento perché passi dalla condizione di nonno a quella di figlio. Quindi all'inizio è una rottura, poi diventa una lusinga e, soprattutto, una cosa doverosa nei confronti dei tuoi genitori che hanno dato tanto e, quindi, fa piacere siano ricordati ancora dopo tanti anni. Poi, a un certo punto, diventa paradossale e, però, va bene così.


 

Nel backstage del VVFilmF - Intervista esclusiva a Gennaro Viglione

Come e quando hai iniziato a lavorare al Vittorio Veneto Film Festival?

Al VVFilmF ho iniziato a lavorare fin dalla prima edizione. Il tutto è iniziato per caso, dall'incontro fortuito con il direttore Elisa Marchesini. Da subito è nata una perfetta sintonia professionale e, immediatamente, mi ha chiesto di mettere a disposizione del festival le mie esperienze lavorative.

Sei il responsabile del guest office. Quest'anno la rassegna è stata dedicata alla memoria di Monicelli. Come hai/avete scelto gli ospiti?

Dedicare la kermesse alla memoria del maestro Mario Monicelli è stato per noi un grande onore. Ho avuto modo di conoscerlo anni fa, durante il Premio Massimo Troisi, e le chiacchierate con lui erano delle lezioni di vita. Conoscevo tutti i suoi film e nutrivo per lui una grande stima professionale perché ha saputo raccontare in modo unico l'Italia e gli italiani. Dopo la sua scomparsa, quindi, il Festival ha voluto far conoscere ai 1000 giovani giurati una figura importante del Cinema Italiano e la volontà di affidare a Chiara Rapaccini, compagna del Maestro, il ruolo di madrina della II edizione è stato per noi un vanto poiché lei dedica interamente la sua vita ai ragazzi in quanto docente allo IED di Roma ed è illustratrice, designer e scrittrice di libri per ragazzi.
La scelta degli ospiti è stata a lungo dibattuta e, in accordo con Elisa, ho pianificato gli incontri con gli esperti del mondo della cinematografia. Si è cercato di mostrare ai ragazzi quante figure professionali si celano dietro la macchina da presa e quale percorso si nasconda dietro ogni singolo lavoro: dal regista all'attore, passando per il direttore della fotografia allo sceneggiatore, al doppiatore, al direttore degli effetti visivi, al fonico di presa diretta, al montatore e al produttore.

I ragazzi hanno partecipato a tre workshop messi a disposizione dal festival. Se il festival dovesse creare un workshop per insegnare il tuo mestiere e tu fossi l'insegnante che consigli daresti?

Bella domanda. Permettimi di dire che che i workshop di questa edizione sono stati di alto valore professionale e il merito è di Giuseppe Di Tommaso, Barbara Enrichi, Fabrizio Barraco e Federico Campodall'Orto. A loro va il mio grazie!
Nel mio lavoro ci vuole una forte passione unita a determinazione e capacità di lavorare in team. Io ho iniziato con un stage in qualità di assistente del direttore casting in un'agenzia di eventi; dopodiché, inaspettatamente, sono arrivate le prime richieste di collaborazioni con numerose kermesse di fama nazionale. Se dovessi sintetizzare i consigli da dare a chi vuole affrontare questo lavoro direi di amarlo follemente, senza se e senza ma. I sacrifici sono tanti, ma sono tante anche le soddisfazioni e le gratificazioni che sa dare.

I ragazzi che hanno partecipato sin dall'inizio hanno dimostrato partecipazione, interesse e voglia di fare. Tu, alla loro età, avevi già le idee chiare sul tuo futuro lavorativo?

Certo che mi metti proprio in difficoltà! Sì, alla loro età avevo già le idee abbastanza chiare, lo ammetto. Mi ricordo che fin da bambino guardavo in televisione le grandi produzioni, dal Festival di Sanremo a Miss Italia, non tanto per lo spettacolo in se e per se, ma per capire il grande lavoro che si nascondeva dietro quel palco e dietro quelle telecamere. Mi immaginavo un giorno di realizzare qualcosa di mio, vedere il mio nome nei titoli di coda o su un programma. Ora posso dire di esserci, in parte, riuscito.

Il ricordo più bella di questa edizione appena conclusa?

Sicuramente il volto dei 1000 ragazzi che uscendo dalle sale discutono tra loro del film appena visto. Non posso nasconderti, però, che il Festival mi ha dato la possibilità di conoscere professionisti del mondo del Cinema e della Televisione con le quali ho stretto un forte legame di amicizia e di collaborazione continua: dal regista RAI Giuseppe Di Tommaso, all'attrice Barbara Enrichi, Francesco Linguiti, Jan Michelini, Claudio Napoli, Massimo Mascolo, Stefano Chiodaroli, Susanna Nicchiareli; nonché con due cineasti italiani che mi hanno insegnato molto: Simona Izzo e Ricky Tognazzi.
In ultimo, consentimelo, non voglio essere melenso, ma il Festival mi ha regalato una grande amicizia con il direttore Elisa Marchesini che, come sono solito dire, è "una piccola grande donna". Arrivederci al prossimo anno!

 

Vincitori e vinti della seconda edizione:

La Giuria di Qualità del Vittorio Veneto Film Festival ha conferito il premio “Giuria di Qualità” ex-aequo ai film “Schemer” del regista olandese Hanro Smitsman e “El último verano de la boyita”, la pellicola argentina-franco-spagnola della regista argentina Julia Solomonoff. Inoltre, i giurati hanno ritenuto di conferire una menzione speciale al film “Keine Angst” della regista tedesca Aelrun Goetteex. Le motivazione dei premi conferiti sono le seguenti:

- “El último verano de la boyita” per la delicatezza e l’elegante semplicità attraverso le quali il film è riuscito ad affrontare, nella sua complessità e densità, il tema della scoperta e della consapevolezza del proprio sé, della sessualità e dell’alterità.

- “Schemer” per il rigore analitico e la sintesi formale ed espressiva attraverso i quali il film compie, con lucida distanza, il racconto di un agghiacciante romanzo di formazione di un gruppo.

- “Keine Angst” per aver saputo raccontare, con sensibilità e lucidità, i sentieri e la forza esistenziali che un adolescente deve affrontare nella assenza totale di universo adulto moralmente credibile.

Ecco le pellicole vincitrivi per i 1000 ragazzi in qualità di giurati: per la fascia Santa Augusta ha vinto “Risto räppääjä ja polkupyörävaras”, per la Pizzoc “Je vous aime tres beaucoup” e per la Visentin ‘Kein leichtes spiel’.

 

Staff, Giuria di qualità e Ospiti Internazionali

 

Giuria di qualità:

Luca Archibugi, Jan Michelini, Maria Teresa De Gregorio, Claudio Napoli, Emma Perrelli, Francesco Linguiti, Massimo Mascolo, Toni Williamson e i presidenti Ricky Tognazzi e Simona Izzo.

Gli ospiti:

Chiara Rapaccini, Giorgio Pasotti, Chiara Colizzi, Stefano Chiodaroli e Susanna Nicchiarelli.

I workshop:

- Cinegiornale del VVFilmF & montaggio tenuti da Giuseppe Di Tommaso, Fabrizio Barraco e Federico Campodall'orto

- Recitazione tenuto da Barbara Enrichi.

 

Staff del VVFilmF:

Elisa Marchesini (direttore generale), Fulvio Wetzl (direttore artistico), Armando Traverso (presidente onorario), Gennaro Viglione (responsabile guest office), Carla De Luca (responsabile organizzazione scuole), Annalisa Lovat (responsabile ricerca filmica e rapportinestero), Mario Ballotta (responsabile doppiaggio), Annalisa Lovat
Francesca De Martin, Luca Zanchetta, Marta Canzian, Paolo Zardetto e
Sandra De Pollo (doppiatori), Francesca Posocco (responsabile ufficio marketing), Nicola Salvador (amministrazione), Zina Aceto (ufficio stampa), Daniele Manente (media educator), prof. Indelicato (assistente media educator), Chiara Cavallaro, Francesca Cavallaro, Daniele Manente, Chiara Bullo e Valentina Abussi (conduttori di sala), Chiara Osellame, Giovanni Doni e Riccardo Babetto (traduttore), Beatrice Missiaia (responsabile tecnico-operativo), Luca Bet (coordinatore logistica), unoallaterza (progetto grafico).

 

 

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