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Francesco Renga - Ferro e Cartone

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Francesco Renga - Ferro e CartoneFin dalle prime battute si intuisce che c'è un diverso tema portante nel disco rispetto all'ultimo suo lavoro. Se prima era l'amore passionale, ora è la fragilità a (ri)dominare. Questo termine è riduttivo. Nello specifico direi che il disco attraversa principalmente le problematiche che un uomo, un padre, è costretto a subire nella odierna società; il titolo stesso stà a metaforizzare la ricerca di equilibrio tra momenti di velata sicurezza( ferro) e momenti di pura debolezza (cartone). Sembra il Renga di Tracce, quello che invocava il luogo "Dove il mondo non c'è più”. In testi come quello si intuisce bene la tematica portante del disco. Come una foglia che cade senza nessun aiuto, si ritrova un uomo che nella sua fragilità deve trovare la forza per reagire e , s o p r a t u t t o , n o n c a d e r e . Reputo quello in questione un buon album, sicuramente superiore a Camere con Vista. Il sound è tipicamente "rengano" (per gli amanti del voce & piano è disponibile l'edizione limitata con nove degli undici pezzi riarrangiati, dove la voce di Renga viene ulteriormente enfatizzata), parzialmente paragonabile al secondo disco. Fra le undici canzoni, quella da me preferita è "L'uomo che ho immaginato", che si rifà molto, per quanto concerne il testo, al primo Renga, quello da me più considerato. Disco non fondamentale, ma degno di un minimo di attenzione in un mercato discografico che ormai, senza internet, sarebbe davvero imbarazzante. L'album, è la prova che Renga non è più quello appena uscito dai Timoria; forse, però, è ancora in grado di regalare qualcosa di bello. (Luigi 89)

 

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