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Nerina Pallot - Year of the Wolf

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Nerina Pallot - Year of the WolfNerina Pallot - Year of the Wolf

Rating: 5/5

C’è un luogo comune per il quale la vera musica nascerebbe solo dal dolore, dal disagio, dalla sofferenza, dal bisogno di esprimersi in ambito sociale o politico e di conseguenza la musica che parla d’amore e delle piccole cose della vita sarebbe se non priva di valore, almeno di una categoria inferiore. Eppure anche saper cantare con intelligenza e tatto di sentimenti richiede arte e Nerina Pallot lo dimostra col suo ultimo album “Year of the Wolf”, quarto della sua carriera dopo “The Graduate” del 2009, “Fires” del 2005 e “Dear Frustrated Superstar” del 2001. Ultimamente la cantautrice inglese ha inanellato una serie notevole di successi privati e professionali: un matrimonio, la nascita del primo figlio, una laurea in letteratura, la collaborazione a 2 album arrivati alla numero 1 della classifica inglese (“Aphrodite” di Kylie Minogue e “Songs From The Tainted Cherry Tree” di Diana Vickers) e questo momento particolarmente felice è confluito in “Year of the Wolf” che è un album sereno, delicatamente gioioso e positivo. Il ché non è assolutamente sinonimo di superficialità: la Pallot evita l’autocompiacimento come la frivolezza raggiungendo un equilibrio perfetto tra musica e parole e dando vita ad un album profondamente autentico, sincero e di una luminosità contagiosa. C’è la gioia dell’amore vissuto giorno dopo giorno nella ritmica che cresce fino ad esplodere di “Put Your Hands Up”; c’è una morbida e rasseren a n t e c o n s a p e v o l e z z a nell’arrangiamento alla Otis Redding di “This Will Be Our Year”; “I Do Not Want What I Do Not Have” è un inno al “qui ed ora”, al saper essere felici di ciò che si ha. C’è spazio anche per pensare al futuro in “If I Lost You Now” e nella splendida “Will You Still Love Me”, brani che sanno parlare di dubbio ed insicurezza senza l’angoscia della perdita, ma con uno sguardo che si mantiene lucido sul presente. I testi sono come sempre caratterizzati da un’ironia priva di cinismo e dalla capacità di non prendersi mai troppo sul serio. Trasudano amore per il quotidiano, per i particolari del vivere di ogni giorno, per un presente che non si nutre di grandi certezze. Molto curati per varietà e qualità anche gli arrangiamenti, ai quali ha dato un contributo sensibile il produttore Bernard Butler, ex chitarrista dei Suede. Diceva Louis Armstrong: "Devi amare per poter suonare" e Nerina Pallot con “Year of the Wolf” dimostra senza dubbio di avere tanto cuore quanto talento. [Sergio]
 

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