andergr@und.it      Home Benzina

Intervista ai Benzina - a cura di Bugs!

E-mail Stampa PDF
Ciao ragazzi, innanzitutto grazie per aver trovato un po' di tempo per noi. Per cominciare vi chiediamo di raccontarci di voi. Come e quando si è formato il gruppo? Come vi siete incontrati e quando è maturata la decisione di suonare insieme? Si tratta della vostra prima esperienza in una band o provenivate da altri progetti?

Enzo - I benzina esistono dal 2000. Ovviamente nel tempo ci sono stati cambi di line-up. Ad oggi insieme a me, Enzo Russo (chitarrista, compositore, produttore e fondatore della band) e Antonio de Tamburo (voce e autore dei testi) ci sono Alessio Sica alla batteria e Marcella “Sea Jail“ Brigida al basso. Proveniamo tutti da esperienze diverse, prima dei benzina, abbiamo suonato in diverse formazioni… io e Antonio suoniamo insieme da 15 anni.

Ci sono uno o più gruppi che sono stati importanti per la vostra crescita musicale e ai quali vi sentite più vicini come modo di suonare? Avete più o meno gli stessi punti di riferimento oppure avete influenze diverse? E nel caso, come si conciliano?

Enzo - Di base abbiamo tutti e quattro ascolti rock (speriamo si sia sentito!!!) anche se poi spesso ci rifugiamo nella musica classica, le influenze di altre band, se ci sono, le lasciamo scoprire agli altri…. Negli anni 60/70 tutti i “mostri sacri” della musica dicevano di non ascoltare altri artisti per non essere influenzati dal loro sound. Oggi, anche volendo fare come loro, sarebbe un po’ più difficile non rischiare di assomigliare ad altre band! Internet è un inferno, che se da una parte ti dà tante cose, dall’altra, con una puntualità disarmante, te le leva come se niente fosse.

Ho letto che tra l'altro avete suonato sullo stesso palco di artisti importantissimi, anche di calibro internazionale. C'è stato uno di questi incontri a cui siete particolarmente legati, o un momento in generale della vostra carriera che è stato particolarmente importante?

Antonio – Ci sono diversi momenti che ricordiamo con piacere: il più emozionante è forse l’apertura del concerto dei R.E.M. a Napoli. Più curioso, invece, fu forse l’incontro con Francesco Tricarico alla serata di premiazione del Neapolis Festival. Mi tenne il premio durante tutta la nostra ultima performance prima del suo concerto. Ricordo le risate, l’umiltà e l’ Umanità di tutti i grandi che abbiamo incontrato.

Voi suonate insieme da parecchio tempo. Il momento del live quanto è importante per acquisire una maggior sicurezza e per fare squadra?

Antonio – Si può dire che è la prova del nove! È lì che si vede il frutto del lavoro fatto in sala, a casa, per strada ecc… Poi, nel momento in cui tutto va bene sul palco, si diventa una cosa sola.

Com'è in generale lo stato della musica da vivo in Italia? Molti artisti con cui abbiamo parlato in passato ci hanno dipinto un quadro non molto roseo della situazione. Ci sono spazi adeguati e sufficienti? Ci sono abbastanza occasioni che consentano ai giovani musicisti di potersi esibire e farsi conoscere?

Enzo - Noi veniamo da una realtà che, se mi permetti il gioco di parole, è surreale! A Napoli ci saranno forse due locali che hanno un palco degno di tal nome, con dei monitor che per il povero musicista significa andare quasi sempre a memoria… Ma allora il piacere di suonare dov’è?!? Fonici, mixer adeguati, compressori, sono una cosa che sogni la notte!!! Già se ti sposti da Roma in su le cose cambiano, anche per questo abbiamo sempre preferito suonare lontano dalla nostra città e fortunatamente giriamo abbastanza, “quasi” da non sentire questa mancanza…

Parliamo del vostro album "Amo l'Umanità", in uscita a brevissimo. Due parole a ruota libera. Presentatecelo.

Antonio – Amo l’Umanità nasce dopo un periodo di un lavoro intenso fatto su suoni e melodie. Abbiamo rubato il tempo necessario per cucirci addosso la musica che volevamo suonare e ciò che ne è venuto fuori è un’opera che rappresenta al meglio tutto ciò che in questo periodo volevamo esprimere. C’è poi la fotografia curata da Annamaria Amura, che completa il disco, accompagnando i brani con bellissime e intense immagini. Quindi invitiamo tutti i lettori ad ascoltare Amo l’Umanità, perché noi “abbiamo molte cose da dire”!

Leggo nella presentazione del cd che i temi trattati nel disco tra gli altri sono "la falsità del mondo economico e politico, l'incoscienza della società civile, l'egoismo umano, lo sfruttamento dell’ignoranza altrui, l'opportunismo a tutti i costi e le contraddizioni sociali". Un album di forte denuncia quindi. E' così nera la situazione nel nostro paese oggi? Non intravedete nessuno spiraglio di luce in fondo al tunnel?

Antonio – Noi pensiamo che la musica debba servire a comunicare per arricchire le anime, e non per appiattirle. Da molti anni stiamo assistendo (anche nella musica) ad un totale annullamento della consapevolezza critica e sociale del nostro paese, ma anche del mondo intero. Sono fenomeni normali, quando la guida non è quella giusta. La speranza è l’ultima a morire, ma la deriva è durata troppo ed ora per recuperare, secondo noi, ci vorrà molto lavoro per ripulire tutta quell’immondizia che si è accumulata nelle coscienze.

Quello che ho notato ultimamente, e che ritengo particolarmente preoccupante, e che c'è un senso di sfiducia generalizzato che aleggia nell'aria e che allontana un sacco di persone, in particolare i giovani, non tutti per fortuna, ma molti, dai problemi veri. Si tende ad accettare tutto passivamente senza nemmeno provare a fare qualcosa per cambiare le cose, perchè c'è la convinzione che tanto è la classe politica in generale che fa schifo e che non c'è nulla che in concreto ognuno può fare per cambiare la situazione. Voi cosa ne pensate?

Antonio – Quello che pensiamo è nei nostri testi! Purtroppo il paradosso è proprio nel fatto che il disagio sociale, in particolare quello giovanile, è dettato dall’inadeguatezza della classe dirigente. L’italiano è passivo e si lascia calpestare da politici che spesso non sanno neanche pronunciare il proprio nome, ma sembra che qualcosa si stia muovendo, perché, finalmente si sta realizzando che ci sono problemi irrisolti che ci stanno toccando sempre di più (rifiuti, lavoro, tasse, mancanza di servizi e infrastrutture ecc…). Non credo che i prossimi governi avranno vita così facile, perciò occorre davvero qualcuno che si assuma delle responsabilità dando l’esempio. Anche la gente lo seguirà.

Come lavorate sui pezzi? Qual è l'apporto di ognuno alla stesura della musica e dei testi?


Enzo – In genere buttiamo giù delle idee, anche non insieme, poi ci vediamo e ci lavoriamo su… Amo l’umanità a parte, abbiamo un modo molto “standard” di comporre!

Il lavoro in studio per preparare il disco, a grandi linee, come si svolge? Cambiano molto i vostri brani tra la prima stesura e la versione definitiva?

Enzo - Una volta stesi i brani facciamo tanta pre-produzione. Un pezzo può anche avere due o tre arrangiamenti; poi alla fine prendi una parte da uno, una dall’altro e metti insieme… taglia, cuci, incolla e il gioco è fatto! Ci sono dei pezzi che ti fanno impazzire prima di essere come tu li vuoi, altri che in un attimo prendono forma e non li tocchi più.

Con quale criterio avete scelto le canzoni da inserire nel disco? Ci sono state delle canzoni rimaste nel cassetto?

Enzo - Certo ci sono sempre canzoni che rimangono lì… magari ancora non era il loro tempo…. Poi dopo anni le riascolti, ti piacciono da impazzire, gli dai una “rinfrescatina” e sono pronte per far parte del prossimo disco… magari il testo dopo dieci anni è attualissimo, purtroppo!

So che direte che non si può rispondere a questa domanda, ma c'è un pezzo a cui siete maggiormente legati o di cui vi ritenete particolarmente orgogliosi del risultato?

Enzo - Bravo! I pezzi sono nostri figli e noi siamo bravi genitori… e come ben saprai, i figli sono uguali…. poi sappiamo tutti che non è così!

Come è cambiata, se è cambiata, la vostra musica rispetto agli inizi? Quanto siete maturati come musicisti e come gruppo rispetto ai vostri precedenti demo?

Enzo - C’è da dire che “Amo l’umanità” ha avuto un lavoro in fase di preproduzione e produzione meticolosissimo… ci siamo finalmente presi il tempo che volevamo per scrivere un album, siamo stati in giro per il sud Italia in paesini sperdutissimi e bellissimi, a volte con meno di 100 abitanti, a comporre. Poi tornavamo a Napoli e lavoravamo in studio. Due anni di questo e ti assicuriamo che non vorresti più smettere! Per quanto riguarda la seconda parte della domanda è ovvio che quando cambi formazione è inevitabile un cambio di direzione non del tutto radicale, ma spesso bello forte! All’inizio della nostra carriera suonavamo un funkrock che col tempo è diventato decisamente rock e basta! Abbiamo dei picchiatori nella nuova line-up, ed era assolutamente quello che volevamo!

Oggi come oggi quanto conta e quanto costa l'essere indipendenti? Vantaggi e svantaggi di lavorare con un'etichetta come Cinico Disincanto?


Enzo – Oggi la discografia non esiste. Le major ti prendono e nella maggior parte dei casi ti fanno ammuffire in deposito, fanno uscire il singolo dopo tre anni e se non va sei marchiato a vita…. non è il massimo, non credi? Le indipendenti peggio che andar di notte! Molte sono li a cercare di venderti il tuo disco, prendono edizioni e royaties (percentuale sulle vendite) e poi ti danno 20 dischi… il resto? Te li compri….si proprio così….il disco che hai creato, prodotto, registrato ti viene rivenduto dalla tua etichetta che è l’unica cosa che fa per te e per il tuo disco e questo è assurdo! Con Cinico abbiamo avuto subito un buon feeling… altrimenti avremmo fatto come in precedenza con tante etichette che ci volevano! Abbiamo carta bianca e l’etichetta è presentissima in tutti i movimenti che facciamo. Uscendo con CinicoDisincanto siamo convinti di aver fatto un buon affare. Speriamo di ripagarli!

Ho letto che in passato avete ricevuto riconoscimenti e apprezzamenti sia da parte della critica che da parte del pubblico. Tutto quello che si muove, immagino che si muova grazie al web, perchè nel nostro paese mi sembra che radio, tv e carta stampata, a parte rarissimi casi, non puntino più di tanto sulle giovani realtà emergenti e sul mercato indipendente. Qual è il vostro parere a riguardo?


Antonio – Beh, come si diceva poc’anzi, Internet è come un dio capriccioso che oggi ti dà tanto e domani te lo toglie senza alcun riguardo. In realtà, la rete si rivolge ad una tale massa di persone, che diluisce il prodotto e distrae il fruitore. Diventi una goccia nel mare, mentre la carta stampata, la tv e gli altri media, sono seguiti in modo più specifico, concentrano il prodotto e lo dirigono verso un pubblico necessariamente più interessato. Secondo noi, bisognerebbe che il pubblico imparasse a selezionare i media capaci di soddisfare il bisogno di novità e crescita (tutto ciò che viene dal mondo indie) e che la TV moltiplicasse i canali dedicati alla musica (chissà magari dopo una legge sulle emittenze…), dando spazio a queste novità!

Oltre all'uscita del disco avete altri progetti a breve o lungo termine?

Enzo - Guarda… ne abbiamo talmente tanti che l’ansia ci sta mangiando… ci vorrebbero altri 2 anni solo per realizzarli tutti… ma stai tranquillo che verrai sempre messo al corrente delle cose che partoriamo…. una di queste, già parzialmente realizzata, è la collaborazione con Annamaria Amura www.myspace.com/amu.ra (pubblicità per niente occulta!) che ha messo in immagini i concetti e la musica del nostro disco, l’abbiamo fortemente voluta con noi e lei ci ha seguito davvero con tanto amore e passione. Siamo contenti! La sua mostra contenuta nel booklet ci seguirà sempre in tour… poi saprai in che modo! Stiamo anche stendendo altri pezzi per il prossimo disco… mica vogliamo fermarci qui!

Grazie mille per il tempo che ci avete dedicato e in bocca al lupo per tutto!

Grazie a te!
 

Intervista

Intervista

Benzina

Benzina
benzina