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Ciao a tutti e bentornati ancora una volta al nostro consueto appuntamento con Anderview. Anche questo mese una nuova interessante intervista, anche questo mese vi presentiamo un gruppo che vale la pena ascoltare e tenere d'occhio. Questo mese facciamo due chiacchere coi Rito Pagano, rock band di Bologna, il cui credo è riassunto sul loro profilo di myspace:

Crediamo che la forza di questo gruppo sia riscontrabile nell'essenza, nella capacità di raggiungere l'anima e il cuore, attraverso musiche e testi che partono proprio da lì, che vibrano di sensazioni e che riflettono uno stato d'animo pieno di emozioni, da esprimere e capire, con le paure e gioie che danno colore alla vita.
I rito pagano sono il giusto equilibrio di diverse energie tradotte in forza musicale; dolci melodie e testi mai banali. Musicisti che sanno mediare tra il sano rock italiano e ballate piene di enfasi.
Il nome “Rito Pagano” nasce dalla nostra voglia di fare musica ed è un compromesso tra la sua musicalità ed il significato che noi gli attribuiamo. Un “rito” che facciamo ogni volta che ci incontriamo per essere uniti nella musica, ascoltandola e facendola nostra, per buttar fuori tutto ciò che abbiamo dentro.
I Rito Pagano, ovvero Massimiliano Scalorbi (chitarra), Simone Marani (batteria), Stefania Rizzello (voce e percussioni) e Roberto Tamburro (basso) nascono alla fine del 1995. Avendo alle spalle background musicali ed esperienze molto diverse, nel corso degli anni questo gruppo di musicisti riesce a trovare quel perfetto equilibrio che caratterizza la loro musica e, contando anche su un'intensa attività live, ad affinare le dinamiche interne alla band e a ottenere un affiatamento sempre maggiore. Il 2010 è l’anno della svolta: i Rito Pagano infatti riescono a distribuire, a livello digitale, il loro ultimo album “Racconti o leggende”, in più di 260 Paesi, grazie alla Pirames International s.r.l.
Ora il nostro obiettivo è la maturazione e lo sviluppo del suddetto progetto, lavorando continuamente a materiale innovativo ed attuale, senza però sacrificare la vena della naturalezza che parte dal cuore di ognuno di noi, sia di chi scrive i testi e le musiche, sia di chi lavora ad ogni piccolo arrangiamento.