andergr@und.it      Home Eric St. Michaels

Intervista ***Versione italiana*** - traduzione: chef Mene

E-mail Stampa PDF

Ciao Eric, eccoci qui con le domande per la nostra intervista:

1991: Tour Live dei China, raccontaci la tua esperienza con il gruppo durante questo avvenimento importante.

A quei tempi non “conoscevo” lo stile del rock Europeo. Ogni cosa era nuova e io mi sentivo un pochino come un tipico turista Americano. Guardando indietro a quei giorni dovrei dire di essere stato un pericolo per tutti quanti. Facendo sempre domande, sentendomi smarrito ogni momento lasciai il gruppo, senza preoccuparmi dei nomi delle persone e delle cose connesse ad esso. Prima di esibirmi con i China il mio agente e produttore era Paul Stanley (Kiss) e successivamente firmai un accordo discografico con l’ex membro dei Doro. Nessuno di questi progetti prese lo slancio e cambiai direzione ero molto affamato di suonare dal vivo così venni in Europa. Questa energia che sentivo non sarebbe esplosa se non avessi incontrato sulla mia strada i China con i quali feci musica per alcuni magnifici concerti. A oggi posso dire di non aver mai suonato con un gruppo così pieno di energia e siamo rimasti buoni amici. Posso anticipare che canterò nel nuovo tour dei China che comincerà in Giugno 2007

I China, nella loro storia, hanno sempre avuto l’abitudine di cambiare spesso il vocalista, come mai quando un vocalista, tu Eric, hai suggerito un cambiamento, ossia provare a suonare negli Stati Uniti, non è stato accettato?

Attualmente abbiamo fatto qualche apparizione negli Stati Uniti e il pubblico ci ha apprezzato. Non fu un problema del gruppo. La questione era che di fatti la compagnia discografica tagliò il supporto economico e noi eravamo tutti indebitati e senza soldi. Io non avevo il visto lavorativo così non potei restare in Svizzera e il gruppo non aveva modo di fare abbastanza soldi negli Stati Uniti per pagare i loro conti in Europa. Fu non più tardi di dieci anni dopo che incisi un CD da solista con la BMG in Svizzera in modo da poter supportarmi da me in Europa.

Quali sono stati i passi decisivi per la tua carriera e quale incontro o esperienza ricordi più volentieri?

Ouch….Hmmm….belli o brutti i passi? Ok, il buon passo numero uno fu venire in Europa a lavorare con i China nel 1989. Il brutto passo numero uno fu spostarsi a Los Angeles nel 1992 e perdere la mia fonte di energia a New York e in Europa. L’esperienza che ricordo più volentieri? Essere stato sul palcoscenico come giovane corista al Club Nirvana di New York durante la Jam Session del 1986 con David Coverdale, Michael Bolton e Joe Lynn Turner. Tutte e tre queste persone stavano emergendo allo stesso tempo per le loro doti vocali. Mi sollieva la mente a pensare oggi a quanto bravi erano quei ragazzi allora.

Tra le tue canzoni, c’è una che per te ha un significato particolare o che preferisci?

Vorrei dire tra le canzoni che ho registrato e scritto “Life Goes On”. Ma c’è anche una canzone che ho scritto con i China che la sento molto speciale si chiama “Take Me” ma fu solamente nei nostri tour dal vivo e non fu mai registrata con cura.

Nella tua carriera c’è stato un incontro particolare, quello con Joe Colombo noto chitarrista Svizzero, come è cominciata la vostra collaborazione musicale?

Joe mi fu presentato dal mio ex manager dei Gotthard “Marco”. Ci incontrammo insieme per scrivere alcune canzoni e diventammo subito buoni amici. Ho cantato 3 canzoni nell’album di Joe “Natural Born Slider”, seguendolo nei tour come ospite. In seguito abbiamo fatto molti duetti unplugged.

In una tua intervista dici che le tue canzoni il più delle volte sono autobiografiche, in un tuo testo del nuovo album scrivi: “I never left bridges behind me, always moving on” (Non ho mai lasciato ponti dietro di me, sono sempre andato avanti), quale sarà il tuo prossimo ponte da passare?

E’ interessante che tu abbia scelto questo testo. I ponti sono buoni per due motivi: Andare avanti o tornare indietro. Con la coscienza di poter tornare indietro un uomo può lavorare duro per un futuro successo. Inconsciamente il ponte che proverò a passare prossimamente è tornare sul palco con i China all’età di 45 anni. E una volta detto sì per qualcosa non sarà mai nella mia mente correre indietro per salvarmi nel altro lato del ponte.

Da band a Solo, quali sono i motivi che ti hanno guidato nella tua scelta attuale?

Io amo suonare e da quando sono giovane ho sempre suonato da solo qua e là per divertimento. Diventai un solista dopo che fui scaricato molte volte dai gruppi che si scioglievano. Ora, se sostengo la possibilità di suonare da solo non sento la pressione da parte del gruppo su di me e complessivamente è più stabile la mia vita musicale.

Dal 1987 a oggi la tua carriera è stata sempre in salita con il massimo del successo negli anni ’90, cosa fai ora per vivere?

Divertente! Ho appena pagato le tasse del 2006 e questo è stato il mio hanno migliore di sempre. Mi viene da sorridere quando parli degli anni ’90 come un successo. Sì, quelli furono gli anni in cui mi esposi ai media ma io ero stanco morto. Si dice “pagarne le conseguenze” Ho fatto in media 80 concerti all’anno per più di dieci anni e 5 anni fa ho cominciato a dare lezioni di musica così come ho diretto e fatto esecuzioni con gruppi di allievi. L’ultimo lavoro che avevo non a che fare con la musica fu come carpentiere/manovale a Los Angeles nel 1993.

Un nostro lettore vorrebbe sapere come si raggiunge la qualità di una canzone, quanto tempo provi un brano e da dove cominci.

Ok, comincia con un’idea (che sia un testo o una melodia) che ti ispiri abbastanza per vederla completata. Poi quando stai lavorando alla canzone chiedi a te stesso queste domande: 1. Ti rende soddisfatto? 2. Dice quello che tu vuoi che dica il più chiaramente possibile senza nessun’altra frase “ulteriore”? 3. Comunica direttamente con le persone che tuoi cerchi di attirare? 4. Se tu ci lavorassi poco più duramente sarebbe meglio? La pratica è relativa alle abilità della persona stessa. Questo mi ricorda una barzelletta: Un ragazzo chiede a una persona per strada a New York: “Mi scusi, come posso arrivare alla Carnegie Hall?” (un famoso conservatorio). La persona risponde: “Yeah, con la pratica!”

Della vita di un artista si ricordano solo i momenti di gloria, hai mai avuto delle difficoltà? Come incoraggeresti i giovani musicisti?

Penso che non ci sia differenza tra una persona normale e un artista a tal proposito. Noi tutti guardiamo indietro ai nostri bei tempi o momenti di gloria con un po’ di malinconia e penso che questo sia normale. Avendo avuto molti ostacoli che hanno reso sofferente la vita guardare all’indietro è spudorato non possiamo pensare più alle scelte cattive che abbiamo fatto prima. Una volta in un Biscotto della Fortuna Cinese in un ristorante ho trovato una frase che diceva: “Molti uomini perdono tempo nella loro prima metà di vita rendendo la seconda metà miserabile”. Ho pensato molto riguardo questo e poi chiesi a me stesso cosa odierei di più da vecchio. La risposta fu: abbandonare o smettere di suonare. Così non mi guardo indietro. Per quanto riguarda ispirare o incoraggiare altri musicisti devo dire questo: Non pensate mai di rendere la musica un modo per arricchirvi. Pensate invece di arricchirvi sapendo che la vostra musica rende la gente felice e tutto ciò che vi circonda!

Intervista in inglese

 

Eric St. Michaels

Eric St. Michaels
Lions Pride Music