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Wholebrain

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Nome: Carmelo Alessandro
Cognome: Spadaro
In Arte: Wholebrain (cervello integrale)
Età: 30 anni
Provenienza: Siciliano, ma dopo aver viandato un pò negli ultimi 10 anni, adesso vivo da quasi 3 anni ad Alessandria, e suono principalmente su Alessandria e Torino
Genere: Acoustic Rock, Folk Rock, Grunge, Alt Rock
Precedenti: 2009: registrazione e autoproduzione demo CD dal titolo “On my way”, da cui ha avuto seguito la “carriera” da solista
Segni Particolari: caldo, che evoca colori caldi, genuino, sincero, energico, delicato, intenso


Ciao, prima di tutto grazie per la disponibilità e per il tempo che ci stai dedicando.

Grazie a voi! =)

Cominciamo parlando di te. Quando la musica è entrata nella tua vita e in che modo? Raccontaci come è nata e come si è evoluta questa tua passione.

Sin da piccolo ho sempre avuto una forte passione per la musica, mi ricordo che a 4 anni stavo in cima alle scale con un legnetto a mo’ di microfono a cantare. A 6 anni rimanevo per ore imbambolato con le orecchie attaccate a delle casse più alte di me ad ascoltare i vinili della collezione di mio padre, e mi concentravo per sentire anche i suoni più nascosti. Crescendo la musica è sempre stata centrale e all’ordine del giorno nella mia vita, quasi come fosse un alimento necessario per il mio nutrimento. Per il mio 13° compleanno ho ricevuto in regalo dai miei genitori una tastiera e ho imparato da autodidatta a suonarla, apprendendo pian piano le basi della teoria musicale. Ma lo strumento che mi ha da sempre affascinato è la chitarra, e in particolar modo la chitarra acustica. Così per il mio 18° compleanno i miei compagni di liceo mi chiesero cosa avrei desiderato in regalo, e io senza indugi risposi una chitarra acustica, che scelsi personalmente e che mi accompagnò nei miei primi passi nella trasposizione delle mie già acquisite conoscenze musicali dal pianoforte alla chitarra.

E poi quando è arrivata l'esigenza di comunicare qualcosa iniziando a comporre pezzi tuoi? Cosa c'è nelle tue canzoni? Storie personali oppure qualcos'altro?

Nel 2002 ho composto il mio primo vero pezzo, che è venuto fuori praticamente da solo, senza pensarci troppo, senza forzature, e da allora ho sempre lasciato che fosse l’ispirazione di un momento, di uno stato d’animo, a venire fuori e prendere forma in una canzone. Pertanto le mie canzoni raccontano ognuna di un pezzetto di me stesso, di un passaggio della mia vita, segnato dalle sensazioni che hanno accompagnato quel periodo e che sono riuscito a plasmare in una canzone. I pezzi parlano di diverse storie, tutte più o meno autobiografiche, storie d’amore, disillusioni della vita, difficoltà da affrontare e superare, della vita insomma, e della mia visione di essa.

Vuoi farci un breve riassunto delle tappe più importanti del tuo percorso artistico?
Nel 2000 ho suonato per la prima volta dal vivo, chitarra e voce, di fronte a un pubblico, intervenendo in una manifestazione musicale. Proprio in tale serata conobbi Carmine Prestipino, un chitarrista del mio paese di origine, Roccalumera (ME), e, seguendo gli sviluppi del nostro incontro e vista la nostra forte passione per il genere decidemmo di formare un gruppo di forte ispirazione Seattle-iana, iniziando con le cover per poi arrivare a comporre pezzi nostri, che per lo più scrivevamo io e il chitarrista. L’attività live col gruppo continuò sino al 2005, quando purtroppo la vita e le sue scelte ci costrinsero a separarci. Da allora ho sempre continuato a suonare, intervenendo in feste private, manifestazioni, eventi, jam sessions, etc… fino ad arrivare al 2009, quando in pochissimi giorni ho inciso in sala di registrazione alcuni dei miei brani e, visti gli incoraggianti risultati ottenuti, ho finalmente deciso di propormi ai locali per concerti e serate da solista.

Quali sono state le soddisfazioni più grandi che hai avuto nella tua carriera? C'è qualche momento che ricordi con particolare piacere?

Le più grandi soddisfazioni per me vengono dalle piccole cose, che spesso mi capitano quando suono di fronte agli altri. Ad esempio di recente mi è capitato di notare che tutte le persone sedute ai tavoli del locale in cui stavo suonando erano veramente assorte, mi fissavano senza parlare quasi mai tra loro, ascoltando attentamente ogni mia pennata sulla chitarra, ogni nota della linea melodica vocale. E dopo il concerto in molti sono venuti a complimentarsi e a ringraziarmi per aver fatto provare loro delle emozioni. Mi capita spesso ai concerti o quando suono da busker, e devo ammettere che è veramente una grande soddisfazione. Il mese scorso (luglio, NdA) ho suonato per quasi 4 ore di seguito sulla passeggiata di Camogli (GE), la gente passava più volte avanti e indietro, rivolgendomi dei sorrisi, c’era un clima speciale quella sera, e io mi sentivo un catalizzatore di quell’onda di energia positiva, addirittura la gente rimaneva affacciata alle finestre del palazzo di fronte ad ascoltare, e alla fine di ogni pezzo applaudiva, invece di tirare secchiate d’acqua come avrebbero fatto normalmente se qualcuno avesse suonato sotto la loro finestra fino all’una di notte...

Domanda scontata ma inevitabile quando si parla con un musicista: come nasce la tua musica?

Solitamente è un impulso a far scattare la molla, può essere un evento, una persona che mi ha ispirato o ancora più spesso uno stato d’animo e/o delle emozioni. Non è difficile per me, basta far fluire le sensazioni che mi scorrono dentro e lasciare che esse contaminino e modellino le parole e la musica che vengono fuori. I miei pezzi sono la concretizzazione e la rappresentazione del mio modo di sentirmi e di essere osservando e vivendo la realtà che mi circonda.

Punti di riferimento musicali? C'è un artista o un gruppo a cui ti senti di dovere qualcosa?

Eddie Vedder e i Pearl Jam su tutti, che mi hanno virtualmente accompagnato lungo tutto il mio percorso musicale e mi hanno indirettamente e inconsapevolmente insegnato molto, ma anche Neil Young e Bob Dylan sono stati molto importanti e significativi per me e per la crescita della mia musica.

Com'è il tuo rapporto con il mondo della discografia? Hai un contratto, sei in cerca..? Oppure sei un convinto sostenitore dell'autoproduzione, che lascia la più totale libertà d'azione, ma che comporta inevitabilmente anche degli investimenti personali?

Non ho alcun rapporto col mondo della discografia, non perché io sia un convinto sostenitore dell’autoproduzione, ma semplicemente perché non mi è mai capitato di averci a che fare, e d’altra parte non sono mai andato a cercarla come strada. Credo che sia una di quelle cose che devono venire da sole, si deve creare una sorta di alchimia, di magia, nella situazione, come succede per le storie d’amore vere, e non escludo che nel proseguo del mio sentiero potrà anche capitarmi di essere affiancato da una strada di questo genere, ma sarà solo allora che deciderò la direzione in cui andare avanti, se inforcarla e percorrerla o se incrociarla e continuare a viandare per il mio sentiero non ancora tracciato...

Secondo te, le etichette credono e investono come si dovrebbe nei giovani? Esiste ancora il lavoro di scouting come si faceva una volta o si è ormai abbandonato a favore di una strada più semplice, ovvero attingere a piene mani da quella grande fonte che sono i talent, che sfornano personaggi con una visibilità già acquisita. Andare a pescare gli artisti in giro per i locali o nei vari contest musicali non è più un buon investimento?

Credo che la figura del talent scout sia molto importante per rivitalizzare e arricchire il tessuto musico-culturale italiano, e sarebbe importante riabilitarla e darle un valore concreto, cosa che al momento purtroppo non accade a mio parere. In Italia ci sono moltissimi giovani talentuosi, che non aspettano altro che un’opportunità, una porta che si apra, per poter rivelare le loro potenzialità e condividere le loro doti e la propria arte, invece di rimanere confinati in piccoli circuiti, in spazi angusti e ristretti, che non permettono loro di fiorire in tutto il loro splendore, per come in effetti sono geneticamente dotati. Io credo che investire nel talento dei giovani sia cosa buona e giusta, ed è soprattutto doveroso sfruttare delle risorse che possono portare ad una evoluzione del contesto socio-musicale.

In molti sostengono che la discografia come l'abbiamo intesa fino ad oggi, specialmente per quanto riguarda gli artisti emergenti, sia destinata a scomparire a breve. Che il futuro siano le licenze Creative Commons, cioè mettere a disposizione degli utenti gratuitamente le proprie opere autoprodotte, crearsi grazie a questo sistema un ampio bacino di pubblico, e poi cercare di rientrare dei costi attraverso i live e cercandosi degli sponsor. Tu come lo vedresti un panorama del genere?

Questo scenario non evoca secondo me un ipotetico futuro, anzi direi che mi è familiare, nel senso che è molto simile a quello in cui mi muovo attualmente, e devo dire che non è una vita semplice, richiede molti sacrifici e non sempre si ottiene una contropartita. Se l’artista deve spendere la maggior parte delle proprie energie e risorse per pubblicizzarsi, creare e mantenere un network di contatto col pubblico e coi gestori dei locali, fare i salti mortali e sottostare a condizioni sempre più spesso poco vantaggiose per procurarsi dei nuovi ingaggi, arrivare a suonare gratis o dover elemosinare vitto e alloggio per potersi far conoscere, investire le proprie risorse economiche, mantenersi con un lavoro “convenzionale”, è chiaro che tale dispendio di energie può infine andare a condizionare l’esito del proprio lavoro e della propria arte. È fuor di dubbio che mettere un artista nelle condizioni di poter esprimere se stesso al massimo è un sogno che non dispiacerebbe a molti...

Ma alla fine di tutto, penso si possa essere appagati anche semplicemente continuando a suonare la propria musica in giro per le piazze e per i locali. Mantenere un basso profilo può avere anche dei vantaggi: meno stress, un rapporto più diretto e sincero con il proprio pubblico... Concordi?

Si, pienamente d’accordo per la genuinità dell’arte e dell’artista. Un pò meno per la fatica e per le opportunità.

A proposito di questo. Tocchiamo un altro tasto importantissimo: i live. Il momento dell'esibizione dal vivo penso che per un musicista sia qualcosa di fondamentale, un irrinunciabile momento di crescita e di confronto. Ultimamente si dice che a discapito della crisi del mercato, la musica dal vivo stia vivendo un periodo piuttosto positivo. Questo vale solo per i grandi nomi o riguarda tutti i musicisti in generale? Ci sono gli spazi adeguati e sufficienti per proporre la propria musica dal vivo? Com'è la situazione in Italia basandoti sulla tua esperienza personale?

Suonare dal vivo è per me il momento topico, in cui io metto a nudo me stesso davanti agli altri, mi lascio andare completamente e vengo trasportato e trascinato dalle mie emozioni, e il pubblico più attento, e forse anche quello meno attento, se ne rende conto e apprezza molto. Per quanto riguarda gli spazi, si è vero, ci sono, ma spesso il vero problema è riuscire a trovare un accordo economico con i gestori dei locali, che ultimamente si lamentano della crisi e sempre più spesso dicono di no alla musica dal vivo di qualità, optando per gruppi con ingaggi più bassi, che pur sempre portano clienti. Insomma, direi che al momento la situazione non è proprio delle più rosee, almeno per quanto riguarda la mia esperienza.

In Italia non penso sia facilissimo fare il cantautore oggigiorno. So che durante i live tu suoni sia cover che pezzi tuoi. E' facile riuscire a inserire nei tuoi set anche materiale tuo? Il pubblico, che generalmente ama tanto le cover, come reagisce? Apprezza o ogni tanto pensi che preferisca sentir suonare solo cose che magari già conosce a menadito?

Si, per me è abbastanza facile, anzi, essendo il mio repertorio di cover un po’ alternativo, ai miei primi concerti mi capitavano spessissimo dialoghi del tipo “di chi è questo pezzo?”, “il mio”, “ah, ecco... bello, complimenti!”... e così ho preso l’abitudine di annunciare sempre i miei pezzi prima dell’esecuzione, per farlo sapere anche a chi non avrebbe il coraggio o la possibilità di chiederlo, e devo dire che risultano parecchio apprezzati, avendomi fatto vendere anche parecchi CD durante le serate dal vivo. Mi dispiace per il pubblico che preferisce setlist più commerciali, ma io suono la musica che sento veramente mia, anche quando si tratta di cover, e preferisco non scendere a compromessi in questo senso, perché i pezzi che eseguo mi permettono di esprimere tutta la mia energia artistica e mi ispirano fortemente, è come se sentissi vibrare qualcosa dentro, e quel qualcosa riesco a tirarlo fuori reinterpretandolo a modo mio.

Ho letto sulla tua biografia che hai suonato parecchio anche in Irlanda. Ho parlato con altri musicisti in passato che mi hanno raccontato come da quelle parti il rapporto con la musica dal vivo sia vissuto in maniera piuttosto diversa rispetto a come lo viviamo qui in Italia. C'è più partecipazione, c'è più confronto, ci sono più occasioni. Tu hai notato qualche differenza?

In realtà non credo che ci siano delle grandi differenze di fondo, se non fosse che Dublino, città in cui ho vissuto per un anno, ha una multiculturalità accentuata che permette forse un contesto sociale più aperto al dialogo e al confronto, ma ritengo che la sensibilità delle persone nei confronti della musica e degli artisti sia mediamente simile a quella che vedo qui in Italia. La maggiore differenza che ho notato sta invece nella serietà e nel rispetto degli artisti che hanno i manager della programmazione musicale dei locali, che qui in Italia invece spesso manca, e ciò non dà grandi stimoli agli artisti, anzi...

Visto che ti abbiamo conosciuto proprio tramite myspace, a te non possiamo non chiedere come giudichi il rapporto tra musica e internet. Grande risorsa o problema con cui fare i conti? Sicuramente per un giovane artista il web, e in particolare i social network, sono una grandissima opportunità. Cosa ne pensi della questione?

Il web è una grande risorsa per la libera espressione a livello globale. È la sintesi immediata e concreta della relazione e della comunicazione sociale. Inoltre è una vetrina di notevole capacità interattiva, che per uno come me, ai primi passi nel mondo della creazione artistica, può essere di grande aiuto e dare anche un forte stimolo. D’altro canto è sicuramente anche un problema. Siamo tanti e paradossalmente si rischia di essere oscurati dalla “troppità”. Direi che in fin dei conti è proprio una bella sfida.

L'anno scorso hai pubblicato un album, "On my way". Ce ne vuoi parlare? Cosa troviamo nel disco?

Si tratta di un demo album, interamente autoprodotto, che ho registrato nel giro di pochissimi giorni, un pò per gioco e un pò per sfida con me stesso, durante le mie vacanze del 2009. Il titolo dell’album è dovuto all’omonima canzone, da me composta proprio nel 2009, che racconta di un momento particolare della mia vita, in cui ho sentito di essere sulla mia strada, né giusta né sbagliata, la mia, quella che ho scelto di tracciare per me stesso, e di voler continuare a percorrere a modo mio.
La tracklist è la seguente:

1 The shades
2 Indeed
3 On my way
4 Say goodbye
5 Borderline
6 On my own
7 Draguth Rais
8 Lullaby (the Cure)
9 Footsteps (Pearl Jam)
10 Why not smile? (R.E.M.)

I primi 7 sono pezzi inediti, interamente scritti e interpretati da me, di cui i primi 6 sono in inglese, lingua che uso abitualmente per la mia musica, mentre Draguth Rais è una ballata in italiano scritta appositamente per uno spettacolo teatrale realizzato nella città di Vieste, a cui ho partecipato nel 2009 nella doppia veste di attore e musico per conto della compagnia teatrale COCHLEA di Chieri. Ho inserito anche 3 cover perché l’album è stato inizialmente concepito come una demo.
È possibile trovare i testi e le traduzioni delle mie canzoni sul myspace (www.myspace.com/vvholebrain).

Qual è l’immagine futura che vedi da qui a 10 anni della tua carriera da musicista?

Preferisco non proiettarmi nel futuro, tutto può succedere, ma anche no. E io vivo il qui e ora serenamente, senza troppi pensieri né aspettative.

Progetti più a breve termine?

Dal 31 luglio al 29 agosto sarò impegnato in quello che ho battezzato come il mio “Buskering Summer Tour”, che mi porterà in giro per l’Italia e la Spagna a suonare dal vivo in strade e piazze, e anche in qualche evento importante, quale è ad esempio il Ferrara Busker Festival o il Forundio Festival.
Le località in Italia sono: Bologna, Firenze, Pisa, Siena, Roma, Taormina (ME), Roccalumera (ME), Ferrara, Neirone (GE), mentre in Spagna: Barcelona, La Rioja, San Sebastian, Pamplona, Bilbao e Laredo.
Per maggiori dettagli e per gli aggiornamenti in tempo reale consiglio di tenere d’occhio la pagina “Wholebrain” su FaceBook (http://www.facebook.com/pages/Wholebrain/46019264706).
Spero inoltre di avere presto la possibilità di rientrare in studio per una nuova sessione di registrazioni.

Grazie di tutto e un grosso in bocca al lupo per la tua carriera.

Grazie mille e in bocca al lupo anche a voi! =)

Per info: www.myspace.com/vvholebrain

 

 

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