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Tequila's Mind

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Nome Gruppo: Tequila's Mind
Nato a: Siena
Nel: 2003
Genere: Rock Cantautoriale

Componenti :
Luca Cilibrasi (Voce)
Ruggero Fondi (Chitarre)
Francesco Trallalla Frati (Chitarre)
Francesco Poncho Donzellini (Basso)
Enrico Snoopy Magliozzi (Batterie)

Età Media Componenti: 22 anni

Precedenti:
Due demo, un album ( Le Luci del Porto) uscito nel dicembre 2009. Abbiamo suonato con Mauro Pagani nel 2006 vincendo la “Città aromatica Contest”. Una nostra canzone (Premesse Teoriche) è stata scelta come pezzo di chiusura di “Quaranta per cento”, film indipendente in uscita ad autunno 2010 a cui parteciperà Luciana Littizzetto. Abbiamo aperto il concerto per i Matrioska e per alcuni ragazzi di “Amici”.

Segni Particolari: Abbiamo creato un metodo di distribuzione alternativa molto interessante che può essere applicato a scala locale e globale e potrebbe risolvere la crisi del mercato musicale.


Innanzitutto ciao e grazie per aver accettato il nostro invito. Per cominciare vi chiediamo di parlarci un po' di voi. Raccontateci come è nato il gruppo. Come e dove vi siete incontrati, quando avete deciso di suonare insieme, se avevate alle spalle altre esperienze musicali …

Ciao e grazie a voi. Siamo nati nel 2003 come cover band. Con l'arrivo di Luca, il cantante, abbiamo iniziato a scrivere pezzi nostri senza però avere un'idea precisa di suono o di genere.

Volete farci un breve riassunto delle tappe fondamentali del vostro percorso musicale fino ad oggi?

Nel 2006 registriamo la prima demo “Per la buona musica”, suoniamo con Mauro Pagani alla Città Aromatica 2006, nel 2007 registriamo la seconda demo “Tequila's Mind II”, e iniziamo una serie di contest a livello nazionale e locale, in cui arriviamo sempre in buone posizioni e a volte vinciamo, ma che non ci portano mai risultati concreti. Nel 2009 cambiamo batterista, e con Enrico riusciamo a registrare il nostro primo album composto da 11 pezzi inediti.

C'è un momento in particolare della vostra carriera che è stato importante per voi o un ricordo a cui siete particolarmente legati?

Suonare con Mauro Pagani è stata un'esperienza incredibile, ma purtroppo non avevamo ancora raggiunto un livello di maturità tale da poter sfruttare pienamente quell'occasione. Ultimamente la registrazione dell'album e il confronto col nostro produttore Marco Gammarota, il batterista dei Marla Singer, ci ha fatti crescere molto artisticamente e personalmente.

Ci sono dei gruppi che sono stati importanti per la vostra crescita musicale e ai quali vi sentite più vicini come modo di suonare? Avete più o meno gli stessi punti di riferimento oppure avete influenze diverse? E nel caso, come si conciliano?

Veniamo tutti da esperienze musicali diverse, ma ormai abbiamo trovato una dimensione che fonde un suono rock inglese più moderno (Muse, Coldplay, Radiohead), uno più tradizionale (David Bowie, U2, Pink Floyd), e il nostro cantautorato italiano nei testi (De Andre', Guccini, De Gregori, Battisti, Finardi e Battiato nelle sonorità). Nelle nostre canzoni i testi sono fondamentali: a differenza di molti gruppi che mettono il testo per arricchire la musica, noi suoniamo per arricchire il testo.

Come lavorate sui vostri pezzi? Come nasce un'idea e come la sviluppate? Come vi dividete il lavoro? E' sempre facile suonare in una band? Immagino che non sarete sempre d'accordo su tutto...

In casa Tequila's mind finora compongono 3 persone, Luca, Poncho e Ruggero. Generalmente ognuno scrive il suo pezzo, testo e accordi, poi lo “sottopone” agli altri che lo criticano, lo demoliscono, lo offendono, e dopo discussioni varie iniziamo ad arrangiare.

Com'è il vostro rapporto con il mondo della discografia? Avete un contratto, siete in cerca..? Oppure siete convinti sostenitori dell'autoproduzione, che lascia la più totale libertà d'azione, ma che comporta inevitabilmente anche degli investimenti personali? In molti sostengono che la discografia come l'abbiamo intesa fino ad oggi, specialmente per quanto riguarda gli artisti emergenti, sia destinata a scomparire a breve. Che il futuro siano le licenze Creative Commons, cioè mettere a disposizione degli utenti gratuitamente le proprie opere autoprodotte, crearsi grazie a questo sistema un ampio bacino di pubblico, e poi cercare di rientrare dei costi attraverso i live, il merchandising oppure cercandosi degli sponsor. Voi come lo vedreste un panorama del genere?

Sicuramente la musica sta cambiando e non sappiamo bene cosa succederà al mercato discografico; se prima produrre un gruppo era un investimento, adesso non lo è più. Ci sono rischi enormi e perdite sicure. Nessuno compra più dischi, iTunes è usato pochissimo, e per questo noi abbiamo ideato il sistema di sponsorizzazione che andremo a spiegare nella prossima domanda.

Mi ha incuriosito una cosa guardando il vostro myspace. Il fatto che alcuni esercizi commerciali regalino il vostro cd. Com'è nata l'idea? A cosa puntate? Chi finanzia l'operazione?

Dunque: date le premesse, la scelta era l'autoproduzione o qualcosa di diverso, di nuovo. Dopo esserci spremuti le meningi abbiamo deciso di diventare associazione, e girare tra le aziende senesi chiedendo soldi in cambio di pubblicità e di un tot di dischi a seconda dell'importo che ci davano (se sei associazione emetti una ricevuta che permette all'azienda di detrarre circa il 30% delle spese pubblicitarie dalle tasse). Non è la classica sponsorizzazione da squadra di calcio, con il logo sull'album e lo striscione dietro ai concerti, perché il nostro disco non viene venduto a Siena, si trova solo in omaggio dai nostri sponsor. Chi vuole il nostro album, deve andare da uno di questi sponsor (un parrucchiere, una fumetteria, un'osteria, un negozio di alimenti per animali e un pub), effettuare un acquisto di almeno 10 euro, e riceverà in omaggio il disco. Questa idea ha funzionato molto bene per noi, che abbiamo distribuito sui 350-400 dischi nella nostra città, ma anche per i nostri sponsor che hanno avuto un'affluenza molto buona dai nostri sostenitori.
Se ci pensate, una distribuzione del genere funziona a livello locale con una band che ha fan nella propria città, ma potrebbe funzionare anche a livello globale e risolvere l'annoso problema della vendita dei dischi. Immaginate ad esempio, che il cd dei muse si possa trovare solamente in omaggio da Carrefour. Le aziende si contenderebbero gli artisti come pubblicità, e se da un lato questo può sembrare molto commerciale, dall'altro basta pensare che le case discografiche fanno la stessa cosa, investono sui gruppi per fare soldi.

Tocchiamo un altro tasto importantissimo: i live. Il momento dell'esibizione dal vivo penso che per un musicista sia qualcosa di fondamentale, un irrinunciabile momento di crescita e di confronto. Ultimamente si dice che a discapito della crisi del mercato, la musica dal vivo stia vivendo un periodo piuttosto positivo. Questo vale solo per i grandi nomi o riguarda tutti i musicisti in generale? Ci sono gli spazi adeguati e sufficienti per proporre la propria musica dal vivo? Com'è la situazione in Italia basandoti sulla vostra esperienza personale?

Secondo noi la musica dal vivo è in crisi quasi come la vendita dei dischi. Per i grandi nomi no, anzi è la loro principale forma di guadagno, ma per una band emergente è l'unico modo per avere introiti, e se non sei una cover band è molto difficile trovare date retribuite decentemente. Noi almeno abbiamo sempre una difficoltà enorme a suonare fuori dalla nostra città.

Visto che vi abbiamo conosciuto proprio tramite myspace, non possiamo non chiedervi come giudicate il rapporto tra musica e internet. Grande risorsa o problema con cui fare i conti? Sicuramente per una giovane band il web, e in particolare i social network o le web radio, sono una grandissima opportunità per crearsi visibilità. Cosa ne pensate della questione?

Certamente, secondo noi internet è il futuro di tutto, anche della musica. Purtroppo però siamo talmente tante band che è difficile ritagliarsi uno spazio considerevole.

Internet in un certo senso forse oggi sopperisce in parte anche quello che in teoria dovrebbe essere il ruolo di televisione, radio e carta stampata, che devono parlare sì dei grandi artisti affermati, sarebbe un utopia immaginare la situazione diversamente, però forse potrebbero cercare ogni tanto di far conoscere e lanciare anche qualche realtà un po' diversa. Cosa ne pensate dei media tradizionali? Qual è il vostro rapporto con loro?

Siamo in rotazione in qualche Web Radio (salutiamo Radio Emotions di Milano) e in due radio locali, raramente appariamo sulla tv locale.

In ogni caso fare musica di un certo tipo al giorno d'oggi magari può essere difficile ma non impossibile se c'è la passione e la voglia di fare. E soprattutto a dispetto di un sistema che molto spesso non aiuta e non valorizza la creatività e la bravura, devo dire che al momento abbiamo una scena underground in gran fermento: si stanno affacciando alla ribalta tantissimi gruppi con un gran potenziale. Questo è un segnale positivo. Vuol dire che i musicisti comunque non si lasciano scoraggiare da questa situazione. Vuol dire che c'è tanta gente che fa musica esclusivamente per il piacere di fare musica, di comunicare qualcosa agli altri. E queste secondo me è una grandissima cosa. No?

Certamente, ci sarà sempre musica, fa parte dell'uomo. Per questo qualcosa dovrà cambiare, si può fare grande musica solo per passione ma tutti i più grandi musicisti della storia riuscivano a vivere della loro musica e per questo avevano tempo per maturare, comporre ecc ecc...

Molti gruppi snobbano l'italiano perchè lo ritengono una lingua che poco si adatta al genere rock. Voi invece a quanto pare vi trovate parecchio a vostro agio col nostro caro vecchio idioma. Anzi, date parecchia importanza ai testi, che sono molto belli. Quindi non è impossibile, magari è solo un po' più difficile e rischioso scrivere in italiano?

Ah ah, come diceva Pelù in un'intervista, secondo noi usare l'inglese è solo una scusa per nascondere discorsi da poco. Una band che canta in inglese in Italia e che vuole dire qualcosa con le parole, comunica meno della metà del suo messaggio. E poi vogliamo mettere? Una lingua così bella come la nostra va sfruttata, basta paragonare un testo medio in inglese con un testo medio italiano, anche di artisti poco apprezzabili, e l'inglese non reggerà il confronto. Fare rock in italiano si può, anzi si deve.

Voi suonate insieme già da un po', avete partecipato a un sacco di concorsi, avete fatto un sacco di serate. E' importante per ogni artista crescere e maturare. Come vi trovate cambiati nel corso del tempo?

Moltissimo, come già detto l'incontro con il nostro produttore, la registrazione dell'album e i molti live ci hanno arricchiti e continueremo, speriamo, a migliorare.

Progetti più a breve termine?

Data la difficoltà a trovare date nei locali, faremo ad agosto un bel tour delle spiagge on-the-road, nel senso che suoneremo per strada, unplugged.

Grazie di tutto e un grosso in bocca al lupo per la vostra carriera.

Grazie a voi ragazzi, apprezziamo molto lo sforzo che fate e l'impegno che mettete nel vostro progetto. Buona fortuna!

Per info: www.myspace.com/tequilasmind

www.tequilasmind.com

 

 

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