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Never Wake Up

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Nome Gruppo: Never Wake Up
Nato a: Roma
Nel: 2008
Genere: Alternative Rock

Componenti:
Fabrizio Babalini (Voce e Chitarra Ritmica)
Alessio Paolone (Chitarra Solista)
Matteo Cipriani (Batteria)
Valerio Cusinato (Basso e Cori)

Età Media Componenti: 22/23 Anni

Precedenti: @Home (Demo), In Few Seconds e No One Cares (Singoli), Anime di Carta in Vibr-Azioni Sonore 2009 ed Emergenza Festival 2009/10 (Concorsi)

Segni Particolari: meltin pot di influenze rock, punk e metal, testi che affrontano tematiche diverse (autobiografici, di protesta, introspettivi), coesistenza di sonorità dolci, sognanti, e ruvide, adrenaliniche.

Innanzitutto ciao e grazie per aver accettato il nostro invito. Per cominciare vi chiediamo di parlarci un po' di voi. Raccontateci come è nato il gruppo. Come e dove vi siete incontrati, quando avete deciso di suonare insieme, se avevate alle spalle altre esperienze musicali ...

Intanto grazie a voi per l’opportunità che ci date. Il gruppo nasce nell'estate del 2008, dalle ceneri del primo progetto condiviso da me (Alessio) e Fabrizio. Nel modo più banale possibile, ovvero tramite annunci disseminati in rete, si uniscono a noi Alessandro, al basso, e Matteo, alla batteria, completando così la lineup che avevamo in mente. Dopo qualche mese, composti i primi pezzi, cominciamo a suonare in alcuni locali di Roma. Al termine del concorso organizzato da Anime di Carta al jailbreak, nel Novembre 2009, per divergenze sia artistiche che interpersonali, Alessandro esce dal gruppo. Dopo essere ‘’sopravvissuti’’ ad alcune serate senza bassista, si unisce a noi, pochi giorni prima di esibirci al Traffic, Valerio, che all’epoca suonava con Matteo in un gruppo di cover Heavy Metal. Ed ora… eccoci qui!

Volete farci un breve riassunto delle tappe fondamentali del vostro percorso musicale fino ad oggi?

Ci sono stati molti momenti che hanno segnato la vita e la crescita del gruppo; quando abbiamo iniziato a comporre i primi pezzi assieme, ad esempio, o la prima serata in un locale (il Pride Pub), o il primo palco importante (Jailbreak). Anche la registrazione del nostro primo demo, "@Home", o il cambio al basso, sono stati passaggi importanti.

C'è un momento in particolare della vostra carriera che è stato importante per voi o un ricordo a cui siete particolarmente legati?
C'è un ricordo in particolare a cui siamo affezionati, ovvero quando passavamo intere serate a girare per i locali di mezza Roma, distribuendo il demo appena registrato ai gestori. Ad inizio serata era più facile, poi via via il tasso alcolico tendeva a salire. È una cosa che ricordiamo sempre con piacere e che ci ha consentito di iniziare a suonare in giro. In un certo senso è anche la rappresentazione del nostro modo di affrontare la realtà della musica: umiltà e impegno, ma soprattutto divertimento.

Ci sono dei gruppi che sono stati importanti per la vostra crescita musicale e ai quali vi sentite più vicini come modo di suonare? Avete più o meno gli stessi punti di riferimento oppure avete influenze diverse? E nel caso, come si conciliano?
Ognuno di noi ha dei propri artisti di riferimento a cui s’ispira, e ha subito influenze diverse, partendo da quelle prettamente Punk Rock di Fabrizio per finire con quelle Heavy Metal di Valerio. Questa grande differenza di gusti personali è forse il vero ‘’motore’’ che ha portato alla crescita musicale del gruppo. Per quanto queste influenze possano sembrare inconciliabili, la capacità di venirsi incontro (oltre ovviamente alla passione che riponiamo nel gruppo) fa sì che ognuno possa mettere del suo in ogni brano, rendendolo così molto caratteristico. Alla base di tutto resta comunque l'idea di fare rock, cosa che effettivamente aiuta a conciliare le varie influenze.

Come lavorate sui vostri pezzi? Come nasce un'idea e come la sviluppate? Come vi dividete il lavoro? E' sempre facile suonare in una band? Immagino che non sarete sempre d'accordo su tutto...
Il modo in cui nasce un nostro pezzo è abbastanza semplice: se un componente del gruppo ha un'idea (un riff, un arpeggio ecc..) lo propone agli altri e, se l’idea piace, iniziamo a lavorarci. Generalmente il grosso della creazione avviene in saletta; la ‘’piega’’ che prende il pezzo può essere anche totalmente differente da come l’aveva immaginata chi aveva proposto la prima idea, proprio per il discorso delle influenze. Nelle prove successive il pezzo viene ulteriormente raffinato, definendo meglio la struttura in base al testo che Fabrizio sceglie di usare per quel pezzo (cercando la giusta linea melodica e la metrica adatta), oltre a subire un'ulteriore personalizzazione delle singole tracce strumentali. La composizione di un singolo brano, in questo modo, può richiedere da pochi giorni a mesi, a seconda delle idee dei singoli componenti, ma è un sistema che ci consente di poter dire che ogni pezzo appartenga al gruppo intero, e non al singolo musicista. Per quanto riguarda invece se sia sempre facile suonare in una band no, non lo è. Come ogni cosa che richieda interazione fra individui con idee, esperienze e gusti differenti inevitabilmente si vengono a creare momenti d'attrito, ma qui entrano in gioco le capacità di conciliazione e di relazionarsi con gli altri. Le divergenze sono normali, basta evitare che diventino la prassi, altrimenti il gruppo avrebbe vita breve. Nel nostro caso sono spesso un importante spunto di crescita personale, sia a livello musicale che sociale, e rafforzano i rapporti fra i vari componenti.

Com'è il vostro rapporto con il mondo della discografia? Avete un contratto, siete in cerca..? Oppure siete convinti sostenitori dell'autoproduzione, che lascia la più totale libertà d'azione, ma che comporta inevitabilmente anche degli investimenti personali?
Beh, come è possibile estrapolare dai testi di alcuni nostri brani il rapporto che abbiamo con il mondo della discografia non è molto buono. Giudichiamo la tendenza delle etichette discografiche (in particolar modo delle Major) a promuovere più l'immagine che l'effettiva bravura dell'artista come l'ennesima espressione di una società malata, in cui lo show ha soppiantato l'arte. Certo, ovviamente siamo in cerca di un contratto, tuttavia se il prezzo è il dover sottostare ad una lunga serie di imposizioni dettate dalla volontà di fare soldi preferiamo di gran lunga proseguire lungo la via dell'autoproduzione. Avremo minore distribuzione, minore visibilità, ci richiederà un discreto impegno finanziario, ma almeno rimarremo fedeli alle nostre idee. L'ideale sarebbe essere promossi da una di queste etichette emergenti che tendono ancora a valorizzare l'artista, ma forse è chiedere troppo. Noi ci speriamo, nel frattempo continueremo come abbiamo sempre fatto: internet e masterizzatori.

In molti sostengono che la discografia come l'abbiamo intesa fino ad oggi, specialmente per quanto riguarda gli artisti emergenti, sia destinata a scomparire a breve. Che il futuro siano le licenze Creative Commons, cioè mettere a disposizione degli utenti gratuitamente le proprie opere autoprodotte, crearsi grazie a questo sistema un ampio bacino di pubblico, e poi cercare di rientrare dei costi attraverso i live, il merchandising oppure cercandosi degli sponsor. Voi come lo vedreste un panorama del genere?
Ci auguriamo caldamente che accada a breve, almeno la musica tornerebbe a contare qualcosa.

Tocchiamo un altro tasto importantissimo: i live. Il momento dell'esibizione dal vivo penso che per un musicista sia qualcosa di fondamentale, un irrinunciabile momento di crescita e di confronto. Ultimamente si dice che a discapito della crisi del mercato, la musica dal vivo stia vivendo un periodo piuttosto positivo. Questo vale solo per i grandi nomi o riguarda tutti i musicisti in generale? Ci sono gli spazi adeguati e sufficienti per proporre la propria musica dal vivo? Com'è la situazione in Italia basandoti sulla vostra esperienza personale?
La nostra esperienza da questo punto di vista non è molto incoraggiante; Roma disporrebbe anche degli spazi adeguati, ma non vengono promosse abbastanza iniziative volte a promuovere la musica emergente. L'underground romano è pieno di gruppi di qualità, ma a causa dell'aspetto quasi settario assunto dalle gestioni dei locali romani molti non riescono ad emergere come meriterebbero. Questo discorso si applica anche alla scena italiana in generale: se non fai un certo tipo di musica non vieni considerato. Moltissimi gruppi italiani godono di notevole fama all'estero, in Francia, in Polonia, ma qui in Italia non sono nè considerati nè, tantomeno, conosciuti. Gli spazi per fare musica, ed il rock in particolare, non sono abbastanza, e non vengono promosse iniziative adeguate. In altri paesi fior fior di musicisti si esibiscono con piacere nelle metropolitane, con spazi appositamente dedicati… riuscite ad immaginare la stessa cosa a Roma? Oppure l'organizzazione di palchi in alcune delle innumerevoli e meravigliose piazze del centro? Purtroppo restiamo arretrati anche in questo aspetto.

Visto che vi abbiamo conosciuto proprio tramite myspace, non possiamo non chiedervi come giudicate il rapporto tra musica e internet. Grande risorsa o problema con cui fare i conti? Sicuramente per una giovane band il web, e in particolare i social network o le web radio, sono una grandissima opportunità per crearsi visibilità. Cosa ne pensate della questione?
Considerando il grande utilizzo che facciamo di internet direi che non possiamo non considerarlo un importante canale di diffusione. Nel mondo globalizzato dell'era delle telecomunicazioni, internet ci consente di avere, potenzialmente, visibilità globale, e di distribuire il nostro materiale in ogni angolo del mondo. Certo, ovviamente è una visione ottimistica, abbiamo appena iniziato, ma la possibilità c'è, ed internet ce la fornisce.

Internet in un certo senso forse oggi sopperisce in parte anche quello che in teoria dovrebbe essere il ruolo di televisione, radio e carta stampata, che devono parlare sì dei grandi artisti affermati, sarebbe un utopia immaginare la situazione diversamente, però forse potrebbero cercare ogni tanto di far conoscere e lanciare anche qualche realtà un po' diversa. Cosa ne pensate dei media tradizionali? Qual è il vostro rapporto con loro?
Praticamente lo stesso che abbiamo con l'ambiente della discografia: non buono. Potrebbero impegnarsi di più a promuovere qualcosa di veramente diverso, e non sempre le solite vecchie cariatidi o la classica esibizione di seni. Le poche proposte musicali che arrivano dalla tv sono poi sempre subordinate all’immagine più che alla qualità artistica. E’ il solito discorso; chi è davvero interessato al lato musicale di un artista, è automatico che non consideri la TV, ma guardi ad altre fonti.

In ogni caso fare musica di un certo tipo al giorno d'oggi magari può essere difficile ma non impossibile se c'è la passione e la voglia di fare. E soprattutto a dispetto di un sistema che molto spesso non aiuta e non valorizza la creatività e la bravura, devo dire che al momento abbiamo una scena underground in gran fermento: si stanno affacciando alla ribalta tantissimi gruppi con un gran potenziale. Questo è un segnale positivo. Vuol dire che i musicisti comunque non si lasciano scoraggiare da questa situazione. Vuol dire che c'è tanta gente che fa musica esclusivamente per il piacere di fare musica, di comunicare qualcosa agli altri. E queste secondo me è una grandissima cosa. No?
Sicuramente, anzi, passione e voglia di comunicare sono probabilmente le cose più importanti per un musicista, indipendentemente dall'abilità individuale.

Leggendo la vostra presentazione sulla pagina di myspace ho notato che, nonostante il gruppo sia abbastanza giovane, nel corso degli anni avete sperimentato tantissimo ed esplorato diversi tipi di sonorità. E' importante per ogni artista crescere e maturare. Come vi trovate cambiati nel corso del tempo?
Parecchio. Le prime composizioni avevano una forte impronta Punk Rock, mentre quelle più recenti hanno assunto sonorità più spostate verso il metal, o comunque meno immediate melodicamente parlando. Questo, come detto prima, è dovuto in buona parte all'influenza che i vari componenti hanno nella composizione dei brani, oltre che ad un processo di maturazione del sound cui, inevitabilmente, il gruppo è andato incontro.

E in questo momento quale direzione sta prendendo il vostro percorso musicale?
Come sopra, ci stiamo allontanando dal Punk Rock per raggiungere sonorità più mature.

Socialmente, il rock è ancora considerabile come "musica di protesta"? Per cosa vale la pena di battersi oggi?
Col tempo il rock è andato perdendo parte della carica rivoluzionaria che ne caratterizzò gli esordi, tuttavia è sicuramente il genere (insieme ai suoi derivati) più adatto per promuovere testi di protesta. In fondo è nato con questi intenti, si snaturerebbe troppo se prendesse strade diverse. Per quanto riguarda per cosa valga la pena battersi rischieremmo di dare una risposta banale, di cose ce ne sono troppe, molte sono le stesse per cui si è combattuto per secoli: giustizia, libertà, uguaglianza, sono concetti troppo elevati. Crediamo che la riposta migliore sia che, dove ci sia qualcosa di sbagliato, valga la pena battersi perchè quel qualcosa cambi.

Progetti a breve e lungo termine?
Innanzi tutto abbiamo in programma di completare le registrazioni di "Between the Lines", il nostro primo EP che conterrà nuovi pezzi oltre a quelli presenti in ‘’@Home’’, e la sua distribuzione gratuita sia per via telematica che fisica; poi stiamo lavorando per allargare il cerchio del nostro pubblico, quindi stiamo cercando di farci conoscere meglio. A lungo termine... beh, il suonare il più a lungo ed il più in giro possibile, divertendosi e divertendo il nostro pubblico.

Grazie di tutto e un grosso in bocca al lupo per la vostra carriera.
Crepi il lupo e di nuovo grazie a voi, un saluto ai lettori di Andergraund!

Per info: www.myspace.com/neverwakeuprock

 

 

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