andergr@und.it      Home Dramalove

Intervista ai Dramalove a cura di Bugs!

E-mail Stampa PDF
Allora, volete raccontarci come è nato il progetto Dramalove? Come e dove vi siete incontrati, quand'è maturata la decisione di suonare insieme...

Più che un progetto, Dramalove è uno stile di vita. E' il bisogno che abbiamo da quando abbiamo 16 anni di esternare le nostre emozioni, la reazione di difesa che adoperiamo nei confronti delle prove che la vita ci costringe ad affrontare... Ci evolviamo giorno per giorno: abbiamo iniziato io e mio fratello gemello (anche se non ci somigliamo) Ricky ai tempi delle scuole superiori così, per divertirci, fino a poi maturare un'idea sempre più concreta di band con l'arrivo di Francesco alla batteria (2005), ricevendo consensi sempre maggiori che ci hanno portato a credere sempre di più in quello che stavamo facendo e quindi inevitabilmente a prenderla sempre più seriamente, cercando di trasformare questa nostra passione in un mestiere, divertendoci un bel po’.

So che forse è un po' banale chiedere ad un gruppo l'origine del nome, ma come mai Dramalove? Visone negativa dell'amore? O pensate che in amore si debba essere anche buoni attori?


Il tuo riferimento agli attori non è del tutto fuori luogo: sappiamo che 'drama' in inglese ha a che vedere con l'opera teatrale, quindi si potrebbe pensare ai Dramalove come a degli interpreti sul palcoscenico dell'Amore, inteso non solo come una relazione tra due persone ma come energia che sta alla base di ogni cosa, senza la quale non esisterebbe il movimento di nessuna particella di questo Universo. Ci sono stati casi di neonati ai quali non è stato donato amore e sono cresciuti con diverse disfunzioni. Quindi, oltre al suono della parola in sè, che ci piace, troviamo che Dramalove rispecchi bene il ruolo fondamentale che l’Amore ha nella nostra vita, e lo squilibrio che dalla nostra incapacità di viverlo ne deriva. Questo mondo va avanti così, a collisioni, e lo stesso fa la nostra mente con il cuore. Di questo parlano i Dramalove, con le note, con i testi, con un fraseggio di basso o batteria.

Tra pochissimo parleremo del vostro primo album che è appena uscito. Prima di raggiungere questo traguardo però ne avete macinati di chilometri, per andare in giro a suonare nei locali, ai festival e sui palchi di varie competition. Raccontateci un po' di questo periodo.


Bhe sì non nascondiamo mai un pò di nostalgia per il periodo di quelle esperienze che, come i gradini di una scala della quale per fortuna non si vede la fine, ci hanno portato fino a dove siamo in questo momento. I traguardi si spostano continuamente, come una strada che diventa visibile solo mano a mano che la percorri, ma lo spirito è sempre quello, cerchiamo di non avere fretta in quello che facciamo.
Tra le esperienze maggiori finora ricordiamo la finale di pagella rock, svoltasi al palasport; i concerti sul palco di un Hiroshima pienissimo x diverse manifestazioni, o il viaggio verso Italia wave love festival a Firenze, dove abbiamo conosciuto band internazionali... o ancora Red Ronnie e il suo Roxy Bar... poi naturalmente tutta la fase che ci ha visti impegnati con la registrazione del nostro primo demo grazie al quale siamo stati poi notati dalla nostra attuale casa discografica, la BlissCorporation... il concerto al Teatro Colosseo... Ma ce ne sarebbero un'infinità, nella valigia portiamo dentro davvero di tutto, dalle ore in sala prove ai primi fans che ci votano per una classifica, ripensandoci sembra ieri, ed è fantastico.

Quindi voi i vostri anni di cosiddetta "gavetta" ve li siete fatti. La famosa gavetta di cui si è molto parlato negli ultimi tempi che, grazie specialmente ai vari talent, molti nuovi artisti saltano del tutto. Si sono accesi infuocati dibattiti su questo. Voi che ne pensate? Quanto è importante farsi le ossa prima di arrivare al top? Piu che altro quanto lo è stato per voi?

Non si può restare indifferenti di fronte ad un periodo di cambiamenti come quello che stiamo vivendo oggi, dove quella che era nata come mezzo x diffondere e comunicare, ossia la tivù, è diventata protagonista e usa la musica come mezzo x alimentare lo share: si sono invertiti i ruoli. Crediamo che comunque il vero talento, se è vero, alla fine venga sempre premiato… l’importante è essere sinceri in quello che si fa, altrimenti la gente lo sente. Quindi se sei un interprete uscito vincitore da un talent show (non li seguo molto ma mi sembra d’aver capito che sono scuole x interpreti di canzoni altrui) non puoi pretendere di avere la stessa credibilità che ha un cantautore, allo stesso modo chi sceglie una gavetta dura e tortuosa non può aspirare al successo immediato. Bisogna, come credo sia nel nostro caso, saper scommettere anche sulla lunga distanza, il che è molto più coraggioso perché implica l’approfondire, la tenacia, l’onestà. E in un mondo così veloce, dove con un click sei dall’altra parte del mondo, sono valori questi sempre più a rischio, si va sempre più verso il rapido consumo.

Poi ad un certo punto, dopo aver pubblicato anche un demo, NOGRAVITY, arriva l'incontro con la BlissCo. Come si sono incrociate le vostre strade?


E’ successo tutto molto improvvisamente, ci ha contattato un noto addetto ai lavori di Torino, Alex Conte, dopo aver assistito ad un nostro concerto da Giancarlo ha voluto ascoltare il nostro demo, ed è rimasto colpito x qualità e originalità. Era in missione per conto dell’etichetta BlissCo alla ricerca di gruppi da inserire in una nuova sezione, chiamata Fondazione Sonora, così ha pensato a noi e nel giro di pochi mesi, tempo di valutare la situazione e capire quale fra le varie proposte pervenute in quel periodo fosse la migliore, ci siamo ritrovati ad incidere la nostra musica negli studi appunto della BlissCorporation.

E qualche mese fa siete entrati in studio per registrare il vostro primo album, "Condannati a sognare”, uscito qualche giorno fa. Cosa ci potete dire su questo vostro primo lavoro ufficiale?

Registrare un disco è un vero e proprio viaggio, e se lavori con le persone giuste, ti arricchisce sia dal punto di vista artistico che quello umano. Ci siamo trovati di fronte a diverse scelte, abbiamo lavorato a volte anche giorno e notte, e quando d’estate c’erano 40 gradi il condizionatore è diventato il nostro migliore amico. Non ci siamo posti limiti ma abbiamo anche cercato di seguire una direzione omogenea, perchè essendo ogni pezzo differente l’uno dall’altro si rischia di ‘spaesare’ troppo l’ascoltatore; l’intenzione è rievocare un sound poco conosciuto qui in Italia, la New Wave di Joy Division e primi U2, che ritornano oggi negli esempi più noti fra Editors e White Lies, il tutto in collisione con l’energia di un power trio quale siamo, quindi con riferimenti inevitabili a Muse, Placebo, Nirvana. Trovo che la scelta della lingua italiana renda ancora più particolare l’esperimento, anche se diventa facile scivolare in paragoni un po’ distanti da noi ma più che rispettabili come quelli con Negramaro, Vibrazioni, Verdena.

Perchè siamo condannati a sognare? E' un titolo forte. Pensate che al giorno d'oggi ci sia un'intera generazione condannata a non poter veder realizzati i propri sogni? Meglio smettere di sognare del tutto allora? O cosa?

No assolutamente, anzi, il titolo è provocatorio ed è una sollecitazione a portare avanti e inseguire i propri sogni, altrimenti non avrebbe più senso vivere. Il branochiave è 1000Mila Domande. Proprio visti i tempi che corrono, tra crisi economiche dove fare progetti di vita diventa sempre più coraggioso, è necessario rendersi conto che avere obiettivi, avere una meta da raggiungere è una costante dell’animo umano e prima s’impara a farsene una ragione, meglio è. Il segreto starebbe nel gioire di ciò che si ha, ma i mass media e la quotidianità ci bombardano con standard di successo, ideali materialistici a discapito dei veri valori come la famiglia, la salute, l’amore… così col tempo si finisce a rinnegare i propri sogni, per non sentirsi perdente. Ci stiamo evolvendo continuando ad ingannarci, poniamo la nostra felicità nelle mani di un astuto ingannatore, l’ego, l’idea che si ha di sé. Me ne auto-dichiaro vittima, quando in giro leggi che mi firmo D-ego, ‘fatto di ego’, come drogato di un’idea che ho del mio sé… pochi di noi si conoscono realmente, per essere felici bisogna decidersi a decidere di conoscersi.

Rispetto a NOGRAVITY, il vostro primo demo, quali sono le novità e quali i punti di contatto? Come si è evoluto il vostro sound nel corso degli anni?


Come ti dicevo prima, abbiamo sentito la necessità di riportare quel tipo di sound anni ’80 mischiandolo con la nostra naturale indole di stare sempre al passo coi tempi, d’altronde se ci pensi bene il ‘nuovo’ non è altro che qualcosa di ‘vecchio’ solo rivisitato in una chiave mai precedentemente approfondita. Nel demo NoGravity invece non avevamo ancora le idee così chiare, lì potevi sentire i nostri primi ‘tentativi’, chiamiamoli così, che in alcuni casi abbiamo rafforzato e delineato, come Km. Di Favole o Salvami: il risultato è stato talmente soddisfacente da farcele includere anche nel disco.

Quando si arriva a lavorare al primo disco, specialmente per un gruppo come voi che suona insieme già da molti anni, di solito c'è già un sacco di materiale pronto per l'uso. E' stato così? Quanta roba è rimasta nel cassetto? Ed eventualmente raccontateci con quale criterio avete scelto le canzoni da inserire nel disco e se avete qualche idea di che fine farà questo materiale inutilizzato.


Sì, abbiamo valutato insieme al nostro team di lavoro le potenzialità di ogni singolo pezzo che avevamo in cantiere, anche se tante idee sono poi arrivate durante la registrazione degli altri brani più ‘sicuri’. All’inizio avevamo qualcosa come 20 canzoni, alcune tracce sono rimaste nel cassetto ma se continueranno a dirci qualcosa, a trasmettere, le riprenderemo in considerazione... Intanto adesso stiamo già pensando ai brani per il prossimo album.

Come nasce la vostra musica? Come prende forma un'idea e come la sviluppate? C'è una sorta di divisione del lavoro, qualcuno scrive i testi, altri la musica o c'è uno di voi in particolare che si dedica alla composizione dei pezzi?


Principalmente mi presento in sala prove o in studio con un’idea di base, armonia e testo, che viene poi sviluppata insieme a Ricky e Fra e, in una fase successiva, se necessario, colorata e arricchita insieme ai produttori artistici, a volte anche solo con un suggerimento, altre volte con un arrangiamento che mai avrei considerato e che invece può stravolgere e migliorare alla grande l’opera. Diciamo che non c’è una formula precisa, ogni volta è un salto nel vuoto diverso ed è questo a rendere tanto intrigante quanto difficile questo mestiere… metto in un cassetto tutte le esperienze, e quando è il momento, la musica arriva, bussa alla porta. Bisogna farsi trovare pronti ad ascoltare, lasciarsi attraversare: l’ispirazione non va a gettoni.

Quali gruppi sono stati importanti per la vostra crescita musicale o a quali vi sentite più vicini come modo di suonare? Avete più o meno gli stessi punti di riferimento oppure avete influenze diverse? E nel caso, come riescono a conciliarsi?


Abbiamo tutti e tre influenze musicali differenti tra loro, mio fratello Ricky ascolta musica anni ’80 tipo Aerosmith, Guns’n’roses, Madonna, Michael Jackson; Francesco invece ascolta di tutto ma con particolare riferimento all’elettronica ad esempio Prodigy, Daft Punk, Justice, anche se sullo strumento ricorda molto Deftones, 30Seconds To Mars, roba aggressiva; io nel mio bagaglio porto poco cantautorato, nella mia adolescenza ho apprezzato i Verdena e la poesia di Smashing Pumpkins e Nirvana, la novità e la malinconia di Muse e Placebo, poi con l’aiuto della casa discografica ho ampliato il mio range culturale e approfondito la new wave di joy Division, David Bowie e U2…Puoi trovarmi un giorno ad ascoltare musica classica come il giorno dopo i Killers, i Keane, gli Editors, i Coldplay o i Radiohead. Tutte queste differenze di base, unite all’orecchio sempre attento alla modernità, danno vita al sound dei Dramalove, ciascuno dà il meglio di sé non tanto chiudendosi in parti tecniche sul proprio strumento quanto nel nome di seguire il flusso che la canzone sta prendendo, come una scultura, o una pianta che cresce.

Immagino che adesso sarete presissimi con la promozione del disco. Dopo di che? Ci sono progetti a breve e lungo termine?

Sì per adesso ci concentriamo sulla promozione di questo lungo lavoro che finalmente vede la luce, quindi concerti, interviste, apparizioni… dopodiché torneremo in studio a registrare nuovo materiale, che a dir la verità sto già scrivendo.

Grazie mille di tutto e un grandissimo in bocca al lupo per l'album!
 

Intervista

Intervista

Dramalove

dramalove
dramalove